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Bagnaia riparte da Phillip Island: "Lì sono diventato un vero pilota di MotoGp"

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 30/04/2020 alle 16:56 GMT+2

In un'intervista per la redazione olandese di Eurosport, Francesco "Pecco" Bagnaia ha raccontato la sua vita durante il periodo di quarantena e ha parlato delle sue sensazioni dopo il quarto posto ottenuto al GP d'Australia.

Francesco Bagnaia

Credit Foto Imago

Il 2019 è stato un anno di alti e bassi per Pecco Bagnaia. Dopo la conquista del Mondiale di Moto 2, ha esordito in MotoGp. Si tratta di un grande passo per ogni pilota, significa dover fronteggiare problematiche inattese o difetti che erano rimasti sopiti durante le corse in categorie inferiori. Intervistato dalla redazione olandese di Eurosport, Pecco ha avuto modo di ripercorrere la sua stagione: dalle numerose cadute, alla grande prestazione sul circuito di Phillip Island, dove ha sfiorato il podio per una questione di centesimi di secondo. Oggi la ripresa del Motomondiale non è assicurata, e il pilota Ducati è costretto in casa attendendo la disfatta del Coronavirus.

Sulle gare al tempo del Coronavirus

Tutti noi da casa stiamo aspettando l’occasione di rivedervi correre, scommetto che l’attesa deve essere ancora più snervante per voi piloti.
Ce la faremo, ma dobbiamo restare a casa per ora.
A quanto pare, dalle prossime settimane, ci sarà più libertà di muoversi in Italia…
Si, dalla prossima settimana potremo tornare a uscire dalle nostre case mantenendo sempre un metro di distanza. Si può dire che stiamo tornando alla vita normale, e questo è già qualcosa di importante. Stare a casa mi piace, ma dopo 50 giorni diventa pesante e abbiamo tutti bisogno di uscire.
E a proposito di stare a casa, nello Stay At Home Grand Prix (Gara virtuale targata MotoGp) hai dimostrato una forma smagliante, hai vinto la seconda gara sul circuito Red Bull. Ti sei divertito?
Sì, è stato divertente. Bella battaglia con Maverick Viñales. Le prime gare sono state un po’ strane perché non eravamo abituati. Ma alla seconda in Austria siamo arrivati preparati ed è stata una bella gara.
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Sulla nuova Ducati, tra passato e futuro

Se il Mondiale inizierà, ci saranno 4 Ducati GP20 sulla griglia di partenza: Dovi, Petrucci, tu e Jack (Miller). Ti sarà d’aiuto avere altri 3 piloti sulla stessa moto?
Si, perché ciò mi permette di confrontare i miei dati con quelli degli altri. L’anno scorso questo era un problema perché ero più veloce di Rabat e Abraham e non potevo confrontare le prestazioni di Dovizioso o Danilo (Petrucci) perché le moto erano completamente diverse.
L’anno scorso è stato difficile per te, hai conseguito un eccellente 7° posto in Austria ma hai chiuso 15°, il che non ti rispecchia: hai avuto un sacco di cadute nella stagione 2019, mentre nell’annata di Moto2 del 2018 sei caduto solo 4 volte. Mi hai spiegato che era tutta colpa di quella ruota anteriore Michelin della MotoGp, molto diversa da quella anteriore Dunlop montata in Moto2. Come spieghi questo problema?
In due anni di Moto2 ho fatto solo 9 incidenti. L’anno scorso invece 17-18. Il feeling con l’anteriore mancava. All’inizio mi sembrava tutto ok, poi ho cominciato a perdere la ruota davanti. Quindi non è stato facile imparare a gestire questa novità, ma nella parte finale di stagione l’ho metabolizzata. Nei primi test di questa stagione non sono caduto e sono rimasto costante con i tempi.

Quel 4° posto a Phillip Island...

