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Vincenzo Nibali e i ricordi di tutta la redazione di Eurosport - Il mio Vincenzo Nibali

Luca Stamerra

Pubblicato 07/10/2022 alle 20:01 GMT+2

CICLISMO - Il Giro di Lombardia sarà l'ultimo atto di Vincenzo Nibali che, da domenica 9, svestirà i panni di ciclista professionista. La Classica dalle foglie morte sarà l'ultima recita dello Squalo che cercherà un ultimo agguato. Abbiamo perciò raccolto i ricordi della nostra redazione: un modo tutto nostro per dire grazie a un Campione unico che ci ha fatto divertire ed emozionare.

Tutti in estasi per Nibali: l'arrivo a Como per il suo primo Lombardia

Vincenzo Nibali ha detto basta con quel suo discorso di addio dopo la tappa di Messina. Una vita nel ciclismo, una vita fatta di trionfi e spettacolo. Il corridore siciliano è stato uno degli ultimi ad avere fantasia, a provarci sempre, anche quando la vittoria sembrava impossibile. E così, come casa del ciclismo, a Eurosport abbiamo deciso di omaggiare il siciliano con un ricordo, un aneddoto, un pensiero, qualsiasi cosa abbia intaccato la nostra vita collegandola allo Squalo. Qui sotto, ecco cosa è stato Vincenzo Nibali per chi lo ha raccontato per tutti questi anni a Eurosport, in attesa di vederlo insieme a voi nell'ultimo atto della sua carriera al Giro di Lombardia.
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Tutti in estasi per Nibali: l'arrivo a Como per il suo primo Lombardia

(Marco Castro) - "Nella mia esperienza da tifoso di ciclismo, prima che da giornalista, ho avuto una personale Trinità: Marco Pantani, Paolo Bettini e Vincenzo Nibali. Solo del terzo, però, ho potuto seguire le gesta dal principio alla fine con reale cognizione causa. Dello Squalo ho ammirato la crescita graduale e la predisposizione al sacrificio. Gli step che hanno portato un corridore promettente a consacrarsi come ciclista totale, nell'epoca in cui non sembrava essere possibile. Anticipando quanto sta mostrando la generacion dorada del movimento attuale, Vincenzo ha dimostrato che per lui non esisteva un traguardo inafferrabile. A volte ha vinto dominando, ma nel cuore porterò due colpi di teatro: il Nibali "dantesque" sul fango di Arenberg, (anche se non si tratta di un successo) e il traguardo di via Roma nel 2018, con il gruppo che sbuffa impotente pochi metri dietro di lui. Impagabile".
(Giulia Cicchinè) - "Può piacere o non piacere, ma quello che ha fatto Vincenzo Nibali nella sua carriera, è oggettivo. Per questo rappresenta il ciclismo moderno. Ho avuto la fortuna di incontrarlo, parlarci e intervistarlo. Mai una parola fuori posto, mai un momento scortese che poi, anche ci fosse stato, lo avrebbe reso ancora più umano agli occhi di tutti. Quel Tour de France 2014, ero a Livigno e mi sbrigavo la mattina per tornare a casa e vedere l'arrivo della Grande Boucle, perché questo ha fatto Nibali. Ci ha incollato alla tv in un luglio caldissimo e non è da tutti. Quelle pagine gialle dei giornali dimostrano che è stato capace di scrivere la storia. Non voglio ricordare i momenti bui, ma mi piace tornare a qualche anno fa: lui in Trek Segafredo a vedere il basket, io a bordo campo. Ci siamo visti, ci siamo salutati e ci siamo scambiati qualche parola. Non puoi farlo con tutti, ma con lui puoi e credo potrai sempre. Ecco, i Campioni li vedi anche da questo, anche quando scendono dalla sella".
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Nibali d'annata! L'impresa a Risoul per rovesciare il Giro 2016

