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Italia, dove sei? Rischiamo di rimanere a secco alla Vuelta dopo 26 anni

Marco Castro

Aggiornato 10/09/2019 alle 15:06 GMT+2

Mancano cinque tappe alla fine del Giro di Spagna e nessun corridore italiano è ancora riuscito a lasciare il segno. Dalla crisi di Aru e la sfortuna di Formolo all'assenza di un uomo forte per le volate. Ultime chiamate per evitare un "buco" che in questa corsa non si vede dal 1993.

Fabio Aru - Tour de France 2019 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

La Vuelta non è una corsa per italiani. Non quest'anno almeno, non nelle prime 16 tappe del terzo Grande Giro stagionale. Dalle saline di Torrevieja all’Alto de la Cubilla, nessun corridore azzurro è riuscito a lasciare il segno, che fosse in volata, in quota o a coronamento di una fuga. Un digiuno che ha diverse cause e alcuni interrogativi. Ma che soprattutto stride con la tradizione del passato, neppure troppo recente: l’ultimo Giro di Spagna senza nostre vittorie risale addirittura al 1993.
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Davide Formolo (Team Bora-hansgrohe), sulle strade della Vuelta.

Credit Foto Getty Images

Aru e Formolo

La nostra ambizione risiedeva soprattutto nel sardo e nel veronese. La fiducia dopo il 14esimo posto al Tour era la miglior carta di Fabio Aru, che a questa Vuelta sognava di tornare grande. Top 10 come obiettivo, con il desiderio nemmeno troppo velato di fare anche meglio. Il buongiorno è stato brusco, con la rovinosa caduta nella cronosquadre. La tappa di Calpe, al traguardo con Roglic, Uran e Roche a una manciata di secondi da Quintana, è stato l’unico lampo nel buio. Poi tanta fatica e i vecchi fantasmi che riappaiono, tra il crollo a Cortals e il ritiro di Bilbao. Il futuro di Fabio rimane un’incognita difficilmente risolvibile al momento. Ugualmente dimenticabile anche la Vuelta di Davide Formolo. Una maglia tricolore da sfoggiare e un obiettivo neanche troppo distante da quello di Aru. Il campione italiano ha faticato sulle rampe verso l’Osservatorio di Javalambre, ma il giorno dopo è andata anche peggio. La caduta rovinosa con Uran, Roche e Carthy ha portato all’inevitabile ritiro della mattina seguente.

Volate e fughe

Se i nostri “fari” piangono, nessuno degli altri ride. Al via di questa Vuelta c’erano 13 italiani: oltre ai due citati, Marco Marcato, Oliviero Troia e Valerio Conti (UAE Emirates), Dario Cataldo e Manuele Boaro (Astana), Enrico Battaglin e Matteo Fabbro (Katusha), Gianluca Brambilla e Jacopo Mosca (Trek Segafredo), Eros Capecchi (Deceuninck), Salvatore Puccio (Team Ineos). Nessun corridore da volata, tanto che allo sprint non abbiamo mai piazzato un uomo neanche nei 20. Uno scenario ben diverso rispetto al passato, dove abbiamo spesso schierato un uomo forte - vedi l’Elia Viviani dello scorso anno o il Matteo Trentin del 2017. In fuga ci siamo di certo fatti notare di più, anche se la vittoria di tappa è sempre rimasta un miraggio. Gianluca Brambilla resta il corridore che ha fatto vedere le cose migliori. Ottavo nelle avanscoperte di Ares del Maestrat e Los Machucos, quinto all’Alto de la Cubilla. Trentatreesimo nella generale, è anche il migliore degli italiani in senso assoluto. Con lui è andato spesso all’attacco Valerio Conti. Una curiosità: entrambi hanno colto la loro ultima vittoria da professionisti alla Vuelta del 2016.
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Matteo Trentin alla Vuelta 2017. In quell'edizione vinse quattro tappe

Credit Foto Imago

Tradizione nobile

Piazzamenti nelle top 10 parziali sono davvero poca roba rispetto a quanto raccontano gli albi d’oro di questa corsa. Lasciando da parte i successi finali di Vincenzo Nibali (2010) e Fabio Aru (2015), negli ultimi lustri ci siamo sempre tolti discrete soddisfazioni. Dalle 11 vittorie (!) nell’edizione del 1996, all’epoca dei velocisti pigliatutto segnata da Cipollini, Petacchi e Bennati. Dalle stoccate da fuoriclasse di Paolo Bettini alle fughe infinite di Alessandro De Marchi. 105 vittorie di tappa nelle ultime 25 edizioni sono la testimonianza del feeling che esiste da tempo tra i corridori italiani e la Vuelta. Che sul piatto presenta le ultime cinque frazioni del 2019. Due ad alta quota, due che strizzano l’occhio agli amanti delle fughe e la passerella finale di Madrid. Riusciremo ad allungare la striscia positiva?
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