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I 34 anni di Andrea Dovizioso, il campione resiliente che ha ancora tanto da dare alla Ducati

Stefano Dolci

Aggiornato 23/03/2020 alle 10:44 GMT+1

Andrea Dovizioso compie 34 anni, un compleanno lontano dalle piste per uno che negli ultimi anni con Ducati ha vinto tanto, ottenuto molti podi e dimostrato di poter stare seduto al tavolo coi grandi della top class. All'8° anno con Ducati è il pilota più longevo nella storia di Ducati in MotoGP. Il ritratto di Zoran Filicic: "Dovi è un fuoriclasse, fa cose eccezionali facendole sembrare normali".

Andrea Dovizioso

Credit Foto Eurosport

Ed è la resilienza la norma negli esseri umani, non la fragilità; la resilienza psicologica, ovvero la capacità di persistere nel perseguire obiettivi difficili, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà che ci si presentano [Resisto dunque sono, Pietro Trabucchi]
Se uno nella vita decide di affrontare un rettilineo a 340-350 km/h in sella a una moto, ritardare il più possibile la staccata alla ricerca della corda e dell’angolo di curva perfetto, danzare come un equilibratista su un sottilissimo filo e non arrendersi nemmeno quando quel limite lo si oltrepassa e, in un tratto, finisci disarcionato dalla moto in mezzo a una nuvola di fumo e ghiaia: resiliente lo devi essere per forza. C’è però chi nel corso della sua militanza nel motomondiale, di questa capacità di reagire alle difficoltà, alle delusioni, all’indifferenza, ai colpi bassi che la vita (sportiva e non) ti riserva ne ha fatto un autentico marchio di fabbrica e questo pilota risponde al nome di Andrea Dovizioso.
Già perché il fresco 34enne pilota forlivese della Ducati in questi ultimi anni è riuscito a prendersi tante vendette, togliersi enormi soddisfazioni e soprattutto è riuscito a mostare di essere un pilota con pochissimi eguali nella classe regina. Un centauro capace di vincere lo scetticismo di chi non si è mai sforzato di capirlo veramente, di riaffacciarsi nella penultima gara del mondiale 2016 sul gradino più alto del podio dopo un digiuno lungo 2653 giorni (130 GP) e da quel momento diventare l’unico pilota capace di impensierire quel cannibale chiamato Marc Marquez e portare la Ducati per tre anni consecutivi al secondo posto nel mondiale ragranellando la bellezza di 12 vittorie, 26 podi e 775 punti in 55 gare.
  • 2010-2019, vittorie e podi in MotoGP: Dovizioso il pilota italiano con più vittorie nel decennio, una più di Rossi
Vittorie (podi)Gp corsiMondiali vinti
MARQUEZ (2013-2019)56 (95)1276
LORENZO (2010-2019)42 (96)1693
PEDROSA (2010-2018)23 (74)1480
STONER (2010-2012)18 (35)501
DOVIZIOSO (2010-2019)13 (58)1800
ROSSI (2010-2019)12 (70)1750

"Fare cose eccezionali facendole sembrare normali: una cosa da fuoriclasse"

