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Adios Contador: del ciclismo campione senza tempo, dall'Angliru una lunga storia d'amore
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Pubblicato 11/09/2017 alle 11:03 GMT+2
Alla ricerca del tempo perduto, Alberto Contador saluta la sua prima vita dalla cima dell'Angliru. Ora che il sorriso splende tra i segni della fatica, che il suo cuore si placa tra i nuovi vincitori, che le gambe degustano l'inedito riposo. Il Campéon, nato a Madrid, torna a casa avvolto dalle strade del suo regno: oggi la sua storia sportiva è una magnifica oeuvre cathédrale.
Vuelta a España 2017, Alberto Contador
Credit Foto LaPresse
Alla ricerca del tempo perduto, Alberto Contador saluta la sua prima vita dalla cima dell'Angliru. Ora che il sorriso splende tra i segni della fatica, che il suo cuore si placa trai i nuovi vincitori, che le gambe degustano l'inedito riposo. Il Campéon, nato a Madrid, torna a casa avvolto dalle strade del suo regno.
Il suo ultimo sparo è stato una fiamma rossa di magnifica passione: dal primo metro al traguardo del mostro, danzando su pendenze assolute, abitando il cielo plumbeo dalla vetta delle Asturie. Contador torna a casa celebrato dai viali della città reale, nobile come il suo ciclismo, e leggero sul manubrio alza gli occhi per guardare l'Almudena. Oggi che la sua storia sportiva si sublima L'oeuvre cathédrale.
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L'addio di Alberto Contador al ciclismo
Credit Foto Getty Images
Alla ricerca del tempo perduto, Alberto Contador ha attaccato ogni volta che ha sentito la strada alzarsi sotto i suoi pedali da mercurio. Due volte vincitore del Giro d'Italia e del Tour de France, tre volte campione della Vuelta a España, il Campéon ha scelto i giorni dell'addio per gettare il suo cuore ed elevarsi nel mito.
Cercava l'impresa per cancellare le cadute, i lividi, le cicatrici. Per sedare un remoto dolore che da oggi sarà infinitesimale, come allora fu l'odiosa causa scatenante. Sì perché tre potevano essere anche i suoi Giri e i suoi Tour, eppure Contador ha rovesciato l'onta della squalifica in una strada d'amore, trasformando il campione inumano in un prode romantico.
Alla ricerca del tempo perduto e al tramonto di un'estate ch'era di Bolt, il Campéon ha ballato l'ultimo tango a Parigi e s'è alzato sui pedali alla maniera dei grimpeur. Magnifico scattista, di lui ci mancherà la bellezza del gesto e l'idea della creazione. Contador che del ciclismo è stato un grande umanista e sull'ultima salita ha battuto il gigante: il suo récit d'ascension sarà il simbolo dell'arte classica che si svela d'incanto, l'amore pensato, l'ultima poesia, l'estrema obiezione alla regola della scienza esatta.
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Vuelta a España 2012, Alberto Contador a Fuente De
Credit Foto Getty Images
Alla ricerca del tempo perduto e nei giorni della Vuelta, rivediamo l'impresa di Fuente De o l'invenzione di Formigal: capolavori di un ciclismo da domani più povero, residui sensoriali, come l'ultimo Giro di Nibali, tra corse vinte in difesa e a cronometro. Ci mancherà Contador come ci è mancato il nostro Magro (Riccardo Magrini), che non ha potuto urlare per l'ultima magia del suo Albertino, ma tornerà presto per spingere su Vincenzo e tutta quella materia di fede gentilizia.
Alla ricerca del tempo perduto e sulla strada dei ricordi, ripensiamo a quei giorni di due anni fa da inviati al Giro d'Italia: alle parole confidenziali sul lungomare di Sanremo, a quelle che ci disse in maglia rosa sul Mortirolo dove, con una specie d'incredibile cronoscalata, rimontò di grazia tutti i suoi rivali, sfilandoli sui tornanti del gigante:
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Giro d'Italia 2015, Alberto Contador in maglia rosa
Credit Foto Getty Images
Eppure, ieri come allora, è stata una delle cose più belle mai viste sui pedali. Eppure ci sembrava Pantani e oggi ci saluta elegante, così splendente, così cortese. Si alza il sipario. Una piazza in Spagna. A destra una locanda. A sinistra, la casa della bella Dulcinée. Calca, grande movimento, danze, brindisi. Acclamazioni della folla. Ciao Alberto, amor y ritmo que viva el Campéon.
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