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Lagos de Covadonga: la salita simbolo della Vuelta è un tabù per l'Italia

Fabio Disingrini

Aggiornato 09/09/2018 alle 13:22 GMT+2

In cima ai Lagos de Covadonga, si chiude un terribile trittico asturiano dalle pendenze assolute della Camperona all’inedito muro asturiano di Les Praeres. La 15esima tappa è una frazione durissima: 4000 metri di dislivello che potrebbero riscrivere la classifica della Vuelta a España. In venti edizioni, nessun italiano ha conquistato la vettta di Covadonga: con le parole di Wladimir Belli.

Vuelta a España 2018: i Lagos de Covadonga, traguardo della 15a tappa

Credit Foto Getty Images

I grandi navigatori che per primi solcarono l’Atlantico chiamarono queste guglie di roccia i Picos de Europa. I crociati cristiani guidati da Don Pelagio iniziarono nelle Asturie la Reconquista contro i Mori. Avvolti di realismo magico, i più grandi scalatori moderni hanno portato qui le loro biciclette, tra i laghi blu cobalto che segnano la piana dei cavalli bradi. Nell’incantevole scenario delle Asturie dove l’oceano scava le rive e i monti sembrano cattedrali sul mare, c’è un simbolo della Vuelta a España: la salita dei Lagos de Covadonga.
Come il mostro Angliru che s’eleva nel cielo delle Asturie o la Bola del Mundo nel cuore della penisola iberica, quando Bernard Hinault rivinse la Vuelta nel 1983, paragonò i Lagos de Covadonga all'Alpe d’Huez. Era la prima volta di questa salita alla Vuelta: oggi è un mito della Roja con le sue venti edizioni di gloria sui pedali. Dal basco Marino Lejarreta nel 1983 all’andino Nairo Quintana nel 2016, fra i tornanti di Covadonga ci sono i nomi di Lucho Herrera El Jardinerito de Fusagasugá - un purissimo scalatore colombiano, campione della Vuelta nel 1987 - e Laurent Jalabert due volte vincitori. Non c’è nessun italiano nell’albo di Covadonga, però abbiamo un corridore che conosce bene quella strada perché l’ha prima ammirata, e poi scalata, nel 2000. È il nostro Wladimir Belli:
Favevo classifica alla Vuelta e quell’anno c’erano Covadonga e Angliru. Ai Lagos, la difficoltà non fu tanto la pendenza ma il vento laterale, che ci costrinse ad andare su aperti a ventaglio. Inoltre, la scalata è molto irregolare.
Vuelta a España 2018: Wladimir Belli parla dei Lagos de Covadonga
È una salita molto bella con tanto pubblico perché per gli spagnoli è una grande classica: perfino i corridori in gruppo cantavano un famoso ritornello di quell’estate con testo adattato sui Lagos de Covadonga. Ora non mi ricordo nemmeno una parola, eppure faticai a levarmela dalla testa! (Wladimir Belli)
Quest’anno i Lagos de Covadonga saranno il traguardo della 15a tappa della Vuelta a España, una frazione di oltre 4000 metri di dislivello in 178 chilometri e 4 Gran premi della montagna: l’Alto de Santo Emiliano, due versanti del Mirador del Fito e questa magnifica Categoría Especial di 11,7 chilometri al 7,2% di pendenza media con certi durissimi picchi del 20%. Da zero a mille, anzi 1090 metri, è una salita da dividere in 3 parti: alla Huesera, dopo 4 chilometri, si transita al 13% e i velocisti vedono le streghe. All’ottavo chilometro, la strada sale ancora in doppia cifra e beati quelli che si possono fermare perché dal Mirador de la Reina la veduta è di quelle indimenticabili: sotto le nuvole atlantiche, fra le conche splendenti dei Laghi di Enol ed Ercina.
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Contador Alert: il Campeón presenta i Lagos de Covadonga, salita mitica della Vuelta

Infine, in cima ai Lagos de Covadonga, finisce un terribile trittico asturiano dalle pendenze assolute della Camperona all’inedito muro asturiano di Les Praeres. Qui dove santi, ciclisti e navigatori si specchiano nei valichi crociati al suono delle onde del mare. Nelle Asturie nascoste tra cielo e terra.
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