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Felipe Massa, Interlagos 2008 e quei 38 secondi da campione del mondo

Fabio Disingrini

Aggiornato 15/03/2020 alle 16:15 GMT+1

Campione del mondo per 38 secondi e 907 millesimi. Il tempo che passa dal successo di Felipe Massa nel Gran Premio del Brasile 2008 al primo titolo di Lewis Hamilton, più giovane iridato nella storia della Formula 1. Storia di un giorno triste e felice, di una vittoria in senso antiorario, della via Glock, dei secondi piloti brasiliani ferraristi, della pioggia calda e malinconica di Interlagos.

Hamilton - Massa Grands Récits

Credit Foto Eurosport

Campione del mondo per 38 secondi e 907 millesimi. Un tempo labile, uno stato di grazia effimera. Quel che passa dal successo di Felipe Massa nell’ultimo GP all’arrivo sul traguardo della quinta monoposto. Dalla fragile grandezza del pilota brasiliano ai segni fenomenici di Lewis Hamilton, che il 2 novembre 2008 diventa il più giovane campione del mondo di Formula 1.
Felipe sente il tripudio dietro l’ultima curva del circuito di casa sua, Interlagos, Gran Premio del Brasile. Oltre la bandiera a scacchi c’è una torcida sfrenata di cuori paulisti, tifosi Ferrari, bandiere verdeoro. Massa taglia il traguardo e alza il dito al cielo per dire "Ce l’ho fatta". L’ha fatto per Ayrton, l’ha fatto alla Senna: pole position, giro veloce, vittoria del gran premio. L’ha fatto perché i brasiliani credono nei miracoli, sanno attendere e pregare. Per come guidano, sembrano intrattenere con Dio certi rapporti privilegiati.

Felipe, il secondo pilota Ferrari

Sakhir, Istanbul, Magny-Cours, Valencia, Spa-Francorchamps. Nel 2008 Felipe Massa gira il mondo vincendo cinque Gran Premi: meglio del compagno di squadra Kimi Raikkonen, di Fernando Alonso e dell’astro nascente di Sebastian Vettel, ma non di Lewis Hamilton destinato a diventare The Greatest. A dire il vero, anche il ventitreenne inglese ha vinto cinque GP (Melbourne, Montecarlo, Silverstone, Hockenheim, e Shanghai) ma alla vigilia di Interlagos che chiude il Mondiale, in virtù dei migliori piazzamenti, può difendere 7 punti di vantaggio su Massa. Tantissimi per il vecchio sistema, tale per cui se Felipe vince il Gran Premio del Brasile (10 punti) a Hamilton basterà il quinto posto (4).
Felipe Massa è il secondo pilota della Ferrari: secondo di Michael Schumacher, secondo di Kimi Raikkonen, secondo di Fernando Alonso. Vice dal 2006 al 2013 e vice-campione del mondo, brasiliano e ferrarista come Rubens Barrichello, che ha speso un lustro di carriera al servizio dell'imbattibile Shumacher. Massa ha lo stesso sorriso di Rubinho, gli stessi occhi vispi, la stessa (bassa) statura, le stesse origini (italiane), gli stessi ordini di scuderia, la stessa gioia paulista, cortese e protettiva, di chi sa di fare il lavoro più bello e pericoloso del mondo. Alla fine delle loro carriere, avranno vinto anche lo stesso numero di Gran Premi (11) nel cono d’ombra di un rettilineo a trecento all’ora.
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I piloti Ferrari Felipe Massa (collaudatore), Michael Schumacher e Rubens Barrichello alla vigilia del Gran Premio del Brasile nel 2003.

