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Da Assen a Assen, Valentino Rossi e una vittoria che manca da due anni

Stefano Dolci

Aggiornato 27/06/2019 alle 08:58 GMT+2

Il motomondiale sbarca ad Assen dove due anni fa, proprio in questi giorni, Valentino Rossi festeggiava l’ultimo successo della sua formidabile carriera. Da quel giorno si sono corsi 35 GP, Marquez in sella alla Honda ne ha vinti 18 e la Yamaha, da moto migliore del lotto, è precipitata nell’oblio? Ma chi ha più responsabilità e Valentino tornerà sul gradino più alto del podio oppure no?

Valentino Rossi festeggia il successo ad Assen, Getty Images

Credit Foto Getty Images

La cosa che mi rende più felice è essere tornato a vincere, perché io corro in moto e lavoro tutto l’anno per quello che si prova quelle due-tre ore dopo la gara. [Valentino Rossi, 25/6/2017 Intervista post vittoria ad Assen @Sky Sport]
Due anni senza vittorie. Un’eternità per qualunque pilota, figuriamoci per Valentino Rossi, uno dei più grandi di tutti i tempi secondo solo a Giacomo Agostini per successi ottenuti nel Motomondiale e titoli mondiali vinti nella classe regina. Quel 25 giugno 2017 nessuno poteva immaginarsi che quel sigillo, ottenuto in volata in una gara - metà asciutta e metà bagnata – bruciando sul rettilineo del traguardo la Ducati Pramac di Danilo Petrucci, sarebbe rimasto l’ultimo successo di Valentino Rossi in MotoGP. Già perché nei 732 giorni che sono trascorsi da quella domenica inebriante e di giubilo, si sono corsi ben 35 GP in cui Yamaha ha ottenuto la miseria di una vittoria e il Dottore è riuscito a salire sul podio solo 9 volte. Un rendimento insufficiente, un tracollo in piena regola a cui la casa di Iwata non ha ancora messo una pezza, nonostante la massiccia ristrutturazione interna messa in atto in inverno per uscire da una crisi e recuperare quel gap da Honda e Ducati che se, due anni fa di questi tempi sembrava essere minimo, oggi assomiglia a un vero e proprio canyon.

I numeri: Marquez pigliatutto, Ducati seconda forza, Rossi-Yamaha, che crisi!

Dopo il trionfo di Assen (8a tappa del mondiale MotoGP 2017), Rossi si trovava in piena corsa per il titolo mondiale, forte di 4 podi in 8 gare, e ben 108 punti totalizzati. Sette meno rispetto al leader Andrea Dovizioso, quattro lunghezze rispetto al compagno di squadra Vinales e più avanti addirittura di un Marc Marquez già protagonista di due brutti ritiri e capace di vincere solo nell’adorato tracciato di Austin. Anche Yamaha sembrava viaggiare a gonfie vele, visto che la casa del Diapason era nettamente in testa alla classifica costruttori con 22 punti di vantaggio su Ducati, 23 lunghezze su Honda e addirittura 129 punti in più di una Suzuki in totale disarmo.
La classifica piloti e costruttori dopo i primi 8 GP nel 2017
PILOTIPuntiCOSTRUTTORIPunti
1.Dovizioso115 YAMAHA164 (4 v, 6 podi)
2.Viñales112Ducati 142 (2 v, 5 podi)
3.ROSSI108Honda141 (2 v, 5 podi)
4.Marquez 104Suzuki35 (0 v, 0 podi)
Se facciamo un balzo temporale di due anni e 35 gran premi, lo scenario si è completamente rivoluzionato. Marquez e la Honda – dall’alto dei loro due titoli iridati ottenuti nel 2017 e nel 2018 – rappresentano un binomio impossibile da arginare e che, salvo cataclismi, sembra avviarsi a vincere l’ennesimo mondiale in carrozza. Ducati è assurta al ruolo di antagonista della casa alata e di MM93 e continua a lavorare alacremente per compiere quell’unico ultimo gradino dall’agognato traguardo (il titolo iridato, of course) mentre Yamaha si è vista addirittura sopravanzare pure da una Suzuki che, con l’ottimo lavoro di sviluppo fatto negli ultimi due anni su telaio e motore, ha praticamente permesso ad Alex Rins di diventare un top rider della classe regina e un pretendente credibile per la corona iridata.
Dal 25 giugno 2017 ad oggi: i piloti che hanno vinto almeno una gara e i punti ottenuti
CognomeGP VintiPodi Punti totali
Marquez (HRC)1828 655
Dovizioso (Ducati)918494
Lorenzo (Ducati/HRC)36230
Viñales (Yamaha)18351
Pedrosa (HRC)14 185
Crutchlow (Honda)1 4244
Rins (Suzuki)16322
Petrucci (Ducati)1 5304
ROSSI09370
Alla vigilia dell’ottavo weekend della stagione, Rossi ha raccolto circa la metà dei punti del leader Marquez e totalizzato due podi (a Termas de Rio Hondo e Austin), i numeri ci dicono che il miglior pilota Yamaha in pista resta ancora lui anche se ciò non può essere sufficiente né per Valentino, che ha l’ambizione di correre per provare a giocarsela con i migliori e aspira a diventare il quarto pilota del motomondiale a riuscire nell’impresa di vincere una gara dopo i 40 anni, né per la Yamaha che non può essere soddisfatta di essere retrocessa a quarta potenza nel mondiale.

