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Vincenzo Nibali eroe dei due mondi: l'ultimo campione del ciclismo italiano

Marco Castro

Pubblicato 07/10/2022 alle 15:39 GMT+2

CICLISMO - Sabato 8 ottobre, al Giro di Lombardia, si chiude l'indimenticabile epopea di Vincenzo Nibali da corridore professionista. Un viaggio cominciato nel lontano 2005 e costellato sempre da emozioni forti, nel bene e nel male. Erede del ciclismo classico proiettato nel presente spasmodico di questo sport: ecco perchè lo Squalo è stato unico.

Nibali re del Tour: le emozioni più belle del suo trionfo

Il dorsale sulla maglia, il foglio firma, le vibrazioni prima della partenza. Lo sferragliare delle centinaia di biciclette intorno, l’adrenalina che sale, la fatica personale che si mescola a quella dei rivali. Infine, una linea bianca disegnata sull’asfalto e un arco sopra la testa. Immagini e sensazioni che Vincenzo Nibali vivrà per l’ultima volta sabato 8 ottobre, il giorno del Giro di Lombardia. La gara che segna la fine dell’indimenticabile vicenda ciclistica dell’uomo arrivato da Messina. La corsa che ha il sapore nostalgico dell’autunno, tramonto della stagione su strada e della carriera dell’ultimo campione italiano di questo sport così nobile e antico.
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Pelle d'oca: Nibali e Valverde applauditi da tutto il gruppo

Leggiamo ancora oggi pagine epiche sulle imprese dei pionieri Girardengo e Binda o sulle gesta titaniche di Coppi e Bartali. Abbiamo visto Felice Gimondi battagliare con orgoglio (e vincere!) nell’Era di Eddy Merckx. Ci siamo sfregati le mani per i duelli tra Moser e Saronni e il cuore ci batte sempre all’impazzata nel rivedere uno scatto in salita di Marco Pantani. Sono solo alcuni dei simboli indelebili del nostro ciclismo di cui Vincenzo si eretto degno erede. A modo suo, certamente. Una “normalità straordinaria” scriveva di lui Pier Bergonzi de La Gazzetta dello Sport il giorno in cui lo Squalo sbranava gli avversari sulle rampe di Chamrousse e vinceva la sua terza tappa in un Tour de France 2014 dominato. Fenomeno timido e riservato, non certo a suo agio davanti a un microfono o una telecamera, nemmeno dopo un grande successo. In un’epoca così mediatica, c’è chi gli ha imputato di essere poco “personaggio”, ma tant’è. Per lui ha sempre parlato la strada dove sì, è stato un leone.
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Quando Nibali conquistò la gialla al Tour a La Planche des Belles Filles

Nibali ha salutato l’amata Sicilia quand'era un ragazzo ed è migrato in Toscana, alla Mastromarco, dove ha costruito le basi della sua fortuna da corridore. Dagli esordi in provincia fino a diventare l’eroe dei due mondi del pedale. Vincenzo è stato un ponte tra il ciclismo degli specialisti, imperante negli anni in cui ha debuttato, a quello vulcanico dei polivalenti del presente, con cui ha battagliato negli ultimi anni di carriera. Ha sfidato Froome e Contador nei Grandi Giri, ma ha saputo primeggiare con continuità anche nelle più prestigiose gare di un giorno. Ha fatto sì che leggere il suo nome in una qualsiasi startlist fosse un avvertimento per la concorrenza. Come a dire: se ci sono, ci proverò. Ha incrociato il manubrio con uno spettro di avversari ampissimo, per caratteristiche. A volte Nibali ha vinto perché era il più forte, altre perché il suo bagaglio era semplicemente più fornito rispetto a quello degli avversari. Nessuno come lui, soprattutto negli anni d’oro che vanno dal 2013 al 2018, ha saputo coniugare alla forza della gambe fantasia, coraggio, rifiuto della sconfitta, resistenza fisica e mentale.
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Nibali d'annata! L'impresa a Risoul per rovesciare il Giro 2016

Il suo palmarés recita 52 vittorie. La prima porta la data del 22 marzo 2006 e un nome che non può che essere d’ispirazione per un corridore italiano: Coppi&Bartali, seconda tappa di quella Settimana. Vincenzo vince in solitaria a Faenza, con 20 secondi sul bielorusso Kuschynski e 42 sul futuro bi-campione del mondo Paolo Bettini. ”La prima di Nibali, promessa del Sud” titola la Gazzetta, “Vincenzino primo acuto” si legge altrove. Dopo il traguardo, l’allora 21enne Nibali dichiara: “Credo di aver compiuto una grande impresa. Stavo bene e ho attaccato, del resto è nella mia indole andare in fuga. I miei sogni? Vincere il Giro e la Roubaix”. L’ultima perla della collezione non è la più luminosa, ma ha un forte valore simbolico. Nibali la ottiene nella sua Sicilia, il 1° ottobre 2021, quando azzanna la concorrenza rappresentata da Alejandro Valverde e Romain Bardet. Si prende in un sol colpo la tappa decisiva e la classifica generale, con un altro attacco da lontano.
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Nibali, sei nella leggenda! L'Italia torna a vincere la Milano-Sanremo dopo 12 anni

Come detto, Nibali ha lasciato il segno ovunque: dalla neve di Risoul alla salsedine di Sanremo e passando per il fangoso pavè di Arenberg e ogni sfumatura di paesaggio che esista nel mezzo. E come accade per i grandissimi dello sport, è stato protagonista di rumorose sconfitte. Tre si ergono sopra le altre, anche perché capitate in corse mai conquistate. La luce che si spegne ad Ans alla Liegi 2012 quando il successo è certo e lancia l’incredulo Iglinsky. Le scaramucce con gli spagnoli al Mondiale di Firenze2013, poi vinto da Rui Costa e per Vincenzo mai così accarezzato. La fatal caduta in discesa a Rio 2016, quando l’oro olimpico era alla portata e almeno una medaglia già in tasca. Rimpianti che non superano certo le gioie, ma che restano nel suo (e nel nostro) cuore.

I successi più importanti di Nibali

2010Vuelta di Spagna
2013Giro d'Italia
2014Tour de France
2015Giro di Lombardia
2016Giro d'Italia
2017Giro di Lombardia
2018Milano-Sanremo
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La vittoria di Nibali alle Tre Cime di Lavaredo: il Giro è suo

Vincenzo saluta dopo 18 stagioni da professionista, 27 partecipazioni nei Grandi Giri (di cui 24 portati a termine) e 43 gettoni nelle Classiche monumento. Numeri eccezionali, come altri che lo riguardano. E che però non bastano a descriverne in toto la grandezza. Vincenzo saluta dopo aver sfruttato ogni briciolo del suo potenziale ciclistico, resistendo al mutare della disciplina (quasi) fino alla fine. Vincenzo dopo aver retto le sorti del ciclismo italiano quasi da solo per circa un decennio e dopo aver spezzato digiuni più e meno secolari. Vincenzo saluta senza lasciare il testimone a nessuno, perché il nostro movimento è indiscutibilmente in crisi ma uno così non è sostituibile.
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Nibali: "Mi ritiro a fine anno, volevo dirlo nella mia Messina"

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