La prima di Danilo Petrucci: il guerriero di Terni che viene dalla gavetta
Aggiornato 03/06/2019 alle 10:42 GMT+2
Il Gran Premio del Mugello va in archivio con il primo, fantastico, successo di Danilo Petrucci. Il nativo di Terni trionfa per la prima volta in carriera sul circuito più bello del mondo. Ma andiamo a scoprire chi è il Petrux, il suo passato e lo "strano" rapporto col compagno di squadra Andrea Dovizioso.
Era ora. E' grandioso, non ho ancora realizzato di aver vinto.
Così ha parlato nel post gara nelle interviste Danilo Petrucci, che ieri si è portato a casa il primo successo in carriera in MotoGP. Non su una pista qualsiasi, ma sul tracciato più bello del mondo, quello del Mugello.
Un sogno per il nativo di Terni, che dopo 124 gare nella classe regina finalmente coglie il meritato trionfo. Una grande vittoria, ottenuta combattendo contro Marquez e Dovizioso, non certo gli ultimi arrivati.
I TRE TERNANI VINCENTI NEL MOTOMONDIALE
ANNO | PILOTA |
1956 | Libero Liberati |
1975 | Paolo Pileri |
2019 | Danilo Petrucci |
Ma chi è il Petrux?
Da dove arriva Danilo Petrucci? Beh questa è una domanda interessante, per il fatto che il Petrux è un pilota dal passato completamente diverso da tutti gli altri riders di questo sport. Non viene dalla Moto3, nemmeno dalla Moto2. Fa una gavetta differente, partendo dal minitrial e dal minicross "perché mi piaceva e non c'erano abbastanza soldi per correre in minimoto". Figlio dell'omonimo papà Danilo, autista del camion per il team Pileri, è cresciuto nel mito di Loris Capirossi e ha sempre respirato la velocità ma ha dovuto penare per arrivare a godersi questa domenica bestiale. Già perché il percorso sui circuiti asfaltati si divide tra Yamaha R6 Cup, CIV, Superstock e Supersport. Sino alla grande occasione.
E' stato merito della Ducati se sono arrivato in MotoGP. Io correvo nella Superstock nel 2011 e la Ducati stava sviluppando la Panigale. Mi chiesero di provare questa moto e nel primo test andai molto bene, quindi mi chiamarono anche a farne degli altri. Mi pagavo la benzina per venire a fare questi test, ma erano gli anni che c'era Valentino e capitava anche di dividere la pista con lui ed era una grande motivazione. Comunque mi sono messo in mostra e questo mi ha permesso di arrivare in MotoGP, anche se con la Ioda, che era una moto assurda, perché avevamo il motore di serie. Nel 2014 ho seriamente pensato di smettere, la Art non mi dava sicurezza. A Jerez il venerdì dissi ai miei meccanici che sarebbe stata mia ultima gara, il giorno dopo l'acceleratore restò aperto e mi ruppi il polso. Ma già dopo 10 giorni mi mancava anche finire ultimo.
Petrucci quindi debutta in MotoGP nel 2012 con la Ioda, di Giampiero Sacchi (ex capo dell'Aprilia e ternano come lui) lottando per l'ultima posizione. Sono anni difficili, sempre tra le retrovie. E' durissima per lui, ma è bravo a mettersi in luce grazie ad alcune gare sul bagnato. E così arriva la grande chiamata di Pramac. Il resto è storia: con il team satellite della Ducati corre quattro anni, portando a casa sei podi. Al Mugello 2018, nel giorno del primo successo di Jorge Lorenzo a bordo della rossa, firma con il team ufficiale.
I PODI DI PETRUCCI IN MOTOGP
GARA | PIAZZAMENTO |
Silverstone 2015 | 2° |
Mugello 2017 | 3° |
Assen 2017 | 2° |
Misano 2017 | 2° |
Motegi 2017 | 3° |
Le Mans 2018 | 2° |
Le Mans 2019 | 3° |
Mugello 2019 | 1° |
La classe operaia che va al potere
Questi primi mesi nel team ufficiale non sono stati facili per Petrucci. Sbarcato tra lo scetticismo generale e col fardello di non far rimpiangere un cinque volte campione del mondo, tanti lo ritengono non all'altezza di quella moto portata al successo da Jorge Lorenzo, seppur tra le difficoltà, per ben tre volte nel 2018. Ma il Petrux non si perde d'animo. Accetta un anno di contratto puntando alla riconferma a suon di risultati. A Le Mans arriva il podio, al Mugello l'agognato successo. Trionfa dove vinse la prima gara Lorenzo in Ducati, che ha sostituito tra le critiche, e dove due anni fa il Dovi ottenne la vittoria che cambiò il suo status da eterno perdente a nemesi di Marquez.
Primo successo arrivato dopo ben 124 GP nel motomondiale (una sorta di primato anche questo...), dopo un percorso tortuoso fatto di moto di terzo piano, CRT, ART, test e collaudi, team privati e tanti piazzamenti onorevoli. Una vittoria sull'asciutto, lui che i migliori risultati li aveva ottenuti sul bagnato. Insomma: il bruco è diventato farfalla.
Il "rapporto speciale" con Dovizioso
Ad Andrea lo voglio ringraziare, lui mi ha adottato a Forlì. A casa gli scrocco tutto, mi dà molti consigli ma non mi sono risparmiato. E’ una bravissima persona, sono andato ad abitare lì e siamo insieme quasi tutte le sere. Mi ha aiutato moltissimo, nel suo modo di fare gli rubo sempre qualcosa che può essere utile. Quando siamo a casa siamo come due persone normali, due amici.
Negli ultimi anni il Dovi ha sempre avuto un rapporto complicato con i compagni di squadra. Con Iannone è andata malissimo, con Lorenzo meno, ma comunque non è stata una convivenza serena. Con Petrucci è un po' tutto diverso: sono amici fuori dalla pista, con Andrea che ha scelto di dare una mano sin dall'inizio al nuovo teammate. Di contro Danilo ha cambiato vita: quest'inverno ha deciso di andare a vivere a Forlì per essere più vicino a Dovizioso, ha cambiato regime alimentare, ha ingaggiato uno psicologo cileno e ha iniziato ad allenarsi quasi tutti i giorni col compagno di squadra. I risultati stanno arrivando.
Mi spiace di averlo chiuso all'inizio all'ultimo giro ma dedico questa vittoria ad Andrea, mi sento in debito con lui. Il 90% delle cose che lui fa per me voi non le vedete. Quest'anno avevo due obiettivi: il primo, vincere una gara, l'ho raggiunto, il secondo è aiutare Andrea per il Mondiale".
Cosa aspettarsi dal futuro
E' stato uno degli argomenti più discussi nei primi mesi di questo 2019, ora entra sempre più nel vivo. La Ducati rinnoverà Petrucci? L'inizio di stagione non è stato esaltante, ma questa vittoria vale veramente tanto. La verità è che è normale qualche tempo di adattamento alla moto e al nuovo team, e ora dopo qualche gara si stanno raccogliendo i frutti. Sarebbe sbagliato buttare via ciò che si sta facendo di buono. Petrucci merita la conferma, per buona pace di Miller e compagni.
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