Infinita Tatiana Guderzo: dopo Verona 2004 e Mendrisio 2009, a Innsbruck torna sul podio mondiale
Aggiornato 29/09/2018 alle 17:34 GMT+2
A 34 anni la vicentina di Marostica chiude un cerchio stupendo: il primo podio mondiale fu nel 2004 a Verona, a 20 anni. 14 anni e un oro dopo (Mendrisio 2009), Tatiana è di bronzo a Innsbruck.
L'Italia festeggia la sua quarta medaglia iridata di questa edizione mondiale di Innsbruck grazie alla 34enne Tatiana Guderzo, bronzo alle spalle di Anna van der Breggen e Amanda Spratt. Forse la meno attesa delle azzurre, che puntavano molto su Longo Borghini e Cecchini, sicuramente la meno pronosticabile: fatto sta che una immensa Tatiana Guderzo sale sul terzo gradino del podio di Innsbruck, completando la tripla corona delle medaglie mondiali. Fu argento a Verona 2004, oro a Mendrisio 2009 e ora bronzo a InnsbruckTirol 2018. Senza dimenticare il bronzo olimpico a Pechino 2008, l'argento a crono junior a Zolder 2002 e il bronzo su pista nel quartetto ai Mondiali di Apeldoorn di quest'anno.
Al vento da quando mancavano 60 km al traguardo, è stata tatticamente magistrale sull'ultimo passaggio sulla salita di Igls: a 15 km dal traguardo stacca in salita la svedese Fahlin, la polacca Jasinska e la canadese Canuel e si invola da sola verso una brillantissima medaglia di bronzo. Arriva a 5'26" dalla imprendibile van der Breggen, ma per lei e per l'Italia è storia.
All'Italia elite femminile una medaglia mancava dal 2013, quando Rossella Ratto fu di bronzo a Firenze. L'anno prima ELisa Longo Borghini fu sempre di bronzo a Valkenburg. Dopo cinque anni di vuoto, al femminile e al maschile, l'Italia ritrova una medaglia tra i professionisti. Ed è la chiusura, forse inimmaginabile, di un cerchio per Tatiana Guderzo. Dopo Camilla Alessio, Andrea Piccolo e Alessandro Fancellu, è Tatiana Guderzo a regalare un'altra gioia ai colori azzurri, tagliando il traguardo in lacrime e sopraffatta dalla inevitabile emozione.
Sono partita convita delle mie compagne, volevo lavorare per loro per raggiungere il podio. Poi la gara è stata molto dura ed è andata bene a me. Non era una medaglia attesa però mi hanno sempre insegnato che il ciclismo è sognare e provarci fino alla fine. Quando stamattina ho indossato per la 16esima volta in un Mondiale la maglia azzurra sono partita con tanta speranza e ho realizzato un sogno
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