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Olimpiadi 2020 Ciclismo su Strada - Italia spedizione (quasi) da dimenticare; Roglic si rialza sempre: le 5 verità

Luca Stamerra

Aggiornato 28/07/2021 alle 22:23 GMT+2

OLIMPIADI - Con le due cronometro all'interno del circuito di Fuji, si sono esaurite tutte le prove di ciclismo di questa Olimpiade. Parliamo del ciclismo su strada, perché la pista inizierà il 2 agosto. Proviamo a tracciare un bilancio, tra delusi e vincitori di questa spedizione in Giappone. L'Italia torna a casa con una medaglia: il bronzo di Elisa Longo Borghini. È sufficiente?

Primoz Roglic, Filippo Ganna, Richard Carapaz, Tokyo 2020

Credit Foto Getty Images

Dopo i trionfi di Richard Carapaz nella prova in linea maschile, e quello di Anna Kiesenhofer - a sorpresa - nella prova in linea femminile, il ciclismo su strada si è chiuso con le due cronometro. Nelle donne ha vinto la van Vleuten che ha fatto così argento+oro, negli uomini è stata la volta di Primoz Roglic. Niente da fare per il nostro Filippo Ganna che ha chiuso solo al 5° posto, anche se la battaglia per l'argento è stata serratissima con quattro corridori nello spazio di 5''. Si poteva fare di più in questa spedizione per gli azzurri? Una medaglia, comunque, l'abbiamo portata a casa, con Elisa Longo Borghini, e non era una cosa così scontata. Certo, speriamo di raccogliere di più nella pista...
L'Italia torna a casa con una medaglia. Basta così?

Carapaz, a volte, sa beffare tutti

Vi ricordate la tappa di Ceresole Reale al Giro d'Italia 2019? Vinse Zakarin, con Jan Polanc in maglia rosa. Detta così non sembra una tappa memorabile, ma fu la frazione decisiva di quella edizione. Si perché mentre Vincenzo Nibali e Primoz Roglic bisticciavano su chi doveva andare a riprendere Majka, partì come una scheggia Carapaz. L'ecuadoriano era molto dietro rispetto al siciliano e allo sloveno, ma in quella tappa guadagnò 1'19'', con la complicità dei suoi rivali che continuavano a litigare. E guadagnò ancora e ancora. Fino a trionfare in quel Giro d'Italia portando la maglia rosa in Ecuador. E dire che era partito con il ruolo di gregario di Landa. Da allora non si è fermato, facendosi trovare pronto nei grandi eventi: 2° alla Vuelta 2002, 3° al Tour 2021. E all'Olimpiade ha ritrovato quel guizzo, quello di Ceresole Reale. Parte uno, parte l'altro, parte uno, parte l'altro. E van Aert, e Pogacar, e parte anche McNulty, e quando tutti sono stanchi di rispondere ad ogni attacco, ecco che parte Carapaz. Buum, un'altra volta il momento decisivo. L'ecuadoriano prende e se ne va, senza essere più ripreso. Il resto lo sapete, un grande classico di Carapaz.
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IL CAPOLAVORO DI RICHARD CARAPAZ: RIVIVI IL SUO ARRIVO

Italia, spedizione da dimenticare

Sommando prova in linea e prova a cronometro, è una spedizione da dimenticare per gli azzurri. Non fallimentare perché Elisa Longo Borghini ha preso una medaglia, Ganna ha fatto 5° in una crono super competitiva e Bettiol era lì a giocarsi le medaglie (nella prova in linea) fino al crampo maledetto. Restano però tanti punti di domanda sulla strategia mossa dal ct Davide Cassani e dalla sua squadra. Perché Moscon non è sembrato molto integrato? Perché si è fatto un grande lavoro sul Monte Fuji quando si sapeva che il Mikuni Pass sarebbe stato decisivo? Con Bettiol a quel punto a ritrovarsi solo... Ma possiamo citare altri aspetti, come le convocazioni. Senza cadere nel solito dibattito sulle convocazioni (siamo tutti commissari tecnici come nel calcio), senza guardare i nomi, perché non scegliere nessuno del Tour? E ma al Tour c'erano solo 9 corridori, c'era Formolo, Cattaneo, nulla di più. In una stagione come quella che porta alle Olimpiadi si poteva anche spingere un corridore a fare un Grande Giro piuttosto che un altro. E ma ci sono le squadre, gli italiani sono gregari blablabla. Sì vero, ma altre grandi Nazionali, sono riuscite a muovere le pedine in questo senso. Si sapeva che chi puntasse alle medaglia, arrivava dal Tour. Proprio come l'anno scorso ai Mondiali di Imola. Si sapeva, lo sapeva Cassani, lo sapevano i corridori. Ci sono le dichiarazioni che lo testimoniano. E ma Bettiol fino al crampo era lì a giocarsi la medaglia e non ha fatto il Tour. Vero, ma il crampo è arrivato anche per gli sforzi profusi in una gara dove “quelli del Tour” hanno animato la corsa. Da questo punto di vista, l'Italia ha sbagliato tutto. Inutile negarlo.
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CARAPAZ TRIONFA, PODIO VAN AERT/POGACAR, CRAMPI BETTIOL: GLI HIGHLIGHTS

