Tour de France - Pogacar, un'impresa senza misuratore di potenza. Una crono solo col suo istinto
Aggiornato 26/09/2020 alle 11:20 GMT+2
Tour de France - Arriva un importante aneddoto riguardo la fortunata cronometro di La Planche des Belles Filles, che ha incoronato Pogacar come vincitore del Tour de France dopo l'incredibile rimonta su Roglic. Sulla sua Colnago V3RS, il corridore sloveno non aveva montato il computerino per il monitoraggio dei dati. È andato solo con le sue gambe e il suo istinto.
Sono passati 3 giorni dall'impresa di Tadej Pogacar a La Planche des Belles Filles, ma quanto fatto dallo sloveno sarà difficile da dimenticare. Il corridore dell'UAE Emirates aveva da recuperare 57'' in classifica generale a Primoz Roglic, ed era davvero improbabile che potesse ribaltare tutto nella penultima tappa di Tour, soprattutto considerando che Roglic è uno dei migliori cronoman del palcoscenico internazionale.
Invece Pogacar ce l'ha fatta. Non solo ha recuperato i 57'', ma ha dato ben 1'56'' al proprio rivale ed è andato a vincere la stessa cronometro. Un risultato clamoroso se consideriamo, inoltre, che Pogacar ha fatto segnare il record di scalata di La Planche des Belles Filles.
- I migliori tempi a La Planche des Belles Filles (5,9 km di salita all'8,5% di pendenza media)
Corridore | Tempo | Velocità media |
Tadej Pogacar (2020) | 16'10'' | 21,90 km/h |
Fabio Aru (2017) | 16'12'' | 21,85 km/h |
Vincenzo Nibali (2014) | 16'44'' | 21,16 km/h |
Chris Froome (2012) | 16'20'' | 21,67 km/h |
Il vincitore del Tour, infatti, ci ha messo 16 minuti e 10 secondi per percorrere 5,9 km di salita all'8,5% di pendenza media (con picchi all'11%), alla velocità media di 21,9 km/h. Pazzesco! Il record precedente era quello di Fabio Aru che, nel 2017, ci mise 16'12'' alla velocità media di 21,85 km/h. Vien da dire: beh Pogacar non è andato neanche così tanto più forte di Aru, ma la bellezza della prova dello sloveno è che si è dovuto fermare per il cambio di bici e ripartire con la bici da salita anziché quella da cronometro (dopo i primi 30 km pianeggianti). Ed è molto più difficile ritrovare il ritmo e cominciare la salita a tutta. Quello di Pogacar è stato davvero un risultato straordinario.
Niente misuratore di potenza per Pogacar nella crono
Non solo. Stando a quanto riportato da cyclingnews, Pogacar ha fatto la salita finale senza cardiofrequenzimetro e misuratore di potenza, non ricorrendo ai dati del computerino della sua bici. Niente dati in diretta come fanno ormai tutti i corridori: Pogacar voleva sentire solo le sue gambe e la sua testa, senza badare a dove e quando potesse spingere in base ai suoi dati.
La prima parte di cronometro, quella pianeggiante, l'ha corsa con la sua Colnago K-One: non aveva cardiofrequenzimetro, ma era comunque munito del computer Stages Dash che mostrava i numeri del misuratore di potenza. All'inizio della salita, invece, il cambio di bici (durato solo 7'') passando alla Colnago V3RS da salita. Fino a quel momento solo Dumoulin aveva fatto meglio di 1'', mentre Pogacar aveva già recuperato 36'' su Roglic. Da lì in poi il numero con la vittoria della cronometro, della sua terza tappa personale, oltre a maglia a pois e maglia gialla. Ma quella salita l'ha fatta a tutta senza avere nessun dato in tempo reale, perché non era nemmeno montato lo Stages Dash con i numeri del misuratore di potenza.
Perché vengono presi i dati in tempo reale?
Vengono presi per una serie di motivi in base alla differenza dei corridori. Li hanno i velocisti per capire se riusciranno ad arrivare entro il tempo massimo in una tappa di salita, li hanno gli scalatori per capire quando sarà il momento giusto per partire (Froome è uno di questi). Figuriamoci in una cronometro dove il monitoraggio dei numeri di un corridore è eccezionalmente importante per analisi e prove future. Ma stare a seguire i numeri in tempo reale può anche essere controproducente. Ti distogli dal clou della corsa e rischi di limitarti oltre modo per salvare la gamba. Pogacar non doveva salvare niente in quell'occasione. O vinceva il Tour o lo perdeva ed era giusto provare a vincerlo.
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