La rabbia di Lewis Hamilton: "Il razzismo non è solo in America, non restate in silenzio"
Aggiornato 03/06/2020 alle 20:19 GMT+2
Attraverso un lungo post pubblicato sui social in occasione del #blackouttuesday, Lewis Hamilton ha espresso nuovamente il proprio sdegno e rabbia dopo la morte di George Floyd: "Neri e mulatti soffrono tutti i giorni in tutto il mondo. Falliamo come esseri umani se non facciamo sentire la nostra voce".
A meno di una settimana dal primo, violentissimo sfogo con cui aveva attaccato il silenzio del circus e degli altri piloti di F1 di fronte all'omicidio di George Floyd e alle conseguenti proteste negli Stati Uniti, Lewis Hamilton torna a parlare esprimendo rabbia e frustrazione attraverso un lungo post pubblicato sui canali social. Ecco i passaggi principali.
Sono sopraffatto dalla rabbia alla vista di un disprezzo così palese per le nostre vite. Le ingiustizie che sono costrette a subire i nostri fratelli e le nostre sorelle sono disgustose e devono finire. Molte persone sembrano sorprese, ma noi, sfortunatamente, non lo siamo. Neri e mulatti soffrono ogni giorno e non devono sentirsi nati colpevoli, non accolti, o in timore delle loro stesse vite a causa del colore della pelle.
Soltanto di fronte alle rivolte e alle grida che chiedono giustizia, la politica si muove, ma, ancora una volta, è troppo tardi, e non si è fatto abbastanza. Sono servite centinaia di migliaia di persone in strada ed edifici dati alle fiamme prima che le autorità reagissero e decidessero di arrestare Derek Chauvin per omicidio, e questo è triste. Sfortunatamente, l'America non è l'unico paese in cui vive il razzismo. Continuiamo a fallire come esseri umani se non facciamo sentire la nostra voce chiedendo giustizia. Non restate in silenzio, qualunque sia il colore della vostra pelle.
La F1 ha riposto con una nota: "Siamo con voi e con tutte le persone che lottano contro il razzismo: è un male da cui nessuno sport o nessun settore della società è immune, ed è solo insieme che possiamo opporci e sradicarlo".
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