Parliamo di quel GP d’Australia 2019. Sicuramente la tua migliore gara della tua stagione per distacco. Ma le gare che hai disputato a Phillip Island prima del 2019 non sono state così positive. Cosa ne pensi del circuito?
Mi piace un sacco correre in Australia, è una delle mie piste preferite. Sicuramente è tra le preferite di ogni pilota, perché è un circuito molto veloce. Inoltre le curve del circuito sono incredibili. Mi piace fare quel percorso tra il ponte di Melbourne e Phillip Island, riesco a vedere tutto il paesaggio e il contesto naturale, mi piace molto il posto. L’anno scorso ho ottenuto il mio migliore risultato in Australia, ma in Moto3 ho avuto molta sfortuna perché per due anni di fila sono caduto per colpa di altri piloti. Nel 2017 e nel 2018 mi sono piazzato al 12° posto, perché nell’ultimo angolo di tracciato perdevo sempre 4 decimi e non ho mai capito come migliorarmi in quell’ultima parte di tracciato. Anche l’anno scorso continuavo a perdere decimi di secondo all’ultima curva e si è rivelato impossibile rimanere in testa. Avevo scelto un’ottima gomma per la gara e sono andato molto veloce, riuscendo a ridurre lo svantaggio dal podio. Sia io che il team avevamo bisogno di un risultato del genere.
È stato un weekend molto intricato, non solo per te ma per tutti gli altri piloti, siccome avete dovuto fare le prove di domenica mattina a causa del brutto tempo manifestatosi il sabato. È possibile dire che questa situazione vi abbia messo più pressione addosso?
È stato diverso, ma mi è piaciuto. L’unico lato negativo è che in caso di caduta durante le qualifiche non c’è più quel tempo per ristabilire la calma. C’erano solo 2 o 3 ore di tempo tra qualifiche e gara per concentrarsi, il che non è molto. In genere preferisco le prove del sabato, ma anche la domenica è una buona opportunità, perché mi ricordo di essere partito bene. Normalmente non parto molto veloce in warm up perché si tratta di una sessione che non conta. Ma nelle Q1 e Q2 spingo di più.
In Australia hai cominciato dalla 15esima posizione sulla griglia di partenza. Nelle 5 gare prima di Phillip Island ti sei piazzato 4 volte fuori dalla top10, con una caduta a Misano. Come ti sentivi poco prima della gara in Australia?
Ero consapevole che il mio tempo di qualifica non fosse buono. Ma grazie alla scelta della gomma e con la mia velocità sono riuscito a recuperare lo svantaggio. Pensavo di potermela giocare per un piazzamento in top10.
Verso la fine della gara ti sei trovato in una lotta con Dovizioso, Miller e Rossi. Hai provato a superare all’interno Valentino. Ti sentivi più veloce di lui?
Sì, mi sentivo più veloce di Valentino soprattutto in rettilineo e nella terza curva. (…) Tutto il week end avevo notato di essere più veloce in quella curva di 12 ai 15 km/h rispetto a Dovizioso o Jack.
C’è stato un momento o un sorpasso in quella gara che ritieni memorabile?
Diciamo di sì. La mia è stata una gara da pilota MotoGp professionista. Prima di quella gara ero solo un pilota di Moto2 che provava a essere un pilota di MotoGp. Credo di essere cresciuto proprio in questa gara.
All’ultimo giro eri in lotta per il quarto posto, ma a un certo punto Maverick è caduto. Lui stava inseguendo Marquez e tu eri molto dietro rispetto a lui e non hai visto la caduta. Ma credo che quando sei passato per quella curva tu lo abbia potuto vedere. Quindi a un certo punto ti sei accorto di poter lottare addirittura per il podio?
Ce l’ho messa tutta. Nell’ultima curva ho provato a impostare il sorpasso uscendo veloce dalla curva ma Jack aveva una factory bike. Avessimo avuto la stessa moto, chi lo sa, avrei potuto sorpassarlo. Ero vicinissimo ma alla fine ho concluso in quarta posizione, ma credo fosse più importante per lui finire sul podio in Australia.
Che sensazioni hai avuto subito dopo la fine della gara? Sei arrivato a soli 5 centesimi dietro Jack, eri contento del risultato oppure rammaricato per non aver conquistato il podio?
Sicuramente è stato il mio migliore risultato in MotoGp ma ero abbastanza rammaricato per non aver raggiunto il podio. Perché nonostante fossi una matricola, volevo vincere tanto quanto gli altri piloti. Quelli che arrivano quarti vorrebbero arrivare terzi, mentre i terzi vorrebbero arrivare secondi o primi, qui nessuno si accontenta mai dei propri risultati.
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