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Ferrari e il mistero del super motore: in Brasile la verità?

Paolo Sala

Pubblicato 07/11/2019 alle 17:14 GMT+1

Prosegue la querelle sulle prestazioni monstre della power unit di Maranello, svanite secondo gli avversari nel momento in cui ad Austin è stata chiesta una direttiva sull'utilizzo del flussometro benzina. Quale è la verità? Forse ce lo dirà proprio il prossimo Gp del Brasile ad Interlagos.

Ferrari

Credit Foto Getty Images

Ad Austin si è chiuso il Mondiale piloti, col sesto titolo vinto da Lewis Hamilton, e si è aperta la telenovela sulla power unit Ferrari. Accusata più o meno apertamente di vantare prestazioni velocistiche e di coppia impensabili per gli altri, grazie ad un sistema in grado di 'aggirare' i controlli del flussometro della benzina aumentando la potenza del motore termico in determinati momenti. Ha aperto le danze Verstappen, con l'incauta dichiarazione ai media olandesi nell'imbarazzante silenzio della Red Bull, e da quel momento è un susseguirsi di teorie più o meno credibili sulla questione. Che con ogni probabilità verrà dipanata solo in Brasile, dove il lungo rettilineo in salita potrà dire la verità sulle prestazioni della power unit di Maranello in relazione alla scelta del setup.

Tante voci, nessuna protesta ufficiale

Se la dichiarazione di Verstappen negli Usa ha fatto parecchio rumore, per la rabbia nemmeno celata di Mattia Binotto, va detto che illazioni sulle prestazioni del motore Ferrari si susseguono dall'inizio della stagione, registrando una decisa accelerazione dopo il doppio successo di fine estate fra Spa e Monza. Ma nessun team ha mai avanzato protesta ufficiale e richiesta di chiarimenti alla Fia, certificando un'abbondanza di supposizioni ma una totale assenza di prove in merito. Anche perché la Federazione ha fino ad ora trovato sempre regolare la power unit di Maranello, invitando i team interessati ad intraprendere un'azione ufficiale se vogliono ulteriore chiarezza. Come sottolinea Michael Schmidt, autorevole giornalista di Auto Motor und Sport, "fin dall’inizio della stagione, Mercedes, Red Bull Honda e Renault hanno sollevato teorie della cospirazione sul motore Ferrari. Non sanno spiegarsi come gli italiani riescano a guadagnare così tanto in alcuni momenti del weekend. Parliamo di 50/70 cavalli. Qualcosa come due anni di sviluppo. Il problema con il miracoloso motore Ferrari è che ci sono moltissime teorie, ma nessuna prova. Per questo motivo i rivali non hanno fatto una protesta. La FIA ha invitato i rivali a protestare se pensano che ci sia qualcosa di irregolare".
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Ferrari, Mattia Binotto

Credit Foto Getty Images

La mossa Red Bull ad Austin

Pur senza esporsi con una protesta ufficiale, ad Austin la Red Bull ha fatto la prima mossa. I tecnici del team austriaco hanno ipotizzato che il segnale del flussometro sia stato manipolato in modo da iniettare benzina negli intervalli in cui non rileva il flusso. Con il vantaggio di iniettare più carburante di quello consentito, e relativo vantaggio in termini di potenza. Red Bull l’ha provato al banco e ha inviato le valutazioni alla FIA, chiedendo se tale escamotage fosse legale. Ovviamente è stato risposto di no. Se la Ferrari ha fatto qualcosa del genere, è stata costretta a fermarlo immediatamente, per non incorrere in una protesta ufficiale. I rivali già al sabato sono arrivati alla conclusione che la rossa aveva dimezzato il proprio vantaggio sui rettilinei, mentre in gara è andato tutto storto".
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Max Verstappen (Red Bull) - GP of United States of America 2019

Credit Foto Getty Images

Rilancio Honda

A stretto giro di posta hanno parlato della questione anche gli uomini Honda, peraltro coinvolti da voci che vorrebbero una nuova spy story in atto proprio da parte dei giapponesi sui propulsori Ferrari. Niente di roboante stile Verstappen, ma qualche allusione piuttosto chiara. Il responsabile F1 Toyoharu Tanabe ha infatti sottolineato come "il divario tra noi e la Ferrari in termini di velocità di punta è stato inferiore rispetto alle gare precedenti. Questo è un dato chiaro, anche se non sappiamo se questo sia attribuibile al motore o al telaio ed alle scelte di setup".
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Lando Norris (McLaren) - GP of Japan 2019

Credit Foto Getty Images

La posizione di FIA e Liberty Media

Come accennato, la Fia non ha mai trovato nulla di irregolare nel funzionamento della power unit Ferrari, invitando eventualmente i team interessati a inoltrare protesta ufficiale. Ed anche Liberty Media, per bocca di Ross Brawn, ha voluto gettare acqua sul fuoco: il direttore sportivo e responsabile generale della massima formula automobilistica ha espresso un giudizio lapidario sulle indiscrezioni proposte dal team di Milton Keynes. Come riportato dalla tedesca Auto Motor und Sport, l’ingegnere di Manchester ha infatti affermato: “Penso che gli avversari della Ferrari leggano nei numeri ciò che vogliono leggere. Dall’esterno, è difficile spiegare il declino prestazionale, e certamente non voglio speculare sull’ultima direttiva tecnica della FIA relativa alla misurazione del flusso di carburante. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che la Ferrari ha faticato in Texas, soprattutto nella gestione delle gomme".

Austin, crisi gomme o motore?

E qui si inserisce anche la 'linea difensiva' della Ferrari, secondo cui le velocità di punta registrate sul circuito americano testimoniano comunque di una maggiore prestazionalità rispetto alla concorrenza, mentre sarebbe stata la gestione delle gomme ad affossare la SF90. Versione verosimile, considerando che in qualifica le rosse hanno fatto abbastanza bene e che dopo il primo, difficile stint su gomme gialle, Leclerc ha ritrovato il passo dei migliori una volta montate coperture differenti. Non è da escludere che il combinato disposto tra caratteristiche della pista, asfalto e temperature abbiano condizionato la gara dei ferraristi più della supposta perdita di cavalli. Piuttosto, a Maranello andrà capito come mai le gomme gialle, molto prestazionali in Messico, abbiano riportato la SF90 a prestazioni tipo Budapest nel Gp americano.
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Un tecnico Ferrari alla presa con gli pneumatici

Credit Foto Getty Images

La verità in Brasile?

In attesa di ulteriori eventuali mosse da parte di Red Bull, Mercedes o Renault, sarà probabilmente il prossimo Gp del Brasile a diradare la nebbia. Perché il lungo rettifilo in salita metterà decisamente alla frusta le power unit, e perché i due rettilinei principali sono sul traguardo e subito dopo la S "Senna", e non dopo 11 curve di 'snake' come ad Austin. Se la Ferrari ha dovuto realmente rinunciare a 70 cavalli, lo si comprenderà con tutta probabilità a Interlagos. Che a questo punto acquisisce un valore proprio ed un peso specifico non indifferente, con vista sul 2020.
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