(Davide Fumagalli) - "Vincenzo Nibali è senza il minimo dubbio il miglior ciclista italiano degli ultimi 15 anni e per il palmarès che vanta entra di diritto fra i più grandi di sempre di questo sport. Eccezionali le sue prove nelle corse a tappe - chissà quando avremo di nuovo un asso del genere per Giro, Tour e Vuelta -, i suoi risultati sono tantissima roba. Quello che però mi ha sempre colpito dello “Squalo” era la sua capacità di improvvisare, di attaccare, l'originalità di alcune sue azioni, soprattutto in discesa faceva la differenza come in pochissimi sono stati in grado di fare. Detto questo, i ricordi di Nibali a cui sono più legato sono quelli nelle tre “Classiche Monumento”, i due Giri di Lombardia 2015 e 2017, facendo il vuoto proprio scendendo dal Civiglio, e la Milano-Sanremo 2018, resistendo sul rettilineo di via Roma al ritorno della truppa di velocisti e passisti da Classiche. Perché Vincenzo era un ciclista completo capace di vincere su ogni terreno".
(Michele Giovagnoli) - "Gli squali, in natura, non smettono di nuotare per tutta la loro vita. Le loro branchie filtrano continuamente l’acqua per respirare. Son sempre svegli, sempre pronti, sempre all’erta”. Mi piace immaginare Vincenzo così: sempre pronto all’attacco, mai domo, mai vinto. Uomo della gente, cresciuto tra la gente, devoto alla gente. Mi hai fatto appassionare al Teatro delle Due Ruote e del Sellino con una non-vittoria. Quel 9 luglio 2014, con Fuglsang a scortarti nell’Inferno di fango di Aremberg e Contador e Froome a inseguire la tua maglia gialla nella poesia del pavé. Hai onorato l’idolo della mia terra, Michele Scarponi, di cui sei stato capitano, alleato e più di tutti amico e fratello. Hai zittito, quando nulla avevi più da dimostrare, in quella Sanremo magica. Hai sofferto, nella maledetta caduta di Rio 2016, nel sogno sfumato di Firenze, nell’assurdità dell’Alpe d’Huez. Hai corso, Vincenzo. Corso senza fermarti mai. Perché gli squali se si fermano smettono di respirare. Perché la tua passione per questo sport non si è mai potuta fermare, nemmeno per un metro. Scusaci ancora, perché solo tra qualche anno capiremo quanto sei stato grande".
(Luca Gregorio) - "Da telecronista ho vissuto la parte finale della carriera di Nibali e come momento scelgo senza dubbio la Milano-Sanremo del 2018, anche perché ha coinciso con la prima vera corsa di peso che ho potuto commentare. È stato un successo che ha completato in modo nobile la carriera di Vincenzo e paradossalmente, nonostante avesse già vinto tutti e tre i Grandi Giri e due Lombardia, lo ha proiettato in una dimensione ancora superiore e oserei dire totale. La vittoria in via Roma ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un percorso pazzesco. Pur non essendo stato magari un corridore super spettacolare e così coinvolgente come personaggio, sui pedali ha dimostrato una classe e una completezza che in pochi hanno saputo palesare nella storia recente del nostro ciclismo. Adesso restiamo orfani di un corridore che sarà difficilissimo rimpiazzare per parecchio tempo".
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Nibali, sei nella leggenda! L'Italia torna a vincere la Milano-Sanremo dopo 12 anni

(Giulio Martina) - "Il mio ciclismo è Vincenzo Nibali. Sono della generazione che non ha potuto vivere il mito di Marco Pantani e anche per questo lo "Squalo" è un idolo senza eguali, sebbene spesso snobbato dai media nazionali. Mi scorrono tanti ricordi nella mente. L’indimenticabile impresa al Tour de France 2014 o l’emozione provata quando lo incontrai dal vivo qualche anno fa. Scelgo però di raccontare un episodio in particolare. Milano-Sanremo 2018. Sto rientrando dallo stadio e seguo in streaming il finale di gara. Vincenzo scatta sul Poggio e scollina con una decina di secondi sul gruppo. L’adrenalina sale, ma ci vuole calma perché è ancora lunga. La qualità dello streaming si abbassa sempre di più e ormai Nibali si vede a quadrati. 2 km alla fine e 7 secondi di margine, ma la diretta si interrompe: non adesso! Urlo a qualcuno di accendere la radio, tempo di trovare la stazione giusta e il cronista comunica la vittoria di Nibali. Gioia allo stato puro, nonostante aver quasi perso il momento. Da quella volta ho deciso di registrare le corse e vederle con calma in differita. Grazie di tutto Vincenzo".
(Fabio Panchetti) - "Due nitidi, antichi, ricordi mi legano a Vincenzo, relativi al 2006, separati da qualche mese. In agosto sono al commento tv (per questa emittente) per l’Eneco Tour, breve corsa a tappe tra Belgio, Olanda e Lussemburgo. E il 20 agosto, vedendo questo giovane siciliano in azione a cronometro, sfiorando la vittoria (gliela soffia per qualche centesimo Hincapie) ho un sussulto. È allungato sulla bici, ha una pedalata lunga e potente, ha mostrato grinta da vendere già nei giorni precedenti. Questo ragazzo mi ricorda proprio Gimondi per come sta in bici e chissà, potrebbe fare una carriera simile. Passano 2 mesi e mentre questa sensazione mi è rimasta in testa, una telefonata inattesa mi vale la chiamata alla cena di fine stagione dei Cannibali, i tifosi di Vincenzo. Scendo in Toscana, a Lamporecchio e passo una serata indimenticabile, con tanto di inno per lo Squalo, cantato a squarciagola da tutti i presenti. Il giovane Vincenzo, che nel mentre ha vinto la prima Classica internazionale (a Plouay) mi ringrazia per le belle parole spese su di lui e mi dice “magari come Gimondi” e ci ride su. “Ci sta, ma deve passarne di tempo” mi sussurra poi chi lo ha visto crescere in Toscana. E mi strizza l’occhio, il compianto Stefano Benvenuti. Il tempo mi, gli, ci ha dato ragione. I 3 Grandi Giri, la Sanremo e il Lombardia, proprio come Gimondi. Io credo che Vincenzo abbia semplicemente raccolto sulla strada, quanto ha seminato. Con pazienza e senza cadere in tentazione. Quando resistere alla tentazione non era per niente facile...Campione sui pedali e ancor più nella testa, questo è stato Vincenzo".
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Quando Nibali conquistò la gialla al Tour a La Planche des Belles Filles