Credit Foto Imago

Il destino di Felipe e Rubinho

Non proprio felice nel fisico ma promettente per talento, Rubens Barrichello aveva avuto il privilegio di uno spettacolo bellissimo e raro, del riguardo esclusivo di Senna. Ayrton, il cigno reale, permetteva solo a Rubinho di copiare il compito in classe all’inizio delle prove, di mettersi in scia a quelle linee perfette e inimitabili. Senna gli voleva bene, lo lasciava fare per un paio di giri, poi volava via con la grazia infinita di chi occupa un luogo a parte, per sempre. L’anatroccolo doveva cavarsela da solo, come Massa che s’è fatto guidando, e distruggendo, tre modelli di Sauber e motori già Ferrari prima di approdare al Cavallino da raccomandato, perché il suo manager è figlio di Jean Todt.
Rubens e Felipe sono destini che s’uniscono Il 25 luglio 2009. Il primo è a fine carriera ma guida, da secondo pilota, una nuova macchina straordinaria: la Brawn motore Mercedes che s’appresta a vincere il Mondiale con Jenson Button. L’altro, Felipe, non ha più vinto un GP da Interlagos ma è appena risalito sul podio al Nürburgring. La scia di Rubinho non ha però una natura gentile, non è quella di Ayrton. Durante le qualifiche del Gran Premio d’Ungheria, una molla pesante di 800 grammi si stacca dalla Brawn di Barrichello a 270 chilometri orari spaccando il casco di Massa, che finisce dritto nella tyre barrier privo di sensi, riportando una commozione cerebrale con frattura nella zona sovraorbitale sinistra. Risvegliatosi dal coma indotto, Felipe non rivendicherà più quella fortuna dovutagli dall’ultima curva di Interlagos.

"Mantieni la calma, ho bisogno di controllare Lewis"

Pole position, giro veloce, Gran Premio. Un capolavoro firmato Felipe Massa, che taglia il traguardo di Interlagos e lascia che la sua Ferrari carezzi la S do Senna tra pensieri dolci e meravigliosi. Gli spalti del circuito sono una bolgia che copre la voce alla radio del suo ingegnere Rob Smedley, occhi duri e basette mod che vengono dal North York: "Calm down, calm down, I need to check Hamilton". Massa, nato a qualche isolato dal circuito di Interlagos, ha appena vinto il Gran Premio di casa come Emerson Fittipaldi e Carlos Pace. Come Ayrton con le mani leggere sul volante. tra le curve che ora portano il nome di Senna, Felipe non può ancora urlare sotto il casco. È sospeso in una bolla sottile.
"Dimmi che sono il campione", sono le parole che il secondo pilota non avrebbe mai sognato di dire. "Aspetta, non è finita. Hamilton sta prendendo Glock… OK, ha passato Glock". Occhi vitrei, parole meste che freddano Felipe dal box Ferrari. Sono passati 39 secondi di grandezza eterna e ci sono centomila cuori brasiliani da ringraziare, in uno stato di gioia impossibile, dal gradino più alto di Interlagos. Lassù senza Hamilton, che è giunto quinto ed è il nuovo campione del mondo.

La pioggia tragica di Interlagos

La pioggia tropicale di Interlagos non è la stessa rarefatta di Silverstone. Quando piove a Stevenage, nel borough dell’Hertfordshire che ha dato i natali a Lewis Carl Davidson Hamilton, la foschia avvolge ogni forma con il freddo sottopelle e l’orizzonte d’un grigio indistinto. Il giovane Senna soffrì la tristezza sperduta della campagna inglese tra muri di cartongesso, divani color senape e moquette polverose. Distrusse un matrimonio acerbo a Eaton nel Norfolk, ma lì fece suo ogni segreto dell’asfalto livido e bagnato dei circuiti britannici. Riversando la sua sacra appetenza in Formula Ford, collaudando velocissimi kart dentro ombre argentee.
Il 2 novembre 2008, la pioggia di Interlagos ha squarciato il cielo in un magnifico scenario di Brasile cobalto, il colore della malinconia. È furiosa e purificante. Ha allagato la pista di Interlagos ritardando la partenza del Gran Premio del Brasile che decide il Mondiale. Hamilton è un ribelle di formazione classica, cresciuto a Woking per sfidare tutti i record di Senna, ma non ha mai respirato una pioggia così calda e profumata. Non ha mai guidato in questa dolce apocalisse pluviale, che sa d’estate e s’abbatte sul casco al ritmo quieto d'una bossa. Che cancella ogni piano strategico da una pièce di eroismi tragici fino all’ultimo dramma, il sorpasso iridato di Lewis all’ultima curva del circuito, nel tratto di pista che si chiama Junção, unione. L’unione fatale del secondo pilota che piange triste e felice al cospetto del campione del mondo. La funzione essenziale del dioniso Lewis con la sua guida sporca e ferina, verso la pienezza dell’apollo Hamilton.

