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Cherie Pridham, l'importanza delle donne nel ciclismo maschile: la rivoluzione è iniziata

Giulia Cicchinè

Pubblicato 18/03/2021 alle 15:46 GMT+1

CICLISMO - Ha portato al successo il giovane Mads Wurtz Schimdt nella 6a tappa della Tirreno-Adriatico. Lei è Cherie Pridham, unica donna direttore sportivo nel World Tour maschile. Una pioniera che può segnare l'inizio della rivoluzione, ne abbiamo parlato con Ilenia Lazzaro, ex pro e commentatrice di Eurosport: quant'è importante avere queste donne in un mondo prettamente maschile?

Cherie Pridham, prima DS Donna nel World Tour maschile. Credit photo: Israel StartUp Nation Instagram

Credit Foto Instagram

La Tirreno-Adriatico è alle spalle, cosa ci portiamo a casa dalla ‘Corsa dei due mari’? Analizziamo tappa per tappa, si può notare la supremazia di quei ciclisti ibridi, crossisti, abituati a terreni sconnessi e temperature variabili che rispondono ai nomi di Mathieu Van der Poel (tappa 3 e 5) e Wout van Aert (tappa 1 e 7). Togliendo il campione del mondo Alaphilippe (tappa 2) e il vincitore della generale Pogacar (tappa 4), resta l’unico “umano tra gli alieni”: Mads Wurtz Schimdt.
Senza nulla togliere alla vittoria del 26enne a Lido di Fermo, la 6a tappa è passata alla storia per chi ha guidato al successo il corridore della Israel Startup Nation. Lei, la DS della squadra, ex ciclista professionista Cherie Pridham.
In un mondo a metà tra il "Finalmente una donna nel ciclismo maschile" e il "Cosa ci fa una donna nel ciclismo maschile?" è giusto applaudire ai successi di una persona, uomo o donna che sia, che per la prima volta sale su un’ammiraglia in una corsa World Tour, e porta uno dei suoi alla vittoria. GamePlan rispettato.
Proprio nel giorno della sua presentazione al pubblico come nuovo DS del team Israel Startup Nation, dicembre 2020, aveva detto
Il mio ruolo è Directeur Sportif, non Female Directeur Sportif, e so che ci si aspetta che mi concentri su questo aspetto. Affronterò gli stessi problemi dei miei colleghi: commetterò gli stessi errori e avrò anche gli stessi successi
E perché, nel 2021 è emozionante avere un Direttore Sportivo come lei alla guida di una squadra WT maschile? Immaginate una ragazzina che inizia a pedalare, - in un mondo senza covid - va a vedere gare maschili e femminili, segue i suoi eroi e le sue eroine e un giorno vede scendere dall’ammiraglia Cherie Pridham. Quel giorno quella ragazzina, saprà che nel mondo del ciclismo si possono avere ruoli diversi, non solo essere un corridore, e che non esistono ruoli da maschi e ruoli da femmine. Ma che con la passione, la voglia, e il duro lavoro si può fare tutto.
Chez non è arrivata al WT per caso. È stata una ciclista professionista che non ha mai raggiunto alti livelli. Amen, perché quando ami veramente quello che fai, puoi anche riciclarti. Tant’è che la Pridham ha iniziato in ammiraglia nel 2006 con una squadra Juniores, la Merlin Development Squad in Inghilterra, poi è stata Direttore Sportivo di una squadra maschile Continental, la Vitus Pro cycling Team. Con la Vitus ha partecipato a corse come Le Samyn e Tour of Yorkshire, gare che prevedono la presenza di squadre WT. Quindi se la domanda è: “È capace?” la risposta è nel CV, ed è sì.
Capacità ecco. Una donna può leggere le corse maschili, nella stessa maniera in cui lo fa un uomo, pur non avendo (ovviamente) mai corso negli uomini? Lo abbiamo chiesto a Ilenia Lazzaro, ex ciclista professionista ora commentatrice di Eurosport di gare maschili e femminili.
"Un campione del mondo, può non essere un bravo DS, così come una donna che non ha mai corso con gli uomini, può essere brava a comprendere dinamiche perfette per quelle gare. Se una ha il dono di leggere la corsa, la situazione non cambia. Forse una donna nel mondo degli uomini deve impegnarsi un po’ di più, ma si può fare. Un DS, uomo o donna che sia, comunque non è da solo, è all’interno di un team, e lì si lavora per obiettivi comuni. Quindi non conta il sesso ma la bravura, e dove ci sono lacune ci pensa la squadra a colmarle"
Quant’è difficile per una donna farsi spazio nel mondo dello sport maschile?
"È molto difficile però negli ultimi anni la visione è cambiata parecchio: ho cominciato come ufficio stampa nel 2005 in una squadra professional, la Miche (da lì arriva Przemyslaw Niemiec) ed ero l’unica donna di quel mondo. Quando la squadra ha chiuso, ho iniziato a mandare CV anche anche a team World Tour ma si facevano sempre degli strani discorsi quando si parlava di donne e ciclismo. Oggi si sta muovendo qualcosa, dentro e fuori le squadre. In team stranieri è normale avere donne nell’organico, in Italia si fa un po’ più fatica ma se una è brava e capace, non sarà mai un ‘problema’ "
L’obiettivo dunque è quello di riuscire ad ampliare l’organico, anche inserendo delle donne che possano portare la loro esperienza e un punto di vista diverso anche nelle gare maschili. Perché se ci sono uomini che possono seguire le cicliste, pur non avendo corso con le donne (Lars Boom, ha smesso nel 2019 ed è direttore sportivo della Liv Racing), allora ci sono donne che possono seguire gli uomini.
Come nel femminile si è arrivati ad un 50-50 di presenze tra direttori sportivi uomini e donne, possiamo aspettarci la rivoluzione nel mondo maschile, anche grazie alla pioniera Cherie Pridham. It’s time.
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Cherie Pridham fa la storia, la prima donna ds del World Tour

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