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Quando Francesco Moser vinse i Mondiali di ciclismo... E divenne un gelato iridato

Fabio Disingrini

Aggiornato 30/09/2019 alle 12:03 GMT+2

Moseriride. Ai Mondiali del 1977, sulle strade andine di San Cristóbal, Francesco Moser vince la maglia iridata ispirando il ghiacciolo verde menta, rosso arancia e giallo limone di casa Sanson, il re dei gelati che amava il ciclismo.

Francesco Moser, campione del mondo nel 1977, in maglia Sanson-Campagnolo

Credit Foto Imago

San Cristóbal, Venezuela, 4 settembre 1977. Dopo il Montjuïc di Felice Gimondi (1973), Francesco Moser è l’ottavo italiano a laurearsi campione del mondo. Furono due straordinarie generazioni a regolarsi sulla carretera transandina: i vecchi Merckx e Gimondi, gli astri nascenti di Hinault e Saronni e tra loro il furente Moser, che un anno prima a Ostuni sfiorò appena la maglia iridata.
Battuto da Maertens in uno degli sprint più lunghi nella storia del ciclismo, stavolta c’è Didi Thurau, pioniere passistone di stirpe germanica, che gli morde i freni in fuga. Moser tira come un matto, ringhia sul manubrio e quando finalmente lo stacca, fora. Successo niente, il nostro cambia ruota, riprende Thurau in uno scatto e l'arrivo è un altro sprint iridato, lungo e poderoso, ma a San Cristóbal è Moser il campione del mondo, terzo il cuore matto di Bitossi. Alla fine di Merckx, il ciclismo sceglie il suo alfiere, anzi nomina un nuovo Sceriffo: si chiama Francesco Moser e vincerà 3 Parigi-Roubaix (consecutive) e un altro Lombardia, la Milano-Sanremo e il Giro d’Italia. In mezzo all’eco assordante di una Fucilata che viene da Goodwood e farà di Saronni il suo nemico most wanted. C’era una volta il west.
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Francesco Moser, campione del mondo a San Cristóbal nel 1977, con la maglia iridata della Sanson-Campagnolo.

Credit Foto Imago

Trento doc, Brut nature, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Lagrein, Teroldego. Oggi la Cantina Moser è una delle aziende vinicole più stimate d’Italia, eppure prima del mosto venne il ghiacciolo. Non sapete quella del ghiacciolo? Nell’anno iridato 1977 Francesco Moser gareggiava per la Sanson, squadra di un’industria che oggi non esiste più, ma ai tempi fatturava 25 miliardi (di lire) all’anno. Pare che il re dei gelati, Teofilo Sanson, amante sfrenato del ciclismo, sia stato il primo scout italiano di Eddy Merckx: di certo Moser, che ha corso per lui dal 1976 al 1980, fu il suo capolavoro e talvolta il patron se lo portava pure in fabbrica. Lui e Nino Benvenuti.
Teofilo Sanson mangiava in mensa coi suoi operai e sentendoli così spesso parlare di calcio, si comprò l'Udinese mettendo il suo nome sui pantaloncini: fu una rivoluzione allora molto proibita e pagò certe multe, eppure diceva il Presidente che “Anche se la regola vieta solo le maglie, non ho mai venduto così tanti gelati come quest’anno”. Corre la stagione 1978/79 quando l’Udinese torna in Serie A dopo 17 anni, ma dicevamo del gelato di Moser:
Si chiamerà Moseriride, sarà un ghiacciolo costerà 100 lire, di quelli con lo stecchino, al gusto di menta, limone e arancia. L’involucro di carta cellofanata avrà l’immagine di Moser Mondiale. (Giuseppe Romanelli, Corriere d’Informazione, 6 settembre 1977)
Quando nel 1984 Francesco Moser corona la sua carriera vincendo il Giro d’Italia, la squadra Sanson non esiste più, ma sull’ultimo traguardo di Verona il vecchio patron è il primo a stringerselo e abbracciarlo. Per ironia della sorte, sulla maglia rosa dello Sceriffo c’è lo sponsor dei Gelati Gis. Ripieni di cuori che batton forte nella vecchia commedia umana del ciclismo.
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