Una vittoria in senso antiorario

Massa ha pregato, vinto e perso il Mondiale di Formula 1 in 38.907 secondi, con la visiera aperta e le lacrime che adesso, in pit-lane, gli scendono dagli occhi. Vorrebbe sparire, ma ha appena vinto il Gran Premio del Brasile davanti ai suoi tifosi. Deve salire su quel palco per l’atto finale, sul gradino più alto del podio, in mezzo a Fernando Alonso e Kimi Räikkönen che sono gli ultimi due campioni del mondo. Stringendo il pugno per la sua gente, esultando per la vittoria nel tempio di Interlagos, Felipe sa che lui non lo sarà mai.
Intanto, davanti al box McLaren, Lewis Hamilton abbraccia la sua splendida ragazza. Si chiama Nicole Scherzinger, è la cantante leader delle Pussycat Dolls e agita le sue forme tornite dentro un vestito rosso. Rosso Ferrari, rosso passione, rosso tenebra, crudele bellezza. È la prima di molte luci riflesse sul volto di Hamilton campione del mondo mentre i cuori brasiliani inneggiano, sempre più forte, alla breve grandezza del piccolo grande Massa. A Interlagos anche i cuori battono in senso antiorario.
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Interlagos, Gran Premio del Brasile 2008: Nicole Scherzinger, fidanzata di Lewis Hamilton, segue le ultime fasi del GP dal box McLaren

Credit Foto Imago

Hammertime. La pienezza della guida

Interlagos è una pista magica come Ayrton Senna. O seu balançado parece um poema; É a coisa mais linda que eu já vi passar. Il suo ondeggiare tra le curve sembrava una poesia, la cosa più bella e mai più vista su un circuito di Formula 1. Interlagos sembrava pronta a respingere, un’altra volta, il talento più puro della sua generazione sulla strada del mito: Lewis Hamilton, un pilota rivoluzionario che nel 2007, al suo primo anno in massima formula, si presenta in Brasile con 4 punti di vantaggio su Alonso e 7 su Raikkonen.
Massa ha vinto il Grand Prix di Interlagos nel 2006, primo pilota brasiliano 13 anni dopo Senna. Un anno dopo Felipe, il secondo pilota, scatta dalla pole position davanti ai tre contendenti: Hamilton in prima fila, poi Raikkonen e Alonso. Lewis è un pilota di ghiaccio, come la livrea della sua prima McLaren. È veloce, acuto, aggressivo, e compie sorpassi brutali, tagli netti, colpi letali. Al debutto in Formula 1, mette a segno 6 pole position e vince 4 Gran Premi, sempre sul podio nelle prime 9 corse.

"Mai più Interlagos"

Unico, sì, fenomenale, ma alla partenza di Interlagos nel 2007, Raikkonen lo passa da fermo e Alonso nella S di Senna: Hamilton non ci vede più, vuole opporsi subito all’odiato Fernando (suo compagno di squadra) e va lungo rientrando alle spalle di Jarno Trulli. Ottavo. Al secondo pit-stop, Massa riceverà l’ordine di scortare Raikkonen fino al traguardo, togliendo a Lewis, settimo finale, il Mondiale per un punto. Un punto, lo stesso che un anno dopo gli consegnerà il titolo. "È stato straziante", sono le prime parole di Hamilton neo campione del mondo.
Hamilton ne ha abbastanza del Brasile e non attenderà più Interlagos per vincere il suo secondo, terzo, quarto, quinto e sesto campionato mondiale. Preferirà le luci secche e artefatte del Golfo Persico (Abu Dhabi 2014), il rodeo delle Americhe di Austin Texas (2015, 2019), le dolci curve di Città del Messico (2017, 2018). Dovrà attendere otto anni prima di far pace con Interlagos, vincere il Gran Premio del Brasile, toccare l’interezza. Colmando quel senso di sottrazione primaria che forse si portava dentro da quando, a dieci anni, andò da Ron Dennis e gli disse: «Un giorno guiderò la tua macchina da Formula 1». Ha fatto di più. Ha donato allo storico patron della McLaren il suo decimo e ultimo mondiale piloti.

