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Formula 1, la storia della Ferrari: i piloti preferiti di Enzo Ferrari

Fabio Psoroulas

Pubblicato 09/07/2021 alle 12:26 GMT+2

Quarta puntata del nostro speciale dedicato alla Ferrari: oggi parliamo dei piloti preferiti da Enzo Ferrari. La Scuderia di Maranello ha avuto hanno avuto tra le sue file molti piloti: alcuni non hanno lasciato il segno, altri sono stati immensi campioni. Quattro di loro sono entrati nel cuore del Commendatore modenese. Scopriamo di chi si tratta.

Tazio Nuvolari, Jacques Villeneuve, Niki Lauda, Guy Moll, Ferrari

Credit Foto Getty Images

Nell'intera storia del campionato del mondo di Formula 1 ci sono state meno di cento persone privilegiate designate a guidare una Rossa anche solo per un Gran Premio. Precisamente 79, l'ultimo è Carlos Sainz. Purtroppo diversi non hanno avuto la possibilità di confrontarsi con Enzo Ferrari, scomparso nel 1988, molti altri invece hanno lavorato a fianco del modenese. Negli oltre 50 anni di carriera, il Commendatore ha avuto il piacere di battagliare, in pista e non, con tanti superbi avversari, e avere grandi piloti a bordo delle sue vetture. Alcuni gli sono veramente entrati nel cuore.

I fantastici quattro

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Enzo Ferrari

Credit Foto Eurosport

Sono quattro i personaggi che hanno avuto un posto speciale nella vita di Enzo, e per quanto folle possa sembrare, due di loro non hanno mai partecipato a una gara ufficiale di F1. Primo fra tutti? Sicuramente Tazio Nuvolari, il beniamino tra i beniamini. È il primo pilota ad aver lasciato una profonda impressione su Enzo, il capostipite per i successivi.
Questa costante è valida in quasi tutti i campi e in tutti gli sport. Nel calcio è Pelé. Nella boxe è Ali. Essere i primi offre un privilegio eterno: la memoria, essendo selettiva, conserva nel tempo solo il meglio. Questo è il motivo per cui Enzo non è mai stato del tutto obiettivo ogni volta che raccontava le vicende di Nuvolari e della sua carriera.
Il pilota italiano era davvero unico, a detta dei racconti dell'epoca. Sembrava che fosse in grado di vincere qualsiasi gara con qualsiasi mezzo nelle sue mani. Enzo Ferrari lo capì molto velocemente, ancor prima che fosse il Commendatore. Precisamente il 25 maggio 1924: quel giorno il futuro imprenditore gareggiò nel Circuito del Savio e vinse guidando un'Alfa Romeo all'avanguardia per l'epoca, con molto margine sul suo primo inseguitore, Tazio Nuvolari. Il divario fu di ben 25 minuti, ma Tazio arrivò secondo al volante di un Chiribiri, molto più modesta dell'Alfa RL del pilota modenese.
"La prima volta che l'ho incontrato non ho prestato attenzione a questo ometto magro - ha scritto in seguito Enzo - Ma durante la gara ho capito che era l'unico capace di sfidarmi per la vittoria"

Tazio Nuvolari, il primo

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Tazio Nuvolari sulla Alfa Romeo 12C-36

