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Casey Stoner: "Godevo nel vedere Valentino Rossi soffrire con la Ducati. Aveva detto troppe cose che..."

Francesco Friggi

Aggiornato 24/11/2021 alle 16:51 GMT+1

MOTO GP, Casey Stoner si racconta al microfono di Dazn tra grandi rivalità Ducati-Yamaha individuando alcune pecche nella guida di Valentino Rossi e un rapporto umano mai sbocciato completamente: "Lui ha fatto sì che io fossi visto proprio come un nemico. Ha fatto lo stesso anche con Marquez . Da quel momento non ho più voluto essere suo amico e giocare lealmente".

Casey Stoner e Valentino Rossi in conferenza stampa nel 2011, l'anno in cui Rossi ha ereditato proprio da Stoner il posto in Ducati

Credit Foto Getty Images

Tra i rivali che hanno scandito la carriera del Dottore e al centro del documentario di DAZN, Ri-Vale, c'è anche Casey Stoner che ha raccontato molti aneddoti dietro le quinte tra lui e Valentino Rossi tra momenti di grande tensione, riappacificazioni e l'inizio di una rivalità nata nel 2007 nel dualismo Ducati-Yamaha: "Sono stato uno dei più grandi rivali quando era all’apice. Rossi era il miglior pilota all'inizio del Nuovo Millennio, di un’altra categoria. Ma quando io, Jorge Lorenzo e Daniel Pedrosa siamo arrivati in MotoGP, ci siamo accorti che lui non ci era superiore. In HRC ho trovato una moto davvero sensazionale da guidare. E, lo ammetto, godevo nel vedere Valentino soffrire con la Ducati. Aveva detto troppe cose su di sé e su come sarebbe stato in grado di cambiare quella moto in meglio. In realtà stava solo peggiorando la situazione".

"Gentile con me fino a quando non sono diventato suo rivale"

Il rapporto tra i due motociclisti è sempre stato tra alti e bassi anche se, almeno inzialmente, si pensava potesse nascere addirittura un'amicizia: "Rossi è stato gentile fino a quando non sono diventato un rivale. Ha sempre cercato di fare giochi mentali, ma, quando questo non funziona, ottieni solo un rivale in più. Lui ha fatto sì che io fossi visto proprio come un nemico. Ha fatto lo stesso anche con Marquez . Da quel momento non ho più voluto essere suo amico e giocare lealmente".
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L'ultima stilettata

Nel racconto di Stoner, il pilota non si limita al solo rapporto umano ma si toglie qualche sassolino dalla scarpa anche dal punto di vista tecnico di VR46: "Era bravo nel corpo a corpo, ma anche nel rubare la scia agli altri. Non riusciva a fare un giro veloce da solo, poteva farlo solo così e questo è un limite".
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Grazie Valentino, il campione infinito che ha segnato un'epoca

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