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Hamilton asso pigliatutto, Ferrari guarda al Canada per decidere il futuro

Paolo Sala

Pubblicato 27/05/2019 alle 08:14 GMT+2

Fra i muretti del Principato Lewis si esalta nelle difficoltà sia in qualifica che in gara, il marchio del fuoriclasse. A Maranello si attende l'esito di Montreal per decidere se indirizzare budget e lavoro a ottimizzare la SF90 o iniziare a spostare risorse sul 2020.

Lewis Hamilton scherza con Sebastian Vettel sul podio di Montecarlo, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Il campione vero si esalta nelle difficoltà, e Lewis Hamilton ne ha dato l'ennesima dimostrazione nel week end del Gp di Monaco: in qualifica, con l'unghiata decisiva nell'ultimo tentativo utile dopo aver visto i fantasmi di un Bottas incredibilmente veloce e davanti a lui in Q3. E in gara, quando ha tenuto a bada lo scalpitante Verstappen pur montando gomme al limite dopo la scelta da parte Mercedes di dargli le gialle per oltre cinquanta giri. Poi, come spesso accade, la fortuna diviene virtù dei forti, e l'attacco velleitario dell'olandese nel finale gli ha procurato solo un grosso spavento, quando nella maggior parte delle occasioni una manovra così causa una foratura al posteriore.

Prova di forza con vista Mondiale

Un successo tre volte importante per l'inglese della Mercedes: perché ci teneva più di chiunque altro a dedicare il successo a Niki Lauda, a suo tempo decisivo nella sua decisione di lasciare la McLaren per accasarsi a Brackley. Perché Montecarlo mantiene intatto il suo fascino ed il suo blasone, e vincere qui ha sempre un sapore ed un'importanza storica particolare, soprattutto per i fuoriclasse come Lewis. E perché, con un Bottas così in forma e determinato a giocarsela il più a lungo possibile in classifica per evitare che si creino gerarchie certe all'interno del team, era più che mai importante per lui centrare la seconda vittoria consecutiva e provare a tarpare le ali al compagno di squadra nel suo momento migliore. Visto che al momento Bottas è peraltro l'unico vero ostacolo fra Hamilton ed il sesto titolo Mondiale.

Ferrari luci ed ombre

In casa Ferrari quello del Principato è stato un week end di luci e ombre: un festival degli errori e degli orrori sia da parte dei piloti - evidentemente condizionati dallo scarso feeling che l'anteriore della macchina concede loro - sia da parte della squadra, con la sciagurata scelta in qualifica che ha eliminato Leclerc. Eppure un bilancio finale meno disastroso che in altre occasioni, su un tracciato in cui, dopo ciò che si era visto nell'ultimo settore di Montmelò, c'era il rischio concreto di prendere un'imbarcata. I problemi di carico e di sfruttamento gomme sono ancora tutti lì, il sottosterzo e le difficoltà sul lento sono state evidenti soprattutto in qualifica, e gli errori dei piloti (Vettel nelle libere 3, ma anche Leclerc in Q1, lungo alla Rascasse) ne sono il certificato più affidabile. Se non altro, però, Vettel è sempre rimasto coi primi e la sua gara ordinata gli ha regalato un ottimo secondo posto, e Leclerc ha potuto spolverare il proprio talento cristallino con un paio di sorpassi esaltanti, prima di toccare il guard rail su Hulkenberg.

Canada decisivo per impostare il futuro

Ora per Maranello arriva il momento delle scelte drastiche, e il prossimo Gp del Canada è l'occasione migliore per scegliere la direzione. Le caratteristiche del tracciato di Montreal, lunghi rettilinei e staccate secche, potrebbero restituire una SF90 - se non in versione Bahrain - comunque competitiva per la vittoria. E allora si tornerebbe ad avere la consapevolezza di una macchina da primato quanto meno sul veloce, con la possibilità di concentrare il lavoro sui punti deboli avendo delle certezze su quelli forti. In quel caso, sviluppare al meglio la SF90 col doppio obiettivo di restare in gioco nel Mondiale piloti e prendersi tutto ciò che possa venire di buono anche per il progetto 2020, avrebbe la sua convenienza. Ma se così non fosse, se nemmeno sulle piste da alte velocità la rossa mostrasse segni di riscossa, a quel punto avrebbe molto più senso alzare le mani ed iniziare a concentrare soldi, idee, risorse tecniche e umane al prossimo anno, senza troppi tentennamenti. Come del resto ha lasciato intendere lo stesso Mattia Binotto venerdì dopo le libere. Per arretrare, ma avere quanto meno la possibilità di prendere la rincorsa.
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