Credit Foto Getty Images

Da lì in poi Nuvolari fu amato alla follia da Enzo e dalla Ferrari. Maranello lo considerò sempre come punto di riferimento dei piloti dell'epoca. L'Ingegnere ne fece logicamente uno dei suoi piloti all'inizio degli anni '30, quando assunse la direzione sportiva dell'Alfa Romeo, e furono tanti i successi del "Flying Mantouan", sia con vetture di Enzo, sia sulle due ruote. Incredibile fu la vicenda che coinvolse Nuvolari dopo un brutto incidente a Monza. Il risultato furono due gambe rotte, ingessate e divieto di camminare per almeno un mese. Sei giorni dopo l'italiano fuggì dall'ospedale e corse al Grand Prix des Nations, chiedendo ai suoi meccanici di legarlo alla sua moto e di aiutarlo a tenere l'equilibrio alla partenza e all'arrivo. Vinse e divenne campione europeo.
Nella mente del Commendatore due criteri distinguevano i grandissimi piloti da tutti gli altri: lo sprezzo del pericolo e il modo di guidare. Allora, e ancora oggi, chiunque si metta al volante di una competizione automobilistica ha una relazione con il rischio che è incomparabile a quella di altri esseri umani. Quella di Nuvolari era incomparabile anche a quella degli altri piloti. Questa particolarità ha dato vita a uno degli scambi di battute più famosi tra il campione e un giornalista, dopo la sua vittoria più memorabile: quella del 1935 al Nürbürgring, dove sconfisse la Mercedes con un'Alfa vecchia più di quattro anni.
“Dove trovi il coraggio di salire ogni volta nel tuo abitacolo?” Chiese il giornalista.
- "E tu, dove speri di morire?" ribatté il pilota.
- "Io? Non lo so. A casa, nel mio letto, spero."
- Allora dove trovi il coraggio di infilarti tra le lenzuola ogni sera?"
Nuvolari aveva un coraggio straordinario e uno stile per cui Ferrari andava pazzo. "Nivola" apparteneva a una categoria di piloti a cui Enzo aveva dato un nome: "Era quello che definiva 'Garibaldino' - spiega il giornalista Jean-Louis Moncet - Cioè un ragazzo aggressivo, che lotta fino alla fine. Questi piloti avevano un posto speciale nel cuore di Enzo Ferrari. Ancora più di Nuvolari fu Guy Moll".

Moll, il franco-algerino

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Guy Moll, Monaco 1934

Credit Foto Getty Images

"Se non è stato il primo straniero a far parte della mia squadra, Guy Moll è stato senza dubbio il primo pilota eccezionale", disse Enzo Ferrari.
A fine 1933 Nuvolari lasciò la Ferrari, insoddisfatto dell'equipaggiamento di cui disponeva. Nel 1934 Moll divenne uno dei tre piloti del team, accanto a due stelle dell'epoca: il monegasco Louis Chiron e soprattutto l'italiano Achille Varzi, grande rivale di "Nivola".
Moll era francese, nato da madre spagnola e padre emigrato in Algeria, dove nacque. "Non so se sia questo miscuglio di nazionalità e background che ha reso questo ragazzo un prodigio, ma sono comunque convinto che meriti di essere avvicinato a Nuvolari e Moss. - noterà il Commendatore tanti anni dopo - Come Nuvolari, aveva quello spirito strano e peculiare, la stessa aggressività, la stessa determinazione ad affrontare il pericolo". In poche settimane Moll battè Chiron in casa al Gran Premio di Monaco e gareggiò ruota a ruota con Varzi in Coppa Montenero. Ma questo duello tra due compagni di squadra fece capire molto di Moll a Enzo.
Da bravo visionario, il Commendatore non tollerava, nemmeno all'epoca, che due piloti della stessa squadra si danneggiassero in pista. "Ho deciso di segnalare loro di abbandonare questo giochino, perché non è opportuno cercare guai interni a questo punto - confidò il modenese -. Così ho preparato il mio cartello ma, nel preciso momento in cui l'ho mostrato al ragazzo lui ha cambiato marcia ed è andato in testacoda volontariamente, facendomi segno che capiva la mia richiesta. Ero sbalordito. Mai avevo visto una tale compostezza, un tale autocontrollo, una tale capacità di ragionare in una situazione di pericolo".
Moll era divertito dal rischio, giocava con la morte. Finì per morire in pista il 15 agosto 1934. Ma aveva ottenuto l'ammirazione del Commendatore: "Era un asso della guida come ce ne sono stati pochi".