Ganna poteva fare di più? È stata però una grande crono

E dalla prova in linea passiamo alla prova a cronometro. Anche qui non siamo riusciti ad andare a medaglia, con il campione in carica, Filippo Ganna, che non è andato oltre il 5° posto. Un po' poco considerando che il verbanese arrivava dalle due crono vinte al Giro e, in totale, da 10 cronometro vinte sulle 15 disputate dall'inizio del 2020 ad oggi. Poteva fare di più? Certamente ma è bene ricordare la startlist presente. Roglic, uno che vince le crono dei Grandi Giri, Dumoulin, idem, Rohan Dennis, 2 volte campione del mondo a crono, Küng, campione europeo, e ancora van Aert (vincitore dell'ultima crono del Tour), Evenepoel, Uran e Asgreen. Il parterre era stellare. Non manca più nessuno come recita una vecchia canzone. Solo Pogacar, che però era troppo stanco per fare anche la cronometro. Si poteva fare di più, ripetiamo, anche perché il discorso del era una crono mossa, con salite, troppo dura per Ganna, non regge. Perché la crono di Imola era piatta? A discolpa di Ganna c'è proprio il discorso degli avversari, della qualità dei rivali, di un Roglic ritrovato, di un Dumoulin ritrovato. E poi Ganna ha perso di soli 2'' il podio. Piuttosto, resta la maledizione degli italiani nelle prove olimpiche a cronometro. Da quel 4° posto di Fondriest ad Atlanta '96 (per 25'') non ci siamo più ripresi.
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GANNA, NIENTE PODIO PER UN SOFFIO: GLI HIGHLIGHTS DELLA SUA CRONOMETRO

Roglic cade, ma si rialza sempre

Dobbiamo però fare un applauso al vincitore della prova a cronometro. Quel Roglic che, per un motivo o per un altro, viene sempre discusso e criticato. Uno che, comunque, ha vinto due volte la Vuelta, 53 corse in carriera, 13 corse a tappe, 11 tappe nei Grandi Giri (3 al Giro, 3 al Tour, 5 alla Vuelta) oltre ad una Tre Valli Varesine e una Liegi-Bastogne-Liegi. È vero, è un corridore che cade tante volte. Ma non solo nel senso della caduta della bici, nel senso che è un corridore molto umano e che a volte ha dei blackout quasi inspiegabili, ma che ha una grande capacità di rialzarsi e di riscattarsi sempre. Ricordate la crono di La Planche des Belles Filles a conclusione del Tour 2020? Aveva dominato quel Tour, perché si può dominare anche in difesa, e a crono nessuno poteva scalzarlo. Poi arrivò l'exploit di Pogacar e altro che depressione per Roglic... Non andò oltre il 6° posto al Mondiale, nonostante Pogacar si fosse speso per lui, ma dopo riuscì a conquistare una Liegi-Bastogne-Liegi e una Vuelta.
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Primoz Roglic durante la crono olimpica 2020

Credit Foto Getty Images

Quest'anno criticato per l'affaire Mäder, criticato per aver lasciato il Tour per una caduta, criticato anche per una prova anonima a Tokyo nella gara in linea. Poi, però, a volte gli si illuminano gli occhi e sfodera queste prestazioni. Fa una crono stellare e dà più di un minuto di distacco a tutti. Eravamo in un autodromo oggi, bisognava prendere qualcosa a motore per poterlo battere. È uno dei corridori più umani che ci sia: cade tante volte, si rialza tante volte. Menzione speciale anche per Dumoulin che a gennaio si era addirittura ritirato dal ciclismo per il troppo stress, perché non si divertiva più. E poi ha fatto un argento olimpico. Vedete voi.
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Roglic fenomeno: spazza tutti e si prende l'oro, la crono in 220''

Elisa Longo Borghini, pilastro del ciclismo femminile

È stata la nostra gioia e di tutto il movimento italiano. Anche perché è stata l'unica medaglia della spedizione azzurra nel ciclismo su strada. E non era una cosa così scontata, vedendo comunque il parterre della prova femminile. L'Olanda, volendo, poteva riempire il podio solo con le sue cicliste (Vos, van Vleuten, van der Breggen), ma c'erano anche la Brennauer, la Kopecky, la Rivera, la Ludwig, la Garcia. Insomma, ce n'era per tutti i gusti. Ma anche Elisa Longo Borghini c'è sempre quando conta. Una ciclista che ha fatto tre podi agli Europei, due podi ai Mondiali e già un podio alle Olimpiadi prima di venire a Tokyo. Come a Rio si è presa il bronzo, per la seconda edizione consecutiva, una roba non per tutte. Certo, anche nel ciclismo femminile non riusciamo a raccogliere quanto vorremmo, ma dobbiamo fare una statua ad Elisa Longo Borghini che in questi anni è stata l'assoluta trascinatrice del movimento. Grazie.
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ELISA LONGO BORGHINI VINCE IL BRONZO: IL FILM DELLA SUA IMPRESA

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SPORT EXPLAINER: Ciclismo su strada

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