Riecco Assen: Valentino può sfatare il tabù vittoria?

Non mi piace guardare il passato. Non fraintendetemi, se mi guardo indietro vedo un percorso fantastico e sono molto orgoglioso di ciò che ho fatto nella mia carriera. Se però vuoi continuare a correre devi lavorare in funzione del domani, con l’occhio rivolto al futuro. E’ inutile nascondersi, siamo in un momento di difficoltà a livello tecnico. Penso e spero che Yamaha faccia meglio di così, e lavori sodi per essere più competitiva, perché il livello dei competitor nella MotoGP attuale è molto alto. A livello personale penso di essere in grande forma. Guido bene, il lavoro di preparazione in funzione della gara lo reputo veramente buono. Insomma, penso che possiamo essere competitivi già a partire da Assen dove l’obiettivo è fare un buon weekend e prepararci a combattere in prima fila [Valentino Rossi, 26/6/2019 @ www.crash.net]
E’ veramente difficile sbilanciarsi e fare delle previsioni, perché a seconda della conformazione del tracciato, delle condizioni climatiche, della temperatura dell’asfalto, la Yamaha ha mostrato di poter essere competitiva come Ducati, Honda o Suzuki oppure in grande difficoltà. Storicamente Assen è un tracciato dove la M1 si è sempre comportata in maniera egregia (9 successi), Valentino è l’unico pilota a poter vantare ben 10 successi nel motomondiale e le premesse per poter lottare almeno per un podio sono alte. Per vincere le gare però serve altro, significa fare meglio di un Marquez semplicemente ingiocabile, un marziano che da inizio stagione (se escludiamo l’errore di Austin) o ha vinto o mal che vada è arrivato secondo. Da quando è sbarcato in MotoGP, il fuoriclasse di Cervera è sempre salito sul podio, lo scorso anno riuscì a spuntarla partendo dalla pole position e anche quest’anno – insieme a Rins – è l’indiziato principale per vincere e consolidare il proprio primato in classifica generale.

La domanda da un milione di dollari: Valentino è ancora un top rider?

Quando un nove volte campione del mondo, con lo straordinario palmares di successi (115), podi (232), pole position (65) e record come Valentino Rossi non vince per due anni di fila e, soprattutto, non riesce a far uscire dal tunnel un marchio abituato a vincere o, quanto meno, a competere stabilmente per le posizioni di vertice come Yamaha, è normale porsi degli interrogativi e farsi delle domande.
Da un lato le recenti performance sfoderate, per ora più in qualifica che in gara, dal rookie Fabio Quartararo con la M1 clienti 2018 fanno capire che forse un altro modo di guidare la Yamaha è possibile e che qualcosa in più i piloti ufficiali potrebbero anche ottenere. Probabilmente rispetto a Marquez e Dovizioso, in questo periodo storico della sua carriera, Rossi non riesce a guidare sopra i problemi e a mascherare certi limiti della sua moto. La realtà però ci obbliga a dire anche che Yamaha, dal 25 giugno 2017 ad oggi, ha vinto lo stesso numero di gare della Suzuki, e continua a non aver risolto quei problemi cronici in termini di elettronica, consumo gomme, velocità che le impediscono di lottare costantemente per il podio.
Questo enorme punto interrogativo impedisce di rispondere alla domanda che, fan e detrattori, si fanno: Valentino a 40 anni è ancora un campione con la C maiuscola oppure è un pilota avviato verso il declino? Comunque la si pensi, la realtà è che l’entusiasmo e la voglia di Rossi di prepararsi duramente per le gare, lavorare col team, cercare di trovare l’assetto o la modifica che può aiutarlo a guadagnare un po’ di posizioni in griglia, duellare in gara, resta quella del primo giorno. Per questo, in fin di conti, dovremmo semplicemente mettere da parte, le antipatie o le simpatie, e applaudire un pilota che potrebbe mollare e che continua ad inseguire la propria passione, incurante dei giudizi e delle difficoltà presenti sulla sua strada.
Valentino Rossi, 2 anni senza vittorie. Chi ha più responsabilità?
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