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Luglio '79, Digione: il momento in cui scoppiò la Febbre Villeneuve

Paolo Sala

Aggiornato 08/05/2022 alle 11:27 GMT+2

Proprio nelle convulse giornate in cui la Formula 1 contemporanea si arrovella di fronte ai casi Vettel-Hamilton in Canada, Ricciardo in Francia e Verstappen-Leclerc in Austria, ricorre l'anniversario del più entusiasmante duello nella storia delle corse. Il corpo a corpo Villeneuve-Arnoux sul circuito di Digione fece letteralmente scoppiare la Febbre Villeneuve.

Il duello tra René Arnoux e Gilles Villeneuve sulla pista di Digione l'1 luglio 1979

Credit Foto Imago

Quando esplose esattamente in Italia quella passione popolare, infinitamente intensa, irripetibile e irripetuta che il settimanale Autosprint battezzò poi Febbre Villeneuve? Qualcuno dice fin dal primo volo dell'Aviatore al Fuji '77, altri si rifanno al primo successo di Gilles proprio sulla pista di casa, a Notre Dame. Ma fu l'incredibile Gran Premio di Francia a Digione, il 1° luglio 1979, a decretare l'amore incondizionato del popolo ferrarista (e non solo) per quel piccolo canadese dal volto dolce e dal cuore impavido, che Enzo Ferrari aveva scientemente pescato dal nulla dopo il mal sopportato addio del campionissimo Niki Lauda. Un Gran Premio di cui pochi ricordano il vincitore, Jean-Pierre Jabouille su Renault, ma di cui nessuno può dimenticare l'entusiasmante corpo a corpo fra Gilles Villeneuve e René Arnoux per il secondo posto. Un duello ruspante, epico, leggendario, che ha contribuito in modo determinante alla costruzione del mito della Formula 1, oltre che quello di Gilles. E fa quasi male riviverlo proprio mentre la F1 del 2019 è tremendamente impegnata a guardarsi l'ombelico.

Un duello sospeso nel tempo

Inevitabile ricorrere ad un minimo di cronaca: a 6 giri dalla bandiera a scacchi Jabouille conduce senza problemi la propria Renault verso il primo trionfo di un motore turbo in F1, col pubblico francese in estasi. Ma oltre 10" alle sue spalle avviene ciò che è in grado di mettere in secondo, terzo, quarto piano il risultato finale: un duello disperato tra la Ferrari di Gilles Villeneuve e l'altra Renault di René Arnoux per il secondo posto. I calcoli stanno a zero, entrambi vogliono finire davanti al diretto rivale e ne viene fuori un momento di poesia pura, una giostra medievale in salsa moderna che travalica lo spazio e il tempo, assume una dimensione a sé stante e resta sospesa nell'infinito.
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René Arnoux e Gilles Villeneuve

Credit Foto Imago

Toccate e ruote fumanti

Il primo attacco, alla fine del rettilineo, è di Arnoux, con Gilles che resiste percorrendo due terzi di curva all'esterno per poi accodarsi. Subìto il sorpasso, sarà il canadese a ripassare nella stessa curva con una staccata che sfida letteralmente le leggi della fisica, partendo da una ventina di metri di distanza rispetto alla Renault per prendere l'interno a ruote fumanti. Di lì una serie di attacchi, contro attacchi, toccate (non meno di cinque) che catalizzano gli occhi del mondo. Persino Jabouille a casa propria passa inosservato. Persino il compassato Mario Poltronieri, uno che poteva stare silente per tre giri consecutivi, inizia a strillare come un battitore d'asta sotto i colpi incrociati dei due cavalieri del rischio.

Alla base di tutto rispetto e fiducia

Villeneuve non ha mai parlato più di tanto dell'episodio; considerava normalissimo un duello del genere in Formula 1, e quando lo stesso ha iniziato a cristallizzarsi nella memoria collettiva degli appassionati, purtroppo non poté più aggiungere altro. Al contrario Arnoux, dopo la morte di Gilles avvenuta solo tre anni più tardi, è stato più volte sollecitato sull'argomento risultando illuminante su quella che era la Formula 1 dell'epoca rispetto a quella odierna, soffocata da regolamenti, tecnicismi e un approccio clinico in sede giudiziale che ne stanno snaturando l'essenza: "In un paio di occasioni ci siamo pure incrociati con lo sguardo attraverso la visiera nel pieno del duello - ebbe a dire il francese - e non ho potuto non notare come anche nei suoi occhi ci fosse quell'espressione mista fra rabbia e divertimento. Ma sapevamo di poter prendere dei rischi perché fra noi c'era enorme rispetto, e soprattutto perché io avevo fiducia in Gilles e Gilles aveva fiducia in me. Non avremmo mai azzardato certe manovre senza la certezza di poterci fidare l'uno dell'altro".
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La Ferrari di Gilles Villeneuve

Credit Foto Imago

La Febbre si propaga

Gilles aveva già avuto modo di mettere in mostra ciò che era: talento, velocità, destrezza. E insieme temerarietà al limite dell'autolesionismo, una propensione all'errore, e spesso al decollo, dato da quella esigenza - anch'essa una febbre - di andare oltre il limite della macchina, sempre. Davanti alle lamentele di tecnici e meccanici per come il canadese distruggeva le macchine, il Drake rispondeva quasi paterno: "Lasciatelo fare, con Gilles si vince anche quando non si vince". Digione '79 è lì a dimostrarlo. Come recita uno dei migliori cantori dell'epopea di Gilles, Mario Donnini, "non è vincendo, che Gilles provoca la Febbre, ma provandoci. Non è il cosa o il quanto, che arrapa, ma il come". È la Febbre Villeneuve, e ancora oggi non c'è aspirina che possa farla scendere.
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