Una scommessa sul miglior pilota

Nel 1998, durante un pomeriggio uggioso del Cambridgeshire, tale Richard Hopkins entra in un’agenzia di Folksworth per piazzare due scommesse su un pilotino tredicenne di nome Lewis Hamilton. Dice che l’ha visto gareggiare sui kart contro suo figlio Evan, scommette 200 sterline che, entro dieci anni, Hamilton vincerà il suo primo Gran Premio di Formula Uno (200/1) e altre £100, data 500/1, che diventerà campione del mondo prima di compierne 25. Il 10 giugno 2007, all’età di ventidue anni, Hamilton vince sotto il cielo infinito di Montréal il primo dei suoi 83 Gran Premi. Un anno dopo, a Interlagos, è il più giovane campione del mondo nella storia della Formula 1. Tutto giusto: mentre Lewis passa Timo Glock all’ultima curva di Interlagos, Hopkins vince altre 125,000 sterline: "It was a long shot, but it paid off".
Spesso si dice che per vincere il Mondiale di Formula 1 basti la macchina migliore. Affermazione quasi sempre discutibile, eppure nel 2008 la McLaren Mercedes MP4-23 e la Ferrari F2008 si giocano il campionato all’ultima curva perché, di fatto, non c’è differenza tra le loro strepitose prestazioni. Pilota migliore su macchina migliore sono certo imbattibili, ma chi è meglio tra Massa e Hamilton? Oggi che Lewis ha vinto 6 Mondiali sarebbe molto facile rispondere, non nel 2008 quando l’inglese è ancora un puledro purosangue, mentre Felipe divide il box con l’iridato Kimi Raikkonen.
Il giovane Lewis e il gregario Felipe sono avversari, mai nemici. C’è chi vorrebbe trasformarli in Prost contro Senna, ma da Hunt-Lauda a Mansell-Piquet i tempi sono cambiati. Così, alla vigilia di Interlagos, ci prova Eddie Jordan a incendiare l’aria del paddock, dicendo che "Se Massa prova a rubare il titolo a Hamilton, come a Suzuka, Lewis dev'essere pronto e sbatterlo fuori, anche se alla gente può non piacere che si dica". Infatti non piace a nessuno, Hamilton nemmeno gli risponde mentre Felipe lo liquida dicendo che "Nessuno giocherà sporco, ma si capisce che Jordan non ha niente da fare da quando ha venduto la squadra (nel 2004, ndr), perciò si diverta pure con la stampa". Poi la frase che Massa, invece, non vorrebbe mai più ripetere: "Interlagos è casa mia e Lewis sentirà la pressione: sappiamo tutti cos’è successo l’anno scorso".
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Felipe Massa della Ferrari e Lewis Hamilton della McLaren alla vigilia del Gran Premio del Brasile 2008 che decide il Mondiale.

Credit Foto Getty Images

Interlagos, domenica 2 novembre 2008

Domenica 2 novembre 2008. Per il terzo anno consecutivo, Felipe Massa fa segnare la pole a Interlagos e come due anni prima può fare gara di testa, dal primo all’ultimo giro, bissando il successo. Anche se questa volta c’è in palio molto di più. Al suo fianco, in prima fila, l’italiano Jarno Trulli che vuole bene alla Ferrari, terzo il compagno di squadra Kimi Raikkonen: due pretoriani pronti a scortare Felipe fino alla linea del traguardo. Quarto Hamilton, che se conserva la posizione fino agli scacchi è campione del mondo. Luci verdi, gara bagnata, pulsioni accelerate, scatti nebulosi. Un acquazzone ha appena allagato la pista, David Coulthard si gira alla prima curva e dopo 247 GP saluta la Formula 1. Più avanti, Hamilton deve già difendersi dall’attacco di Vettel mentre i primi tre conservano, come da programma, le loro posizioni. Al secondo giro entra la safety-car perché va spostata l’auto di Piquet Jr., che come il padre non sarà mai profeta in patria e lui sì che certe volte, in Formula , s'è davvero coperto di ridicolo.
Dal quarto giro Massa impone alla gara un ritmo elevatissimo, specie mentre la pista va ascigandosi e tutti passano alle gomme soft, mentre Hamilton forza un paio di passaggi del cambio ma l’azzardo non paga, anzi, rientra settimo dal suo pit-stop. Al 12° giro Trulli sbaglia la S di Senna e perde diverse posizioni: secondo è ora Vettel che, velocissimo su Toro Rosso, s’incolla agli scarichi Massa. Al 17° giro Hamilton compie il primo sorpasso su Fisichella ed è quinto, virtualmente campione del mondo. Situazione invariata fino al 50° giro, quando Vettel si ferma ai box rientrando alle spalle di Hamilton. Al 65° giro si scatena un altro diluvio e in due tornate ripassano tutti alle gomme da pioggia.
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Il momento che decide il campionato di Formula 1 2008: Lewis Hamilton supera Timo Glock all'ultima curva di Interlagos ed è campione del mondo.

