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Le pagelle del Tour (1)

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DaEurosport

Pubblicato 25/07/2005 alle 18:37 GMT+2

Ecco le pagelle del 92° Tour de France: in questa prima parte Lance Armstrong, Ivan Basso, Jan Ullrich e la maglia a pois Michael Rasmussen.

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Credit Foto Eurosport

Armstrong - voto 10
Scontato il massimo dei voti al dominatore della 92esima edizione della Grande Boucle, scontato almeno quanto la sua settima vittoria consecutiva. L'unica tappa vinta, la cronometro di Saint Etienne (ma tra i successi andrebbe aggiunta anche l'immancabile cronosquadre) non aiuta a percepire il reale senso di impotenza che i suoi rivali per l'ennesima volta hanno provato nel tentativo di rubargli la scena. Un dominio mai messo in discussione su nessun terreno, né in montagna, né tanto meno contro il tempo. La crono inaugurale di Noirmoutier gli suggerisce che i tempi sono già maturi per infliggere la prima umiliazione al suo più antico rivale: per chi ancora spera di poterlo vedere sconfitto al Tour almeno una volta in carriera, la disillusione arriva puntuale sulle Alpi. Sui Pirenei, al termine della seconda settimana di corsa, già si lotta per la seconda piazza. L'era Armstrong si chiude dunque come era iniziata nell'ormai lontano '99: un solo padrone, nessun colpo di scena. 22 tappe in tutto, la prima 12 anni fa, l'epoca in cui il texano puntava alle gare da un giorno e non aveva ancora intrapreso il suo impietoso, ma efficacissimo, percorso di formazione. Re Lance chiude imbattuto, senza mai un segno di cedimento, senza mai un'ora di affanno, mai una crisi percepibile dall'occhio umano. Ma di umano, il texano, ha veramente poco.
Basso - voto 9
Quinto Tour, quinto miglioramento consecutivo: nell'edizione 2005, l'ultima fuori dalla portata di un "terrestre", Ivan Basso, dopo un Giro sfortunato in cui ha comunque dato l'impressione di poter trionfare a mani basse, completa il ciclo di apprendimento e chiude al secondo posto. Il bilancio è estremamente positivo: fa registrare un netto progresso a cronometro, da anni tallone d'Achille dei ciclisti di casa nostra nelle grandi corse a tappe, senza perdere brillantezza in montagna. Gli si chiedeva meno timore reverenziale verso il padrone e il varesino risponde attaccando il re ovunque sia possibile: eccetto Armstrong, nessuno dimostra di reggere il suo passo sulle pendenze più ripide. Unico rammarico: la mancanza di una vittoria di tappa, preclusa dalle fughe che hanno caratterizzato le frazioni pirenaiche. Courchevel l'unica nota lievemente stonata.
Ullrich - voto 6.5
E' vero che siamo di fronte a una forza della natura da cui è lecito attendersi sempre il massimo. E' vero che tale "massimo" da ormai 8 anni latita. E' vero che presentarsi al via dell'unico appuntamento stagionale con una condizione ancora lontana dal top, pregiudicando dal primo giorno il proprio risultato finale, è una colpa indicibilmente grave. Tuttavia, un terzo posto al Tour è pur sempre un podio e, ad "era Armstrong" conclusa, occorre rassegnarsi al fatto che il texano sia stato proprio di un'altra categoria. Anche rispetto a Jan Ullrich. Cresce alla distanza il tedesco, è l'unico a rimanere con la coppia italoamericana in montagna, salvo poi staccarsi, stremato, poco prima dei traguardi. A cronometro (ci si riferisce alla sola St.Etienne) si dimostra sugli stessi livelli del marziano e, nell'ultimo giorno "buono", centra il settimo podio della carriera. Ironia della sorte, lo stesso numero del rivale. Diversa, ovviamente, l'entità dei piazzamenti: un primo, risalente all'età giurassica, cinque secondi e un terzo. Attenzione, l'anno scorso fu quarto: che a 33 anni, il Kaiser, stia risalendo la china?
Rasmussen - voto 7.5
Il caso Rasmussen esplode sulle Alpi, quando il danese vince a Mulhouse dopo un'azione solitaria sorprendente, nel giorno in cui Armstrong cede (volontariamente) la maglia gialla al povero Jens Voigt (parlandone da vivo). In classifica generale si porta quindi minacciosamente in seconda posizione a soli 38", tanto che un vagamente preoccupato Lance Armstrong, ignorandone le potenzialità, per un paio di tappe decide di concentrare totalmente sul danese le proprie attenzioni. Alla distanza il "fenomeno Rasmussen" si ridimensiona e sui Pirenei il danese deve cedere a un Basso in crescendo la piazza d'onore. Infine, in occasione dell'ultima crono, da grande rivelazione si trasforma in maschera tragica del Tour: cade due volte, testa tutte le bici di casa Rabobank, perde simultaneamente testa e gambe. L'epilogo è, sportivamente parlando, drammatico: scivola in settima posizione e si deve accontentare della maglia a pois. Protagonista (inatteso) sempre e comunque, dall'inizio alla fine.
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