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È il miglior Hamilton di sempre e Vettel soffre ancora il confronto diretto

Paolo Sala

Aggiornato 03/09/2018 alle 13:31 GMT+2

Lewis si esalta in territorio nemico, piazzando due sorpassi da fuoriclasse che restituiscono la pariglia di Spa ad una Ferrari in palla ma in difficoltà con le gomme gialle. Vettel soffre il confronto diretto e lascia altri punti sul terreno. In casa Ferrari servono calma e una decisione definitiva sui team order, già abbondantemente decisi dagli avversari.

Race winner Lewis Hamilton of Great Britain and Mercedes GP hugs third place finisher Valtteri Bottas of Finland and Mercedes GP in parc ferme during the Formula One Grand Prix of Italy at Autodromo di Monza on September 2, 2018 in Monza, Italy

Credit Foto Getty Images

Il rumore del nemico lo esalta, la pressione dei momenti decisivi pure: la vittoria di Lewis Hamilton a Monza non è soltanto un capolavoro di carattere tecnico-agonostico, ma anche e soprattutto psicologico. Nei confronti del suo team, traumatizzato da quel sorpasso sul Kemmel di sette giorni fa in Belgio e tenuto sulla corda da Toto Wolff. Ma più ancora nel confronto diretto con Sebastian Vettel, campione sopraffino eppure troppo spesso più labile a livello di tenuta mentale rispetto a Lewis.

Vettel troppo latino

Ne parlava in tempi non sospetti Sergio Marchionne, che lo definiva un tedesco dal sangue caldo come un latino. E non si trattava necessariamente di un complimento, declinato sulle esigenze di sangue freddo nelle corse. Se Hamilton è una macchina da guerra, Sebastian Vettel è troppo spesso vittima del proprio temperamento, soprattutto nelle prime fasi di gara. Da Singapore 2017 a Monza 2018, passando per Le Castellet e non solo, Seb ha lasciato punti in situazioni spesso simili fra loro. L'attacco di Hamilton alla Roggia è stato rischioso ma regolare (e spettacolare), Vettel ha dato l'impressione di non voler accettare il sorpasso, segno di debolezza che pesa come un fardello nella lotta Mondiale. Anche perché - al netto degli errori - la rossa del 2017 finì per pagare la plafonatura dello sviluppo e l'inferiorità di motore, mentre quella di quest'anno avrebbe ed ha tutte le carte in regola per vincere il titolo.
Gli errori commessi da Sebastian Vettel finora nel Mondiale: il tedesco è a -30 rispetto a Lewis Hamilton

Hamilton al top

Altro problema per Maranello un Lewis Hamilton stratosferico, il miglior Hamilton di sempre indipendentemente da come andrà a finire il Mondiale 2018. Se il suo unico limite è stato in passato la continuità di rendimento, quest'anno l'inglese è stato in grado di massimizzare punti e risultati come mai prima nella sua carriera. La stessa Monza, a partire dalle qualifiche, è stato un suo acuto prima che una riscossa Mercedes. A seguire gli exploit sull'acqua delle scorse settimane e le pole positions strappate coi denti senza mai un singolo errore. Implacabile per natura, opportunista nelle situazioni giuste, calcolatore quando è servito esserlo, Lewis ha messo insieme un tesoretto di punti superiore alle reali possibilità della W09, forse chiamato a dare il 100% del suo potenziale proprio dalla sfida di una Ferrari mai così affiancata, o davanti, alle frecce d'argento nell'era ibrida.

Ferrari, il momento delle scelte

A Maranello restano i dubbi sull'inatteso blistering sulle gomme soft, che ha ridimensionato le ambizioni di Raikkonen, e la necessità di adeguarsi a Mercedes per quanto riguarda le scelte strategiche coi piloti. Definita o meno la posizione di Raikkonen in chiave 2019, il Gp d'Italia ha mostrato come in Mercedes sia chiaro il contratto da scudiero di Bottas, cui è stato chiaramente chiesto di rallentare per tenere a freno Raikkonen e contribuire a distruggergli le gomme. La pole-record di Kimi è stata paradossalmente l'origine di tutti i problemi; chiedergli proprio a Monza di lasciar sfilare il compagno sarebbe stato difficile e tecnicamente impossibile in partenza, ma è evidente che da questo punto in avanti bisognerà puntare tutto su Vettel, se si vuole provare a vincere il titolo Piloti oltre a quello Costruttori.

Futuro, serve calma

Certo, fra Silverstone e Monza l'incasso ferrarista in una striscia di gare promettenti è stato magro, mentre Hamilton ha intascato tutto quanto potesse. Ma a Maranello non va persa la calma, bensì mantenuta la concentrazione sugli ultimi sviluppi stagionali di una macchina che resta in grado di battere la Mercedes. A partire da una pista lenta come Singapore, dove si può sperare che anche la Red Bull possa togliere punti allo scatenato Lewis. Certo è che Vettel si è abbondantemente giocato il bonus errori, i 30 punti danno una gara di vantaggio su sette a Hamilton e ora Seb dovrà anche sperare in qualche defaillance di Lewis per risalire. Sperabilmente con Raikkonen alleato di ferro. Con o senza contratto, è un problema che Arrivabene e Camilleri dovrebbero risolvere in settimana.

Mercato in fibrillazione

A tal proposito, mai come quest'anno il mercato piloti, liturgicamente cristallizzato fra primi incontri a Montecarlo e firme eventuali a Monza, somiglia a quello calcistico: dalla giravolta improvvisa di Ricciardo in Renault all'addio di Alonso, c'è ancora incertezza riguardo diversi sedili. In Ferrari si attende l'annuncio della riconferma di Raikkonen o (più probabilmente) dell'approdo di Charles Leclerc. In quel caso Kimi potrebbe andare in McLaren con Sainz. Molti gli incerti, fra i quali Ocon, che pareva destinato ad affinacare Hamilton ed oggi ha difficoltà a trovare un volante per il 2019. Per Giovinazzi speranze in Sauber o Haas. Kubica può rientrare con Williams ma tratta anche con Toro Rosso.
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