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51 anni fa il mondo col fiato sospeso: l’uomo conquista la Luna e Merckx vince il 1° Tour de France

Marco Castro

Aggiornato 20/07/2020 alle 17:42 GMT+2

Il 20 luglio del 1969 l’Apollo 11 tocca il suolo lunare, diventando di diritto la più grande conquista nella storia dell’umanità. Lo stesso giorno, parecchi chilometri più sotto, Eddy Merckx viene ribattezzato Cannibale dopo aver dominato il Tour de France, nel primo dei suoi cinque trionfi in giallo.

merckx sbarco sulla luna

Credit Foto Eurosport

Chissà se Eddy Merckx avrà pensato a Neil Armstrong e Buzz Aldrin la sera del 20 luglio 1969, durante i festeggiamenti del suo primo Tour de France. Di certo gli astronauti dell’Apollo 11 avranno tenuto lontano dalle loro menti quel giovane belga, mentre compivano “un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Un'altra cosa è sicura: quel giorno di 51 anni fa, i libri di Storia e di Sport venivano aggiornati di una pagina con pochi eguali nelle loro già memorabili vicende.

Il Tour per diventare il più grande

Il Merckx visto in quell’occasione, dalla Luna sembra provenire: di terrestre ha ben poco. A 24 anni appena compiuti, può già vantare un Giro d’Italia, tre Milano Sanremo, un Giro delle Fiandre, una Parigi-Roubaix, una Liegi-Bastogne-Liegi e il Mondiale di Heerlen 1967. Roba da fenomeni, vero, ma non abbastanza per chi progetta di diventare il più grande di tutti. Per quello serve qualcos’altro, serve il Tour de France. Territorio a lui ignoto, visto che non vi ha ancora partecipato. E a quella Grande Boucle, il grande Eddy ci arriva con una buona dose di motivazione. Un paio di mesi prima, il belga era stato squalificato dal Giro d’Italia mentre comandava la generale perché positivo a un controllo antidoping. Lui aveva lasciato la corsa in lacrime, professando la sua innocenza. Ma un'inchiesta dell'UCI gli dà il via libera e il Tour diventa anche l'occasione per riscattarsi. E al Grand départ di Roubaix, il nativo di Meensel-Kiezegem è una palla di cannone pronta a travolgere ogni cosa.
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Eddy Merckx festeggia durante il Tour de France 1969

Credit Foto Getty Images

Dominio fuori dal mondo

Merckx non vince quel Tour, se lo mangia. Sembra un professionista tra i ragazzini, un maestro tra gli allievi, un re tra i suoi sudditi. Gli altri lo guardano quasi impotenti, allibiti, ammirati. Lui ce l'ha col mondo e quando uno così ha qualcosa da dimostrare si salvi chi può. Eddy vince sei tappe, ma ce n’è una che rimane scolpita nell’immaginario collettivo. È il 15 luglio. Mentre a 7000 km di distanza le più alte autorità americane si trovano al Kennedy Space Center in attesa del lancio dell’Apollo11 dell’indomani, la Grande Boucle propone la Luchon-Mourenx. Tappone pirenaico, da giganti. Il belga rimane tranquillo su Peyresourd e Aspin, ma sul finire del Tourmalet inizia la sua Cavalcata delle Valchirie. Merckx plana in discesa, ridicolizza le salite di Solour e Aubisque e arriva in trionfo dopo 140 km di fuga solitaria. Vantaggio sul secondo: 7 minuti e 56 secondi. Quel giorno il cosiddetto Merckxismo si manifesta in tutta la sua abbagliante brutalità. Spaziale.
20 luglio 1969: l'Uomo conquista la Luna e Merckx vince il Tour
Qui uomini del pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l'umanità.

Da Parigi alla Luna

Gesta fuori dal mondo, come quelle che negli stessi giorni stanno accadendo nello spazio che divide la Terra dalla Luna. Il 20 luglio 1969 è la data che accoglie l’epilogo di due straordinarie avventure. Eddy Merckx sfila a Parigi (vincendo la cronometro, ça va sans dire). È il suo primo successo al Tour de France, tirannizzato con quasi 18 minuti di vantaggio sull'avversario più prossimo, Roger Pingeon. Il belga è un astronauta indomito che estende il suo dominio sul pianeta più luminoso della galassia ciclismo. Vince anche la maglia verde, la maglia a pois del Gran Premio della Montagna, la maglia della Combinata, il trofeo per il più combattivo, la vittoria nella classifica a squadre. Un en plein mai visto, nè prima nè dopo. Una supremazia tale merita un soprannome adeguato. "Non ci lascia neanche le briciole" esclama il francese Christian Raymond. "Allora è proprio un Cannibale" risponde la figlia del corridore della Peugeot-BP. E così per sempre sarà. Qualche ora dopo gli occhi del mondo sono puntati verso l’alto, a 360.000 km di distanza, su quella bandiera americana che Armstrong e Aldrin stanno piantando sul suolo lunare, concretizzando un'impresa unica, sensazionale, inaudita. L'uomo che esplora e supera i confini delle sue possibilità, sulla Terra e al di fuori di essa. What a time to be alive.
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