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Molinari: "Voglio ripetermi, mi allenerò duramente. Olimpiadi? Ci proverò con tutto me stesso"

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 04/10/2019 alle 14:34 GMT+2

Francesco Molinari è il primo golfista italiano ad aver vinto un torneo major con la conquista del 147° British Open nel 2018; il 10 marzo 2019 ha fatto suo anche l'Arnold Palmer Invitational. Ora viene la parte più dura: confermarsi tra i golfisti più forti al mondo e provare a ripetersi. Ecco la sua intervista rilasciata al PGA Tour.

Francesco Molinari - 2019

Credit Foto Getty Images

Cos’è cambiato dalle stagioni precedenti a questa? Ha qualcosa a che fare con il fatto di avere una visibilità maggiore, più attenzione del pubblico, ecc.? Com’è stato l’intero processo di cambiamento?
Sí, i cambiamenti più grandi sono stati dopo l’anno scorso, comunque. Per i successi che ho ottenuto l’anno scorso ho ottenuto più visibilità, e anche all’inizio di questa stagione, con la vittoria all’Arnold Palmer. Dopo questi mesi c’è stato sicuramente un cambio di visibilità che vuol dire comunque meno tempo per prepararsi e più tempo da dedicare ad altre cose, per cui quella è un po’ la sfida di questa stagione e della stagione a venire.
C’è qualcosa di positivo in tutta questa questione dell’attenzione? Ti toglie tempo, peresempio?
Dipende dalla personalità di ciascuno. Per me, onestamente, di positivo non c’è molto, però sto cercando comunque di abituarmi alle tempistiche nuove e fare del mio meglio per continuare il percorso di miglioramento che ho iniziato qualche anno fa. Quest’anno, poi, ho anche giocato un po’ poco, intanto perché iniziato la stagione tardi. Mi sono ammalato quando avrei dovuto giocare a Los Angeles, non ho giocato Memphis... Per cui l’anno prossimo, probabilmente, qualche torneo in più lo farò.
Ti è cambiata la vita nel gioco, come professionista. È cambiata anche la tua vita personale?
No, no, quello no, perché comunque vivendo in un paese “straniero”, non vivendo in Italia, cambia. Poi Londra è una città – si è sempre detto – dove ci sono tante cose che succedono, tante persone famose in tutti i vari settori , dallo sport al teatro... No, la vita privata, diciamo, non è cambiata per nulla.
L’anno scorso hai giocato un solo torneo d’autunno, vero?
Sí, l’anno scorso ero stanco, per cui ho cercato di riposare il più possibile e avevo comunque in testa l’obiettivo del Race of Dubai, dove ero primo e volevo cercare di finire la stagione primo. Quest’anno avrei voluto giocare magari anche tre tornei del PGA Tour prima di Natale però, per come ho programmato la stagione quest’anno e per il fatto che l’Open d’Italia è vicino ai tornei in Asia era complicato giocarne tre; volevo giocarne almeno due e alla fine, andando quasi per esclusione,quello a cui era più facile partecipare era questo. E poi comunque è un torneo che ho visto in televisione parecchie volte, ho visto un campo che mi sembrava si potesse adattare bene alle mie caratteristiche e quindi ero anche curioso di venire a Napa, che è un posto dove non sono mai stato in passato
I Majors – i grandi tornei –sono sempre stati dove meglio hai giocato, più centrato. La stagione scorsa, quella di Washington, sei riuscito a portare quest’intensità a un torneo che non era, diciamo, così importante. Ti chiedo: come fai con un torneo come questo o altri tornei che non sono tra i Majors? Come trasporti lì l’intensità?
Sì, non è facile sicuramente. Una delle cose che sono cambiate per me è il modo in cui partecipo ai tornei del Grand Slam, nel senso che dopo averne vinto uno ovviamente c’è il sogno e l’obiettivo di vincerne ancora altri prendendo coscienza del fatto che posso farlo avendolo già fatto, mentre prima di vincere ci speri, vai ai Majors cercando di giocare bene, ma magari con qualche pressione in meno, com’è normale. Quest’anno sicuramente una delle cose che ho notato è che forse ho sbagliato a giocare quasi sempre la settimana dopo i tornei del Grand Slam. E appunto giocando i tornei del Grand Slam con una certa aspettativa e certe pressioni, poi è naturale che la settimana dopo ci sia comunque un calo di energie e di concentrazione, per cui l’anno prossimo cercherò per quanto possibile di programmarmi magari per giocare di più prima e meno dopo i Majors.
C’è una questione che è quella dell’energia. E tu, poi, sei di quelli che si cimentano sottopressione tutto l’anno, agli allenamenti, al gioco... Allora, quell’equilibrio non risulta a volte complicato, per esempio a fine stagione?
No, anzi, io penso che il fatto di allenarsi con più intensità e più sotto pressione aiuti poi a mantenere l’attenzione, la concentrazione, piùcostante da torneo a torneo. Per i motivi che dicevamo prima, l’attenzione quest’anno è stata diversa, aldilà del tempo minore e in generale altri fattori. Secondo me quest’anno, soprattutto nelle settimane dei tornei non del Grand Slam, c’è stata forse un po’ meno d’intensità negli allenamenti, e quello è probabilmente uno dei motivi per cui forse qualche torneo non è andato così bene come speravo. Secondo me, il fatto di allenarsi con intensità e con pressione aiuta solo a mantenere poi la concentrazione nei tornei, non è una cosa negativa.
Se dovessi pensare ai cambiamenti, agli assetti più importanti per questa stagione, cosa credi che bisognerebbe resettare?
Devo dare di più, anche se ci sono più “commitments”, più cose varie da fare con i media, con gli sponsor. Quelle cose non posso controllarle, però forse quest’anno troppe volte ho dato mentalmente troppa attenzione appunto a quelle cose e ho frenato un po’ sugli allenamenti dicendo che bisognava mantenere le energie. Invece forse l’anno prossimo cercherò di spingermi un po’ di più, di allenarmi come mi allenavo l’anno scorso, anche se ci saranno cose da fare con i giornalisti o gli sponsor. Quindi il cambiamento più grande che vorrei cercare di fare è quello: tornare ad allenarmi in campo pratica, in palestra, con l’intensità che avevo l’anno scorso
In ultimo: i tornei, il calendario del prossimo anno, il calendario per quest’anno. Quali sono i tornei che aspetti con più ansia? Tornerai al Master?
Sí, certo, tornare al Grand Slam in genere, e il Master dopo quest’anno sarà una bella occasione. Tornare e cercare di farlo bene. Poi vediamo, ci sono ovviamente molti fattori, non è facile trovarsi di nuovoa contendere la vittoria quel week end, però sarebbe bello avere di nuovo una chance, un’altra opportunità. In generale,i tornei del GrandSlam.C’è il PGA qui a Harding Park, che è un campo che ho giocato in passato, il Match Play che mi piace molto, e l’U.S. Open a Winged Foot, che non ho mai giocato ma che sono curioso divedere. E poi ci sono anche le Olimpiadi, ovviamente, che sono un obiettivo – direi – abbastanza importante, specialmente per uno come me che è già avanti con gli anni e avrò quest’occasione e semmai un’altra, però non ci saranno molte Olimpiadi nel mio futuro, per cui sarebbe bello provarci con tutto me stesso
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