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Non solo neve: alla scoperta dello sci d'erba col campione Edoardo Frau

Ilaria Bottura

Aggiornato 13/10/2016 alle 11:07 GMT+2

Non si scia soltanto d'inverno, ma non molti lo sanno. La FIS organizza regolari gare di Coppa del Mondo e Mondiali sull'erba: Eurosport ha chiacchierato in esclusiva col pluricampione Edoardo Frau, che ci ha raccontato tutti i segreti del suo tanto affascinante quanto poco considerato sport.

Edoardo Frau

Credit Foto Imago

Sta per ripartire la stagione invernale e come sempre Eurosport sarà ai cancelletti di partenza dell'ouverture di Sölden, per commentare in diretta i due giganti (maschile e femminile) sul ghiacciaio del Rettenbach. Mentre aspettiamo quindi il weekend del 22-23 ottobre, però, vogliamo parlare di un'altra disciplina di cui molti, purtroppo, non conoscono nemmeno l'esistenza.
Non si scia, infatti, soltanto d'inverno, ma lo si fa anche d'estate. Non stiamo parlando dei ghiacciai dell'emisfero australe, ma delle pendici dei nostri monti che, spogliate della neve, con la bella stagione diventano teatro di altre gare, per una disciplina altrettanto affascinante: lo sci d'erba.
Per raccontare al meglio questo sport, abbiamo scomodato Edoardo Frau, pluricampione azzurrro (il più titolato d'Italia con quattro Coppe del Mondo all'attivo, l'ultima conquistata proprio in questa stagione, nonché diverse medaglie mondiali) che ci ha descritto tutti i segreti del suo mondo.
Come parleresti dello sci d’erba a chi non ne sa niente?
Lo sci d’erba si pratica con un attrezzo che è sostanzialmente un cingolo formato da una parte fissa a binario e una mobile con carrelli su ruote, c’è un nastro tipo cinture sicurezza e placchette che completano la struttura per tenuta laterale e per poter effettuare la presa di spigolo. Per guadagnare scorrevolezza lubrifichiamo i carrelli con olio ecocompatibile. Volendo esistono diversi tipi di olio, ma si rischiano costi elevati e in ogni caso per noi è importante l’ecocompatibilità. Ci sono poi diverse densità, col caldo per esempio usare un olio poco denso è come usare acqua. Mettiamo anche una pellicola in lattice legata agli inserti laterali per non fare entrare lo sporco.
Per essere competitivi l’attrezzatura deve essere sempre a posto. Se l’attrezzatura è a posto, si riesce poi a pensare solo alla gara. Noi non abbiamo skiman, di preparazione e manutenzione mi occupo io personalmente.
Come si svolgono le gare?
Come le invernali, dipende dalla disciplina. Ci sono due manche per lo slalom e per il gigante, mentre il superG ha una sola manche. Ci sarebbero anche le discese, ma non le disputiamo quasi mai perché le piste che ci sono in giro sono troppo corte per fare discesa. A livello di struttura, abbiamo la Coppa del Mondo, le gare FIS e il campionato mondiale. Ci mancano solo le Olimpiadi!
Come hai iniziato a praticare questo sport?
Sono partito come sciatore invernale già a 4 anni, poi ho praticato anche il salto con gli sci fino ai 13 anni; in seguito, per motivi scolastici ho iniziato lo sci d’erba e abbandonato salto perché con la scuola non ce la facevo a portare avanti tre discipline, così ho scelto solo alpino ed erba. Nell’alpino non eccellevo e quando sono entrato nell’Esercito mi sono poi dedicato completamente all’erba, anche se non ho mai smesso di sciare sulla neve.
Tu sei un polivalente, ma esistono anche specialisti di una sola disciplina?
No, tutti fanno tutto, poi c’è chi è più costante, chi invece eccelle più in una disciplina sola, ma facciamo tutte le gare.
Come dicevi, sei un atleta dell’Esercito: come vive chi pratica uno sport del genere, che probabilmente è anche più povero di altri sport considerati minori?
Per noi fare parte di un corpo militare è fondamentale, grazie all’Esercito ho potuto ottimizzare il lavoro tecnico e fisico, loro hanno tutte le attrezzature e ci danno la massima disponibilità in tutto, per noi che gareggiamo ad alto livello è la ciliegina sulla torta, per allenarsi bene e per le opportunità che ci offrono. All’estero, alcuni si appoggiano a loro volta a corpi militari, alcuni no. In Coppa comunque siamo più di 100 a gareggiare tra tutti quelli che si iscrivono, ma una settantina sono quelli fissi che si vedono a tutte le gare.
Le attrezzature sono costose?
Uno sci costa circa 500 €, i ricambi 70-80 a manche, le placche 200 €. L’abbigliamento è uguale a quello che si usa sulla neve. In totale, tra sci, ricambi e vestiti, parliamo di circa 5000 € di investimento per la stagione, al di fuori di quello che ci copre la FISI.
Qual è l’aspetto tecnico più difficile del tuo sport?
Riuscire a essere centrali: l’attrezzo è più corto, le asperità sono tante, puoi incappare nel sasso, nel buco o nel dosso, a 12 cm da terra non è facile… E poi bisogna essere graduali durante la curva facendo correre lo sci. Quando si cade, di solito si rimedia botta e abrasione in contemporanea, è come cadere sul ghiaccio. Se cadi sul piano ti fai più male. Ci si fa più male a polsi e spalle rispetto alle ginocchia, sulle articolazioni delle gambe si fa poca leva, mentre gli arti superiori sono i primi che appoggi quando cadi in avanti. Il mio infortunio più grave? Una ferita seria a una gamba, ma quando si cade ci si rialza sempre…
Qual è il tuo ricordo più bello legato a questo sport? E qualcosa che vorresti ancora vincere, nonostante i tuoi tanti successi?
Quando nel 2008 ho vinto la prima Coppa del Mondo, con due gare d’anticipo. Mi mancano il Campionato del Mondo di slalom e di supecombinata. Quello di supercombinata l’ho sfiorato per ben due volte, una per 3 centesimi e una per 5. Magari è la volta buona…
Perché la gente ne sa così poco del tuo sport?
A livello mediatico non siamo coperti, si conosce poco. Un altro freno è che non si può scendere in più persone contemporaneamente in pista. E’ comunque uno sport sottovalutato e spesso viene giudicato da molto prima di averlo provato. Io distinguo le caratteristiche di erba e alpino, la tecnica è diversa; però provare a sciare sull’erba può essere allenante per l’alpino, se i ghiacciai sono brutti si può sostituire, anche se non a livelli altissimi. Gli americani lo facevano e sono saliti anche sul podio, male non fa, soprattutto fino all’adolescenza. Quando i ragazzi sono giovani, non dovrebbero essere specializzati subito, dovrebbero poter provare vari sport quando non si può sciare. Tutti gli sport danno un qualcosa in più: equilibrio, velocità, capacità di anticipazione, gradualità. Per questo devo dire grazie ai miei genitori che mi hanno permesso di praticare sempre tutti gli sport che mi piacevano e che hanno quindi arricchito il mio bagaglio tecnico. Già che ci siamo, ringrazio anche mia moglie e le mie bambine che sopportano i tanti giorni di assenza e fanno il tifo per me.
Dopo la carriera agonistica, hai già pensato a che cosa farai?
Sono un militare e istruttore militare di sci alpinismo e corsi di roccia, quindi sicuramente resterò nel corpo per insegnare. E perché no? Magari potrei pensare di diventare allenatore per dare una mano alla Nazionale.
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