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Halo non piace a nessuno, l'anti Halo in Indy funziona. In F1 nel 2019?

Paolo Sala

Aggiornato 24/02/2018 alle 15:13 GMT+1

Promosso un parabrezza in lega speciale nei test svolti da Scott Dixon. Risolti i problemi che lo avevano fatto bocciare in Formula 1

Le Halo sur la Mercedes

Credit Foto Getty Images

La Formula infradito sembra non piacere davvero a nessuno. Il nuovo oggetto misterioso della Formula 1, il sistema di protezione Halo, è vissuto come un fastidio nemmeno così necessario. In primo luogo dai piloti, che non hanno mancato di lamentarsene, anche se a mezza bocca. E sebbene rispetto all'accrocchio dei test dello scorso anno sia stato inserito nel concept delle macchine, rendendolo esteticamente più accettabile, continua non convincere. Ma un'alternativa per il futuro c'è, ed è stata promossa in Usa; un aeroscreen trasparente in fibra speciale vidimato da Scott Dixon per la Formula Indy, che sembra aver superato le criticità emerse su quello bocciato in F1 pochi mesi fa.

Lega speciale

Alla vigilia dei test collettivi della Indy a Phoenix, Scott Dixon col team Penske ha portato in pista il nuovo parabrezza sviluppato dalla multinazionale PPG, già sponsor della serie. Un aeroscreen, in quanto utilizzato sul jet civile G650 e sui caccia F16, realizzato con un materiale speciale, l'Opticor, lamina che avvolge il policarbonato e che permette di ottimizzare la trasparenza della superficie. Una tecnologia che neutralizza le criticità emerse sul primo test in F1, ai tempi di Sebastian Vettel in Red Bull, col tedesco che denunciò deformazioni visive ad alte velocità fino ad accusare capogiri.

Il Test

Per Scott Dixon invece nessunissimo problema in un test che aveva l'obiettivo di valutare i limiti di visibilità e di distorsione accettabili per il pilota: "E' difficile da spiegare - ha detto ad Autosprint -, è ovvio che quando guardi attraverso un parabrezza qualcosa cambia. Non è esattamente un effetto di ingrandimento, ma quasi. Il cervello e gli occhi devono adattarsi, ma più passava il tempo in pista, più mi abituavo. Mi ha anche sorpreso la riduzione dei rumori aerodinamici, che rende l'esperienza più confortevole". L'anti Halo dunque va, anche se ora il percorso non sarà breve. Andranno fatti ulteriori adattamenti e valutate le conseguenze aerodinamiche in gruppo. Difficile vederlo prima della fine della stagione americana, ma la direzione sembra presa.

E la Formula 1?

In Formula 1, a quanto pare, la cosa dovrebbe interessare. Perché se sulla sicurezza non si deroga, Halo non piace e non piacerà mai. Ross Brawn ha detto che, se proprio deve esserci, dovrebbe ricordare una scultura moderna. Frase criptica ma emblematica di quanto ne sia attratto. Qualche pilota non ha nascosto che prenderlo a martellate è un istinto ricorrente. Max Verstappen è stato il più esplicito, definendolo assurdo, un'idea senza senso che incide peraltro su pesi e baricentro e che a sua detta potrebbe creargli problemi, essendo più alto di altri piloti.

Pro e contro

In realtà un aerokit oggettivamente sicuro ed affidabile, oltre che più rispettoso della storia estetica della Formula 1, finirebbe per fornire maggiori garanzie anche in termini di sicurezza pura. Perché Halo, oltre ad essere un pugno nell'occhio, ha delle criticità oggettive. Può essere utile per proteggere il pilota da una gomma vagante, o da incontri ravvicinati alettoni-testa come nei recenti contatti Alonso-Raikkonen (Austria) e Alonso-Grosjean (Spa). Per detriti e pezzi piccoli tocca affidarsi alla fortuna, dopo che una simulazione ex post ha dimostrato come Halo non avrebbe potuto nulla nell'incidente in Ungheria in cui una molla persa dalla Bar di Barrichello sfondò la faccia a Felipe Massa. L'aero screen sarebbe invece stato provvidenziale (altra questione è l'incidente fatale di Jules Bianchi, ucciso dalla violenta decelerazione, impossibile sapere se una delle due soluzioni lo avrebbe salvato), e non crea alcuna complicazione all'uscita del pilota dall'abitacolo.

America chiama America?

Gli americani di Liberty Media, fra le pit girls e le tensioni 'nascariste' vagheggiate da Marchionne e non solo, potrebbero buttare un occhio ai compatrioti per spingere sul aeroscreen della Formula Indy. Anche perché sono i primi a considerarla, al pari del Drs, una soluzione temporanea. Anche se le decisioni in questo senso le prende la Fia, non c'è dubbio che saranno gli americani a scegliere la soluzione. E se il test di Scott Dixon sarà ripetuto con gli stessi esiti dai piloti di F1, il passo sarà obbligato. Magari già dal 2019, più realisticamente nel 2020.
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