Vuelta di Spagna - Il propietario Sylvan Adams smentisce: "Non gareggeremo mai senza il nome Israel sulla maglia"
VUELTA DI SPAGNA - Le proteste dei manifestanti pro-Palestina non accennano a fermarsi e tengono banco quanto e forse più dell'aspetto sportivo della corsa. Nell'occhio del ciclone c'è la Israel - Premier Tech, che resta in corsa nonostante nei giorni scorsi si fosse parlato di un ritiro in blocco. E intanto viene smentito il cambio di denominazione della squadra per il 2026.
Israeli-Canadian billionaire cyclist and businessman Sylvan Adams is pictured during a photo session and interview with AFP, in Tel Aviv on June 5, 2020.
Credit Foto Getty Images
Mentre la Vuelta di Spagna si appresta ad affrontare il mitico Angliru, gli eventi extra-sportivi continuano a incidere sulla corsa. Queste settimane sono state segnate dalle proteste ormai quotidiane dei manifestanti pro-Palestina, con la Israel - Premier Tech come bersaglio. L'invasione di strada durante la cronometro a squadre e il caos di Bilbao, con tanto di traguardo spostato e la non assegnazione della vittoria di tappa, sono stati solo gli episodi più eclatanti. Si è parlato anche di un ritiro in blocco della squadra di Marco Frigo, ma questa eventualità sembra ormai tramontata. Restano vivi gli interrogativi sul futuro della squadra, la cui presenza alle corse sta effettivamente causando dei disagi anche alle altre formazioni. Il quotidiano belga LeSoir ha riportato che dal 2026 la squadra avrebbe abbandonato il marchio "Israel" e si sarebbe chiamata solo "Premier Tech", ma la voce è stata smentita da Sylvam Adams, proprietario della squadra.
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Proteste contro la Israel! Manifestanti pro-Palestina provano a fermare i corridori
Video credit: Eurosport
Le parole di Adams
"È una fake news, non correremo mai senza il nome Israel. Abbiamo trascorso due giorni estremamente difficili nei Paesi Baschi. La regione è nota per essere una roccaforte di attivisti di estrema sinistra e separatisti che amano protestare. Non sono certo nostri amici, questo è certo. Non siamo rimasti sorpresi da questo benvenuto ostile, eppure non ho mai visto nulla di simile in una gara ciclistica. Un numero enorme e sproporzionato di bandiere e cartelli a favore della Palestina e contro lo Stato di Israele e un'enorme quantità di odio.
Con una mossa insolita, ho deciso di sedermi per la prima volta nell'auto della squadra per monitorare ciò che stava accadendo e prendere una decisione in caso di emergenza. Per me era importante essere lì per i corridori, alcuni dei quali si sentivano minacciati. Hanno versato vernice sulla nostra auto e alla fine della tappa avete visto tutti i rivoltosi spingere le barriere e cercare di irrompere in strada. La decisione di non gareggiare negli ultimi 3 km è stata quella giusta. Non era sicuro per i corridori. Secondo me, la polizia ha cercato di fare del suo meglio. Definisco questo gruppo violento "terroristi" perché sono persone violente. Alla fine, hanno distrutto tutte le biciclette dei tifosi. I baschi hanno i migliori tifosi del mondo ed è un peccato che sia finita così. Anche il CEO di ASO, Jan Le Monner ha chiesto di ritirare la squadra dalla gara, ma io ho risposto che non lo avrei fatto. Se ci arrendiamo, non sarà solo la fine della nostra squadra, ma di tutte le altre squadre".
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Video credit: Eurosport
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