L'indimenticato Gilles Villeneuve

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Gilles Villeneuve: eroe totale anche senza vincere un Mondiale

Dopo di lui, e per quasi mezzo secolo, Ferrari vide passare tra le sue fila grandi piloti e anche tanti campioni: Ascari, Fangio, Hawthorn, Phill Hill, Surtees... Ma nessun "Garibaldino". Bisogna aspettare la fine degli anni '70 per rivederne uno: Gilles Villeneuve.
Il Canadesino rilanciò una categoria di piloti che l'Ingegnere era arrivato a ritenere definitivamente scomparsa. "Gilles era tutto ciò che il signor Ferrari adorava" - dichiara Jean-Louis Moncet. "Divenne subito un figlio spirituale per Enzo Ferrari, che lo difese a spada tratta dalla stampa dopo una prima stagione deludente con la Scuderia".
Il suo talento, crudo, primitivo e così puro fece riemergere il fuoco della passione all'Ingegnere. Villeneuve affascinava il Commendatore soprattutto per la sua ossessione nei confronti della velocità: nessuno al mondo poteva andare più veloce di lui.
Le gare di GIlles non dissero tutto sul suo stato d'animo. Anche il leggendario sorpasso a René Arnoux a Digione nel 1979 mostrò solo una parte di questo costante bisogno di velocità e, in un certo senso, di ingannare la morte. Il mito che è diventato Villeneuve dopo la sua scomparsa a Zolder racconta invece molto di lui e della Ferrari, più di quanto hanno fatto le sue imprese in pista. Guidava per una scuderia dove i risultati contano, e tanto, forse anche più che altrove, ma dove la passione è ancora più importante. E Villeneuve, come Enzo, di passione ne aveva da vendere e la metteva in mostra ogni volta che guidava la Rossa in pista. Il suo modo di correre, sempre al limite, è rimasto nei cuori di tutti gli appassionati, nonostante i risultati della sua breve carriera non furono così incredibili.

Per ultimo Niki Lauda

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Niki Lauda, il campione leggendario che visse due volte

Nuvolari, Moll, Villeneuve. Ne manca uno. Il quarto è Niki Lauda, ma è totalmente diverso rispetto agli altri tre. L'austriaco era dotato di un talento incommensurabile, grazie al quale pose fine a un periodo di undici anni senza titoli a Maranello, una carestia che la squadra non aveva mai conosciuto fino ad allora. Inoltre era uno che aveva sfidato la morte e aveva vinto, ricordando il suo terribile incidente al Nürburgring nel 1976. Ma era un "Garibaldino"? Tenderemmo a rispondere no.
Il primo incontro tra Niki ed Enzo fu tutt'altro che idilliaco. Quando l'austriaco fece il suo primo test sulla Ferrari 312 a Fiorano, la definì con una semplice analisi: "Questa macchina è davvero una schifezza". Proprio così. Lauda iniziò in questo modo la sua carriera di ferrarista e la concluse più di tre anni dopo sbattendo la porta, con due Gran Premi rimasti da disputare, ma con due titoli vinti in bacheca e tante vittorie. Nel mezzo ci fu anche il clamoroso ritiro del Fuji, con Lauda che "regalò" il titolo a Hunt perché impaurito dalle condizioni meteo, una corsa che i vari Villeneuve e Nuvolari non solo avrebbero corso senza problemi, ma in cui sarebbero andati ancora più forte.
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Niki Lauda, Ferrari, 1975

Credit Foto Imago

Un carattere per nulla facile quello di Lauda, possedeva atteggiamenti che innumerevoli volte fecero irritare il Commendatore. Furono moltissime le tensioni tra il pilota ed Enzo, che influirono anche nel lavoro all'interno del box e della fabbrica.
Ma perché allora Lauda è in questa speciale classifica? In questo caso c'era di più. Oltre al talento, Lauda era dotato anche di un'intelligenza, una testa, una maestria e un bagaglio tecnico superiori alla norma. Non era solo un pilota di talento, era un uomo furbo, al passo con i tempi. Ad esempio fu il primo pilota manager, che pretendeva di essere pagato e tanto. Fu anche il primo pilota-atleta, capace di curare il proprio fisico per essere più preparato in pista. Insomma, il pionere del pilota moderno. Una persona che quindi si è guadagnata il rispetto di tutti, compreso quello di Enzo, grazie all'enorme talento ma anche per il lavoro e l'allenamento.
FONTE:
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F1: tutti i team e i piloti del Mondiale 2021

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