Mathieu va der Poel, Matteo Trentin - 2019 Road World Championship Harrogate - Getty Images
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1) L'Italia non ha rimpianti, si è mossa perfettamente durante la corsa
Nessun rimpianto, nessun rimorso. Ritornello di una canzone degli 883, che probabilmente Davide Cassani avrà intonato nelle ultime ore. Matteo Trentin ha conquistato 'solo' la medaglia d'argento al Mondiale dello Yorkshire, ma l'Italia è stata praticamente perfetta dal km 0 fino ai 200 metri dall'arrivo. Vien da dire, che beffa per come si era messa la corsa, tra la superiorità numerica con Moscon e Trentin in testa e le defezioni di tutti gli altri big. Ma il freddo patito da Trentin, e una cambiata sbagliata, hanno lasciato campo libero alla clamorosa vittoria di Pedersen. Gli azzurri avevano giocato di squadra: sempre un uomo vicino a Trentin, da Colbrelli a Cimolai, da Bettiol a Ulissi. Puccio e Visconti a fare l'andatura in gruppo, Moscon a far partire l'azione decisiva ai -45 km, lanciando difatti l'attacco di Trentin, e dietro Colbrelli e Bettiol a fungere da stopper per evitare la rimonta del gruppo. Sembrava tutto apparecchiato per la vittoria di Trentin, ma è arrivato un argento. Ci si può consolare con una strategia perfetta? Non era assolutamente una cosa scontata, considerando che negli ultimi anni non era sempre andata così. L'Italia comunque è tornata a medaglia: era da 11 anni che non si prendeva medaglia nella prova élite (oro a Ballan e argento a Cunego a Varese 2008) e da 4 anni che non si prendeva medaglia nella prova a crono (argento a Malori a Richmond 2015).
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2) Battistella, Tiberi, Martinelli e non solo: è un'Italia che guarda già al futuro
Tutto sommato, quella italiana è stata una spedizione positiva agli ultimi Mondiali. Il ritorno delle medaglie nelle prove élite, ma anche e soprattutto tutto il buono visto nelle categorie giovanili. Dallo splendido oro di Antonio Tiberi nella cronometro junior, conquistato con calma olimpica dopo la rottura del pedale dopo qualche metro, all'oro di Samuele Battistella nella categoria Under 23. Il corridore della Dimension Data ha sfruttato la squalifica comminata a Nils Eekhoff, ma ha avuto una splendida condotta di gara, andando a conquistare un oro che mancava all'Italia dal 2002 con Francesco Chicchi a Zolder.
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Nel mezzo l'argento di Martinelli nella prova in linea junior, oltre alle presenze certe di Garofali e Piccolo. Non è più tra i 'giovani' ma che dire di Ganna, appunto, con il bronzo nella crono dei grandi. Insomma, il futuro sorride all'Italia. Peccato per le donne senza medaglia, nonostante abbiano sfiorato il bronzo nella cronosquadre mista e il bronzo con Camilla Alessio nella crono junior.
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3) Belgio, troppi galli nel pollaio. Che disfatta nonostante una super squadra
La delusione di questi Mondiali dello Yorkshire è il Belgio. Certo, Evenepoel ha conquistato un'ottima medaglia a crono, ma che delusione nella prova in linea. Gilbert è caduto all'ingresso del circuito e si è ritirato, così ha fatto Evenepoel che aveva perso ormai troppo terreno per aver aiutato il proprio capitano. L'errore del Belgio, però, è stato quello di non capire chi fosse il vero capitano della squadra, considerando che Gilbert ed Evenepoel si sono praticamente ritirati a causa del ritmo del gruppo, gruppo condotto in quel momento proprio dal Belgio sotto l'input di Van Avermaet. Che il corridore della CCC abbia fatto tirare apposta i suoi  per far fuori il compagno di Nazionale e avere i gradi di capitano tutti per sé?. A volte puoi avere la squadra più forte in senso assoluto, ma finire di non combinare nulla a causa dei mancati incastri. Il dream team belga ha concluso così con 0 ori, piazzandosi con Van Avermaet (totalmente anonima la sua prova) all'8° posto. Che delusione per una squadra che poteva portare tre corridori a podio sia nella prova a cronometro che nella prova in linea. Altre squadre hanno deluso: Francia, Australia, Spagna e Germania su tutte, senza dimenticare Sagan che si è mosso troppo tardi.
