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Formula 1 - La Ferrari è ancora da titolo, sistemando l'affidabilità: partire dalle prestazioni per costruire il futuro

Umberto Zapelloni

Pubblicato 11/07/2022 alle 10:14 GMT+2

La Ferrari è tornata a vincere con il pilota giusto, quello che può ancora lottare per la vittoria finale, ma è inutile nascondere che i problemi persistono. E infatti ha rischiato di fare arrosto l'altro pilota, con la sua monoposto che ha preso fuoco, ma anche Leclerc ha dovuto lottare col pedale dell'acceleratore: guai che vanno risolti, ma con una buona base di risultati da cui ricominciare.

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La vittoria di Leclerc in Austria vale doppio. Non ha vinto soltanto la Ferrari giusta, quella che doveva vincere per tenere vivo il sogno Mondiale. Ha vinto il pilota che stava diventando un caso perché dal 10 aprile, giorno del Gran premio d’Australia non riusciva a salire sul gradino più alto del podio. Un’astinenza fatta di errori suoi (a Imola), del team (a Monaco e a Silverstone) dell’affidabilità (a Barcellona e a Baku). Novantadue giorni d’attesa che cominciavano a pesargli. Perché lui cercava di essere ottimista, di pensare positivo, ma poi, come ha ammesso l’altro giorno, qualche domanda aveva cominciato a farsela.
Per questo la vittoria austriaca, arrivata con tre sorpassi tre su Max Verstappen vale doppio. Vale per la classifica e per il morale. Per la classifica avrebbe potuto avere u valore ancora maggiore senza l’arrosto del motore di Sainz, ma per il morale vale davvero un sacco. Vincere superando tre volte in pista il tuo avversario, mettere finalmente un bel gruzzoletto di punti (37) tra te e il tuo compagno/avversario così da evitare che il team manager abbia altri cattivi pensieri, è stato un bel colpo.
La Ferrari ha le prestazioni per lottare per il titolo. Lo sta dimostrando su ogni tipo di pista, in ogni condizione meteo. Ha una macchina che ha recuperato il gap di velocità sulla Red Bull ed è rimasta gentile sulle gomme. All’orizzonte però restano delle nuvole minacciose. L’affidabilità continua a restare un problema. È il vasetto di colore che rovesci sulla tela appena dipinta.
Un altro motore che va arrosto con fuoco, fiamme e rischio di chiamare in pista una safety Car che avrebbe complicato ancora la gara di Charles. Quell’acceleratore che improvvisamente non torna più al suo posto costringendo Charles a un finale con il cuore in gola e il fiato sospeso. Se li sommiamo ai guai che hanno fermato due volte Charles e un’altra volta Carlos ecco che il quadro è completo. Con Binotto che ancora deve capire dopo quanti chilometri i motori Ferrari diventano fragili. Non sarà un problema dalla soluzione semplice. Ma la Ferrari non poteva che seguire questa strada: prendersi dei rischi, azzerare il gap prestazionale e poi pensare all’affidabilità, unico tipo di intervento permesso dal regolamento.
Cominciamo dalle prestazioni, dalle quattro vittorie e dalle sette pole. Da qui costruiremo il futuro. A metà campionato la Ferrari sa di aver raggiunto il primo obbiettivo stagionale: è tornata a correre da protagonista, a vincere, a sognare. Se poi restasse in lotta per i mondiali (c’è anche quello Costruttori tanto caro all’Ingegnere) fino alla fine, l’obbiettivo sarebbe centrato completamente.
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