Eppure nonostante questa impressionante ascesa, malgrado la capacità di ottenere in sella alla Desmosedici risultati secondi solo a quelli di Casey Stoner (l’unico pilota ad aver vinto con la moto di Borgo Panigale un titolo iridato in MotoGP) e aver stravinto il confronto diretto con un compagno di squadra scomodo come Jorge Lorenzo, Dovizioso appare sempre un pilota chiamato a dimostrare qualcosa in più rispetto ai proprio concorrenti.
Un controsenso alla luce dei risultati e soprattutto di quel legame con la casa bolognese, che si può riassumere in un soprannome “DesmoDovi”, un nickname che è diventato quasi una seconda pelle come ci spiega Zoran Filicic, voce dello sci alpino di Eurosport ma dal 2014 al 2018 commentatore del motomondiale.
Se conosci Andrea non puoi non apprezzarlo. La prima volta che ci scambiai due chiacchiere in Qatar nella prima gara del Mondiale 2014, al termine di una conferenza al giovedì nell’hospitality Ducati ricordo mi disse una frase che mi colpì: ‘Io sono una mosca bianca in questo ambiente, perché dico quello che penso’. Devo dire che aveva perfettamente ragione perché è sempre rimasto estremamente coerente, sincero e fedele a sè stesso. Se mi è permesso un parallelo con un atleta di un altro sport considero Dovizioso alla stregua di Paris. Due ragazzi normali che non hanno bisogno di atteggiarsi sui social o sui media, che al di fuori del circuito o della pista vivono una quotidianità estremamente normale ma che proprio normali, normali non sono poiché Dovi non ha problemi ad affrontare un rettilineo ai 350 km/h su una moto mentre a Domme dà gusto scendere da pendii folli con due sci a piedi a velocità supersoniche. La straordinarietà di Dovizioso e Paris è il riuscire a fare cose eccezionali facendole sembrare cose normali. Non hanno bisogno di farti pesare il loro successo perché per loro è normale ottenere determinati traguardi e anche se a te sempre qualcosa di fuori dall’ordinario per loro non lo è. Questa è dal mio punto di vista una prerogativa che solo i fuoriclasse hanno e Dovizioso e Paris sono indubbiamente tali.
Straordinario collaudatore, perfezionista nel lavoro, Dovizioso in un aggettivo per Filicic è un pilota:
Centrato. Uno che anche quando si trova all’ultima curva riesce ad avere il totale controllo della situazione e a pennellare quei capolavori assoluti che hanno piegato la resistenza di Marquez, il fenomeno assoluto dell’attuale MotoGP e uno che non si fa incrinare pressoché da nulla. Dovi è riuscito, nel corso di questi ultimi anni, a infrangere qualche certezza nella mente di Marc, è stato il suo antagonista più credibile e già di per sè questo ha del clamoroso anche se troppa gente magari lo dà per scontato. Il fatto che nei testa a testa all’ultima curva, il bilancio sorrida a Dovizioso spiega quanto Andrea sappia sempre avere il polso della situazione e abbia sempre a mente quello che deve fare per raggiungere quello che vuole.
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Andrea Dovizioso, Gigi Dall'Igna, Casey Stoner, Imago

Credit Foto Imago

Dovi nell’olimpo dei grandi piloti Ducati

All’ottava annata in Ducati, Dovizioso è già nella storia della casa bolognese dato che nessuno in MotoGP può vantare una militanza tanto lunga in sella alla Desmosedici. Un sodalizio destinato a durare verosimilmente almeno altri due anni (alla luce dei rinnovi di Marquez con Honda e di Quartararo e Vinales con Yamaha) e che pongono certamente “DesmoDovi” nel firmamento dei piloti più importanti del marchio di Borgo Panigale insieme a tre assoluti mostri sacri quali Casey Stoner (1 titolo iridato vinto nel 2007 e 23 successi in quattro annate con la D16), Carl Fogarty (pilota britannico capace di vincere 4 mondiali SBK in 9 annate con la casa bolognese) e Troy Bayliss (vincitore di tre mondiali in SBK e di cogliere l’unica vittoria in MotoGP con la Desmosedici correndo da wild card, l’unica gara nella top class dell’anno)
Ricordo che quando nel 2016 il destino di Andrea sembrava in bilico e non era ancora deciso chi fra Iannone e Dovizioso avrebbe affiancato Jorge Lorenzo l’anno seguente, a margine di una conferenza stampa gli chiesi conto del suo soprannome e di quanto ormai lo avesse interiorizzato. Mi ricordo che mi disse: Eh sì, DesmoDovi è proprio un bel soprannome, voglio tenermelo. Ha creduto nel progetto, è cresciuto insieme alla moto e negli anni è riuscito a mostrare il suo valore e a tirare fuori il meglio da una moto per nulla semplice ma dal grande potenziale. Se me lo immagino chiudere la carriera in Ducati? Non ho la palla di cristallo ma sì, me lo immagino chiudere la propria carriera in MotoGP con Ducati fra qualche anno. Sarebbe la chiusura di un bel cerchio e di un pilota a cui auguro di togliersi ancora tante, tante soddisfazioni.
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