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Federica Pellegrini senza piscina per allenarsi: "Non posso nuotare nella mia Verona"

Stefano Dolci

Aggiornato 03/05/2020 alle 10:18 GMT+2

Da lunedì 4 maggio i campioni dello sport individuale possono tornare ad allenarsi ma Federica Pellegrini, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, spiega come a causa dell'assenza di linee guida e dei costi di gestione le sia impossibile allenarsi a Verona: "Lunedì non riprenderò, spero che in 2-3 giorni la situazione si sblocchi o sarà costretta a cercare una struttura privata che mi ospiti".

Federica Pellegrini - 2018

Credit Foto Getty Images

Lunedì 4 maggio, il giorno più atteso, non solo da centinaia di migliaia di cittadini italiani, ma anche la data più attesa da una miriade di campioni dello sport individuale, che hanno il mirino puntato verso l’Olimpiade di Tokyo e non vedono l’ora di tornare a fare un vero allenamento. Purtroppo però anche per costoro la ripartenza non è per nulla scontata, perché i punti interrogativi sono molteplici, e intralciano le prospettive anche delle leggende. Già perché a meno di 24 ore dal via libera, Federica Pellegrini non sa ancora se da lunedì potrà tuffarsi in piscina a Verona oppure no. La portabandiera di Rio 2016, la stella più fulgida dello sport italiano, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, spiega con vivo rammarico e un bel po’ di frustrazione i problemi che impediscono a lei – e anche ad altri atleti azzurri della FIN che difenderanno l’Italia a Tokyo – di riprendere gli allenamenti a pieno regime...
La Federazione ci ha appena comunicato che non ripartiremo lunedì, non si capisce se per motivazioni politiche o altro. Mi dispiace perché il governo aveva dato l’ok agli allenamenti individuali per gli atleti di interesse nazionale: cosa altro serve? Pensare che un centro federale di alta specializzazione come questo a Verona non apra per gli atleti professionisti mi fa pensare molto! Sono convintissima anch’io che la scuola nuoto sia fondamentale per questo movimento ma tra un anno i bimbi non avranno i Giochi! Spero che tra due-tre giorni si sblocchi la situazione o sarò costretta a cercare una piscina privata che mi ospiti.

Fede costretta a traslocare a Livigno o Roma?

Ma qual è il problema che ha portato allo stop inatteso? L’altolà è arrivato dal presidente della Federnuoto Paolo Barelli. Il 27 aprile la FIN aveva diramato il protocollo per la ripresa delle attività. Da lunedì 4 sarebbero tornati ad allenarsi i 2500-3000 atleti impegnati a preparare eventi nazionali ed internazionali (dai Tricolori juniores in su), dal 18 maggio, invece, sarebbe toccato all’attività di base. Queste linee guida sono state inviate al ministro dello Sport Spadafora, all’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio e poi anche al Ministro della Salute Speranza.
Tutto però è ancora fermo perché mancano le linee guida: “Se non arrivano nessuno può riaprire – spiega Barelli alla Gazzetta - Lo dice la lettera G, articolo 1 comma 1 del decreto, che non riguarda i nuotatori, ma tutti gli atleti degli sport individuali: se non arriva l’autorizzazione non possiamo riprendere. Senza queste linee guida nemmeno l’Acquecetosa del Coni può aprire. Le linee guida o sono erogate da loro o accettano le nostre, ma qualcosa dobbiamo avere. Se non arriva nulla non si può aprire perché saremmo fuori legge”. Questo nodo potrebbe convincere Fede e altri campioni del nuoto azzurro adallenarsi in una piscina privata: per la Pellegrini le due soluzioni più probabili al vaglio sono Livigno e Roma, con il Circolo Aniene che garantirebbe la foresteria e l’Acquacetosa come piscina”.
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L’idea della Pellegrini: "Gli atleti che devono andare a Tokyo si allenino in due centri"

Da Miressi a Paltrinieri, da Quadarella a Panziera passando per Detti tutti attendono di conoscere il proprio destino, mentre Pellegrini avanza una proposta alternativa per permettere, almeno ai 50 atleti che devono rappresentare l’Italia ai Giochi, di proseguire la loro marcia verso Tokyo:
La mia soluzione è quella di dividere gli atleti di interesse nazionale nei due centri federali, Ostia e Verona, e organizzare dei turni di allenamento rispettando le norme, seguiti dai controlli medici di chi ci segue in nazionale come Lorenzo Marugo e Tiziana Balducci. In questo modo gli atleti professionisti potrebbero nuotare e le piscine in crisi (che si finanziano con i corsi e l’attività di base, ndr) riprendere fiato.
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