(Luca Stamerra) - "Ricordo con piacere la vittoria al Giro di Lombardia 2015. Non tanto per il gesto tecnico, fantastico, o per l'arrivo scenografico. Una bandierina italiana che vola via dalle mani di un tifoso e si appiccica al body di Nibali, là dove c'era la bandiera dell'Italia a ricordare che, in quel momento, proprio Nibali era il campione nazionale. Altrettanto fantastico. Ma ricordo con gioia quella giornata perché ero lì, come coordinatore giornalistico, presente sul campo, con i due telecronisti Salvo Aiello e Riccardo Magrini. Una trasferta all'insegna di incontri, strette di mano e conoscenze preziose. Prima di mettermi al lavoro avevo fatto la foto con Paolo Bettini, Giovanni Lombardi, il Principe Gianni Savio. Poi la corsa e la vittoria di Nibali. Al termine di quella giornata, poi, noi tre di Eurosport ci siamo recati presso il bus dell'Astana, invitati da Zanini e Martinelli. C'è Nibali che festeggia con i compagni, ma in maniera sobria, giusto un bicchiere di spumante. Poi Nibali scende, firma qualche autografo, fa qualche foto con dei ragazzini che erano venuti a salutarlo. La semplicità del campione. Poi due battute con Michele Scarponi, come due amici che avevano appena fatto una scampagnata di 245 km. Quasi non consci dell'incredibile vittoria che avevano appena portato a cassa".
(Andrea Tabacco) - "Ho avuto la fortuna di incontrare Vincenzo in più di un’occasione, e ogni volta a catturarmi è stato l’uomo più del Campione. Che ha fatto parlare di sé per le sue imprese sulla strada, ma che fuoriclasse è diventato grazie alla personalità di un ragazzo che non ha mai perso se stesso. Umile, diretto e disponibile, con tutti, nonostante lo status di fuoriclasse gli avrebbe permesso ben altri comportamenti. Ma senza il rapporto con le persone, Vincenzo non sarebbe mai diventato Nibali. Ora che la carriera è finita, resta il palmarès, che lo terrà per sempre tra i grandi del ciclismo, ma a fare la differenza lungo tutto il suo percorso è stata sicuramente la sua predisposizione al lavoro e alla fatica. Poche parole e tanti fatti. “Hai visto cosa mi tocca fare? Il gregario di Nibali! Bene così, chiudo con lui”. Parole di Michele Scarponi, durante uno dei nostri ultimi incontri. C’era anche Vincenzo, che se la rideva lasciando la scena al compagno. Perché Vincenzo è così, uno per cui ti viene voglia di dare tutto. E, questo, lo sapeva bene anche Michele".
(Carlofilippo Vardelli) - "Il mio Vincenzo Nibali è il Giro d’Italia del 2010. Pensavo: abbiamo trovato un grande passista-scalatore. Il mio Vincenzo Nibali è la Vuelta dello stesso anno. Pensavo: ok, adesso sa anche vincere. Il mio Vincenzo Nibali è il Tour del 2014. Pensavo: cavolo, non gli basta fare la storia, questo ragazzo vuole prendersi la leggenda. Il mio Vincenzo Nibali è la doppietta 2013-2016 al Giro d’Italia. Pensavo: vestito di rosa sei bellissimo. Il mio Vincenzo Nibali è la Sanremo del 2018. Pensavo: non ho mai tifato così tanto in una gara di ciclismo. Però, il mio Vincenzo Nibali è anche Firenze 2013 e Rio 2016. Il Mondiale di casa e l’Olimpiade brasiliana. Due corse che lo avrebbero reso ancora più grande di quello che è, ma siccome lo sport è bast***o ci rimane un pugno di mosche e tanta rabbia. Il mio Vincenzo Nibali, infine, è un signore capace di annullare la categorizzazione degli atleti e vincere ovunque. Se al giorno d’oggi i ciclisti possono sognare un trionfo al Tour de France e alla Milano-Sanremo nello stesso anno, il merito è anche suo. Ha reso possibile l’impossibile".
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Nibali re del Tour: le emozioni più belle del suo trionfo

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