Credit Foto Getty Images

Tutti tranne Timo Glock, modesto pilota tedesco della Toyota, che si gioca qui a Interlagos i suoi 15 minuti di celebrità, diciamo così, con le gomme slick. Partito decimo, Glock si ritrova dal settimo al quarto posto. Non bastasse, Kubica si sdoppia da Hamilton che subisce anche il sorpasso di Vettel e ora è sesto, cedendo asfalto ai tedeschi. A due giri dal termine, Glock ha un vantaggio di 15,2 secondi da Vettel e Hamilton: "Man, you’ve got to be kidding me! Not again!", Lewis dà del maledetto tu al circuito, che per il secondo anno consecutivo lo sta ricusando.
All’ultimo giro, Massa precede Alonso, Raikkonen, Glock, Vettel e le due McLaren di Hamilton e Heikki Kovalainen. Glock inizia gli ultimi 4.309 chilometri con ancora 12 secondi di vantaggio e gomme lisce su pista bagnata, ma nelle ultime tre curve (raccordate da un’unica traiettoria) allarga la scia concedendosi a Vettel. Lì dove Hamilton, dopo tre sbandate in serie nell’estremo tentativo di avvicinarsi ai tedeschi, sfrutta l’interno, torna quinto e 15 secondi dopo diventa campione del mondo. Felipe Massa scuote la testa e alza le mani giunte sopra l’abitacolo. Grato a Dio per il suo undicesimo successo in Formula 1, per la magia di Interlagos. Non vincerà mai il Mondiale. Non vincerà più un Gran Premio. Grato a Dio, padrone del suo destino.
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Interlagos 2008: Felipe Massa vince il Gran Premio del Brasile e per 38 secondi è campione del mondo

Credit Foto Getty Images

All’ultimo giro, la mia macchina è diventata inguidabile: non avevo presa, volevo solo che finisse, tenerla dritta e portarla al traguardo. Non ho sentito il mio box dirmi che Vettel si stava avvicinando, non mi sono nemmeno accorto che Hamilton mi avesse superato. Per molto tempo ho ricevuto minacce di morte, è diventato tutto molto estremo. (Timo Glock)
All’epoca, c’era un ragazzo di nome Richard Hopkirk che comunicava con Hamilton dal pit-wall: Ho perso il protocollo radio. Dì a Lewis che deve concentrarsi su Glock, non su Vettel. Hopkirk mi risponde: «Beh, non posso dirglielo adesso, è ancora dietro l’angolo del rettilineo». Just fucking tell him! Diglielo e basta! (Phil Prew, ingegnere di gara della McLaren)
Saltavo di gioia da quando Vettel superò Hamilton: Felipe stava iniziando intanto il suo giro con una dozzina di secondi di vantaggio su Alonso. Anche nostro padre Luís, che tenne un sorriso tirato per tutta la gara, stava per esplodere di gioia, ma quando vide mamma sul punto di piangere le disse: «Aspetta che sia tutto finito». Fu un meccanico a dirci, più di quaranta secondi dopo il successo di mio fratello, che Felipe non aveva vinto il campionato: Hamilton è arrivato quinto. Non volevo credergli. Dovetti sedermi e stringermi la testa tra le mani. (Dudu Massa, fratello di Felipe)
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Interlagos 2008, Gran Premio del Brasile: a 23 anni, Lewis Hamilton è il più giovane pilota campione del mondo di Formula 1.

Credit Foto Getty Images

Do I have it? Do I have it? Non dimenticherò mai quel momento. Ero sfinito, sono stato fortunato. Se avessi perso un altro mondiale a Interlagos, stavolta all’ultimo giro, molte cose sarebbero andate diversamente. (Lewis Hamilton)
Se l’ultimo diluvio fosse iniziato un minuto dopo, avrei vinto il titolo, ma questo pensiero è solo uno spiraglio di luce. Doveva essere così: tutte le cose accadono per una ragione e un giorno saprò il perché. Forse vincere il Mondiale di Formula 1 in Brasile, all’ultima gara, non mi avrebbe reso una persona migliore. Quel giorno a Interlagos che non dimenticherò mai. (Felipe Massa)
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