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4) van der Poel, ci saranno altre chance. Che questa gli sia da lezione!
L'altro sconfitta di giornata è stato Mathieu van der Poel, uno dei favoriti della vigilia. Dopo aver conquistato l'oro nel Mondiale di ciclocross e l'oro nell'Europeo di Mountain Bike, l'olandese voleva completare il suo 2019 con l'oro ai Mondiali di ciclismo su strada. Il percorso e le condizioni meteo sorridevano alle sue caratteristiche e lui si è mosso seguendo il 'piano partita' alla perfezione. Ha fatto tirare la sua squadra, poi è partito a 33 km dal traguardo, estromettendo dalla vittoria corazzate come Francia, Belgio, Australia e Germania. Era in inferiorità numerica nei confronti di Trentin e Moscon, ma van der Poel faceva comunque paura. Il favorito era ancora una volta lui. Poi, il colpo di scena che non ti aspetti. Passati dalla linea del traguardo per la penultima volta, van der Poel si spegne: una crisi di fame per l'olandese, non abituato a correre su certe lunghezze. Saluta Moscon e Trentin e gli altri di testa, viene superato dal gruppo e arriverà al traguardo al 43° posto a 10'52'' di ritardo. Una mazzata clamorosa. Lui avrà sicuramente altre chance per vincere un Mondiale, ha solo 24 anni, ma che questo gli sia da lezione per il futuro. Lui non è di certo abituato a questo chilometraggio, anche perché corre - andando a vedere - poche volte in stagione dividendosi in altre discipline. Gli servirà un cambio di casacca? Alla Corendon-Circus ha 0 possibilità di fare i Grandi Giri.
5) Quanto ci è mancata la cronosquadre
Ad aprire i Mondiali di ciclismo c'è una stata una cronometro inedita. La cronosquadre mista: tre corridori uomini e tre corridori donne a darsi una staffetta molto particolare. Il debutto proprio a questo Mondiale, con possibilità che entri nel programma olimpico a partire da Parigi 2024. Niente in contrario a questa prova che regala sicuramente spunti interessanti, ma il problema è che la cronosquadre mista ha sostituito la cronosquadre (quella maschile e quella femminile). Nulla di più sbagliato, considerando che la cronosquadre è uno degli esercizi più impegnativi e spettacolari del ciclismo (quello su pista e quello su strada). Certo, la cronosquadre a club non aveva senso in un Mondiale per Nazionali. Perché a questo punto non fare semplicemente la cronosquadre maschile e quella femminile per Nazionali? Ne guadagnerebbe lo spettacolo e il buon senso.
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6) In Inghilterra piove...
Le verità sono 5, ma questo Mondiale ce ne ha regalato una sesta. In Inghilterra piove e la pioggia può fare danni. Quella nello Yorkshire è stata una settimana pazza, tra cadute ed inconvenienti, anche se in alcuni casi le corse sono state falsate dall'asfalto bagnato. Altro che triathlon, i corridori rischiavano di finire in dei veri e propri laghi, basta chiedere a Price-Pejtersen nella crono Under 23. Non è andata meglio nella prova élite maschile, con i corridori ad attraversare l'acqua alta. Il tutto senza dimenticare la riduzione del percorso da 280 a 261 km, con la rimozione di due delle tre salite previste da Leeds ad Harrogate, annullando tanti possibili spunti per la gara. La scelta di piazzare i Mondiali (a fine settembre) in Gran Bretagna non è stata tanto azzeccata.
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