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Dani Pedrosa, il fuoriclasse gentiluomo tradito dagli infortuni che mancherà alla MotoGP

Stefano Dolci

Aggiornato 13/07/2018 alle 08:24 GMT+2

Dopo 18 stagioni di motomondiale Pedrosa, al termine di questa annata, appenderà il casco al chiodo: se ne va senza essere riuscito a vincere il titolo in MotoGP ma con pochi altri rimpianti. Al netto di una sconfinata serie di infortuni, Pedrosa non ha mai lesinato coraggio e soprattutto è sempre stato un esempio di correttezza e signoriilità anche quando intorno infuriavano le polemiche...

Dani Pedrosa, MotoGP, Getty Images

Credit Foto Getty Images

È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev'esser sempre (Luigi Pirandello)
Dani Pedrosa mancherà alla MotoGP. Sarà rimpianto da chi lo ha sempre ammirato per il suo coraggio, il suo stile di guida unico, per certi versi enciclopedico, e soprattutto per quella ostinata tenacia che gli ha permesso di rialzarsi dopo ogni infortunio, dopo ogni frattura, dopo ogni scherzo del fato. Mancherà però, ne siamo convinti, anche a chi lo ha apostrofato come un pilota sopravvalutato, 'eterno secondo', quel centauro a cui, pur con una moto spaziale a disposizione come la Honda ufficiale, mancava sempre qualcosa per compiere quell'ultimo step che differenzia i talenti dai campionissimi (ergo il titolo di MotoGP).
I numeri di Pedrosa, unico pilota della storia del motomondiale ad aver vinto almeno una gara per 16 stagioni consecutive (2002/2017)
Mondiali vinti 3 (2003 in 125; 2004-2005 in 250)
GP corsi285 (206 in MotoGP)
Vittorie 54
Vitorie in MotoGP31
Podi153
Podi in MotoGP112
Pole Position 49
Pole Position in MotoGP31
* statistiche aggiornate al 13/7/2018
Pedrosa mancherà perché ha incarnato il motociclismo più puro e genuino ed il lato più nobile dello sport in senso assoluto. Caparbietà, rispetto per l'avversario e ricerca della velocità e della perfezione in moto. Già perché quando Pedrosa è riuscito ad essere un tutt'uno con la sua Honda: la sua guida armoniosa, inesorabile ha rasentato il concetto di perfezione. La precisione chirurgica nell'impostare la staccata, la leggiadria nel pennellare le curve, affrontare i cambi di direzione e nel domare - con quel corpo esile (160 cm x 51 kg) - la potenza sprigionata da una moto di oltre 240 cavalli, l'abilità nello spalancare il gas senza scomporre la moto e stressare gli pneumatici o la ciclistica. Queste qualità gli hanno permesso di dominare in lungo e in largo nelle classi minori e di essere uno dei big indiscussi della MotoGp per 13 lunghi anni oltre che uno splendida bandiera per la Honda, la casa con cui ha corso per tutte le 18 stagioni nel mondiale e insieme a cui si è tolto la soddisfazione di diventare il pilota con più vittorie nella storia del marchio giapponese (54 tante quante Mick Doohan).

Tradito dagli infortuni, esempio di fairplay

È mancata la ciliegina sulla torta del titolo MotoGP sfiorato almeno tre volte e perso sempre per colpa di infortuni (per 6 stagioni lo spagnolo non è riuscito a correre tutte le gare in calendario a causa di fratture o traumi, ndr) ma rimarrà la consapevolezza di aver corso quasi 300 GP senza mai risparmiarsi, mancare di rispetto a qualche avversario o accampare la minima scusa.
Lo sterminato elenco di infortuni di Dani Pedrosa
2 Fratture clavicola sinistra(Motegi 2010, Sachsenring 2014)
2 Fratture clavicola destra(Le Mans 2011, Motegi 2016)
Frattura della testa dell'omero destro(Motegi 2005)
Frattura dell'osso grande del polso sinistro(Sachsenring 2008)
Frattura polso destro (Termas de Rio Hondo 2018)
Frattura dito indice mano destra(Sepang Test 2008)
Frattura osso grande polso sinistro (Sachsenring 2008)
Frattura radio distale polso sinistro (Losail Test 2009)
Distorsione articolazione dito medio sinistro(Sachsenring 2008)
Frattura falange distale indice mano destro(Sachsenring 2008)
Trauma lombare (Montmelò Test 2008)
Contusione compartimento medio ginocchio sinistro con ematoma alla coscia (Phillip Island 2008)
Strappo al fianco destro (Mugello 2009)
Perdita tenuta ginocchio sinistro(Losail Test 2009)
Ferita al ginocchio destro (Sepang 2009)
Frattura tibia sinistra (Phillip Island 2003)
Frattura astragalo sinistro (Phillip Island 2003)
Distorsione legamento collaterale caviglia destra (Sachsenring 2008)
Frattura malleolo esterno destro (Phillip Island 2003)
Frattura alluce piede sinistro (Sepang 2006)
* Fonte Corriere dello Sport (aggiornamento infografica 15/10/2016)
Quando nel paddock si ergevano muri e si gridava al 'biscotto', quando il tono dello scontro verbale spesso tracimava il livello di guardia: Dani è sempre rimasto al suo posto, pensando a dare il massimo in gara, mantenendo il profilo basso e non prestandosi mai al gioco sterile della polemica a tutti i costi. Questo gli è costato in termini di popolarità ma gli ha permesso di rimanere coerente ed essere, oggi, universalmente riconosciuto ed apprezzato da tutti come uno straordinario campione gentiluomo.
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