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Lewis Hamilton: “Sono stato bullizzato perché sono nero. Per difendermi ho imparato il karate"

DaOAsport

Aggiornato 07/06/2020 alle 18:09 GMT+2

In un lungo post pubblicato su Instagram, Lewis Hamilton ricorda alcuni momenti dolorosi della giovinezza, quando fu costretto a subire maltrattamenti a sfondo razziale. "Per difendermi ho imparato il karate, ma ancora oggi io sto lottando, e lo si vede nel mio modo di guidare".

Lewis Hamilton

Credit Foto Imago

La protesta scoppiata negli Usa per l’omicidio a sfondo razzista di George Floyd ha trovato la solidarietà di tanti esponenti del mondo dello sport. Tra i più attivi a sostegno del movimento ‘Black lives matter’ vi è il sei volte campione del mondo di F1, Lewis Hamilton, che si è sentito toccare in prima persona dalla vicenda. Il trentacinquenne britannico, pilota nero cresciuto in un mondo di bianchi, ha raccontato la propria esperienza personale in un lungo post su Instagram, nel quale ha ricordato il dolore per episodi subìti di discriminazione razziale.
“Ho letto ogni giorno il più possibile per cercare di saper il più possibile di quello che è successo nella nostra lotta contro il razzismo, e questo ha riportato alla memoria tanti dolorosi ricordi della mia gioventù. Memorie intense delle sfide che ho affrontato quando ero bambino, come credo che molti di voi che abbiano sperimentato il razzismo o qualsiasi tipo di discriminazione abbiamo vissuto. Ho parlato così poco delle mie esperienze personali perché mi è stato insegnato a tenermi le cose dentro, non mostrare debolezze, uccidere gli altri con l’amore e poi batterli in pista. Ma lontano dai circuiti sono stato bullizzato, picchiato, e il solo modo per rispondere a questo è stato imparare a difendermi, così ho imparato il karate. Ma gli effetti psicologici negativi non possono essere misurati.
È anche per questo che guido nel modo in cui lo faccio, è molto più profondo di un semplice sport, io sto ancora lottando. Grazie a Dio avevo mio papà, una figura nera molto forte alla quale potevo guardare, che sapevo che capiva e che sarebbe stato dalla mia parte incondizionatamente. Non tutti hanno questa fortuna, ma dobbiamo restare uniti con coloro che non hanno quell’eroe al quale affidarsi e che li protegga. Dobbiamo unirci! Mi ero chiesto perché il 2020 sembrasse così sfortunato sin dall’inizio, ma ora sto cominciando a pensare che potrebbe essere l’anno più importante delle nostre vite, dove poter finalmente cominciare a cambiare l’oppressione sistematica e sociale delle minoranze. Vogliamo solo vivere, avere le stesse possibilità a livello di istruzione, e non aver paura di passeggiare per strada, andare a scuola o in un negozio. Ce lo meritiamo come chiunque altro. L’uguaglianza è fondamentale per il nostro futuro. Non possiamo smettere di portare avanti questa battaglia e io per primo non mollerò mai“.
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Hamilton: “Penso a Silverstone e Monza senza pubblico e provo una sensazione di vuoto”

antonio.lucia@oasport.it
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