I 12 atleti che hanno vinto medaglie olimpiche in sport diversi (e altri sportivi multidisciplinari)

Ilaria Bottura

Aggiornato 16/04/2020 alle 14:00 GMT+2

Oltre ai cinque in grado di vincere medaglie sia ai Giochi Estivi, sia a quelli °invernali, vi proponiamo una selezione di campioni che sono riusciti comunque a vincere medaglie in sport differenti. E anche qualcuno che ci ha provato e non ce l'ha fatta!

Ester Ledecka

Credit Foto Eurosport

Ormai gli atleti sono sempre più focalizzati su allenamenti specifici che portino alla perfezione dello sport che praticano. Si pensi all’atletica leggera, per esempio, dove quelli considerati polivalenti, ossia epthatlete e decathleti, sono bravi in tutto ma non eccellerebbero in nessuna delle discipline comprese nel loro sport, proprio perché non hanno una preparazione ad hoc. E lo stesso discorso vale per il pentathlon moderno. Spostandoci agli sport invernali appena conclusi, difficilmente un campione della combinata nordica potrebbe imporsi in una gara di salto con gli sci con avversari specialisti, né parimenti in una gara di fondo; lo stesso principio è valido per il biathlon, dove atleti straordinari nella combinazione delle due discipline non potrebbero essere pericolosi avversari né nello sci di fondo, né nel tiro a segno.
Fatta questa generica premessa, però, esistono alcuni eletti che sono stati in grado di smentire il principio che abbiamo appena enunciato e di eccellere in sport diversi. Andiamo perciò ad analizzare i casi più interessanti e più famosi.

Il club dei cinque: coloro che vinsero medaglie invernali ed estive

I primi di cui vogliamo parlare sono uomini e donne che hanno sfidato qualsiasi principio che guida il talento e sono riusciti a vincere delle medaglie olimpiche sia ai Giochi Estivi, sia a quelli Invernali.
Torniamo indietro negli anni, quando i Giochi Olimpici erano ancora un evento elitario e i partecipanti (in maggioiranza uomini) erano ancora pochi. Non tutti avevano la possibilità (o l’interesse) di fare sport, perciò spesso capitava che chi invece avesse intrapreso quella via si destreggiasse in più discipline. Ma andiamo in ordine cronologico.
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Eddie Eagan

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Eddie Eagan - USA. Stiamo parlando di un personaggio di altissimo profilo, perché dopo la sua carriera da atleta, grazie agli studi in giurispudenza ad Harvard, Oxford e Yale, divenne un brillante avvocato. Prima, però, ebbe la capacità di vincere nel 1920 ad Anversa l’oro nel pugilato, categoria pesi mediomassimi, e poi, 12 anni dopo, nel 1932 a Lake Placid, fece parte dell’equipaggio di bob a quattro che conquistò l’oro.
Jacob Tullin Thams – Norvegia. Iniziò con la combinata nordica, poi, quando finalmente scissero le due discipline implementando le gare di salto da solo, divenne il più forte saltatore con gli sci dei primi anni ’20. Infatti si impose ai Giochi di Chamonix del 1924 e, una volta chiusa la carriera sulla neve, cambiò completamente rotta (è il caso di dirlo). Divenne infatti un brillante velista e a Berlino 1936 conquistò l’argento nella classe 8 metri.
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Christa Lunding

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Christa Rothenburger-Lunding – DDR/Germania. Lei è un caso unico. Nata nella Germania Est e in gara sempre col cognome del marito, si tratta dell’unica in grado di vincere medaglie olimpiche in edizioni differenti, ma nello stesso anno. Era infatti una grandissima pattinatrice di velocità e a Sarajevo 1984 conquistò l’oro nei 500 m; quattro anni dopo, a Calgary 1988, si impose nei 1000 m e fu argento nei 500 me solo qualche mese più tardi, a Seul 1988, parecipò alle gare di ciclismo su pista e fu argento nei nei 5000 m. Si ripresentò poi in versione invernale ad Albertville 1992, dove fu bronzo di nuovo nei 500 m.
Clara Hugues –Canada. Profilo simile a quello della già citata tedesca. Pur avendo iniziato come pattinatrice di velocità, ad Atlanta 1996 salì sul podio due volte nel ciclismo: fu infatti bronzo sia nella cronometro, sia nella prova in linea. Dopo numerosi titoli, nel 2003 lasciò il ciclismo e tornò al suo primo amore: così a Torino 2006 sarà oro nei 5000 m e argento nell’inseguimento a squadre e a Vancouver 2010 bronzo di nuovo nei 500 m. La rivedremo, però, di nuovo su un sellino a Londra 2012, ormai 38enne e incredibilmente quinta nella cronometro.
Lauryn Williams – USA. Figlia del vento, fu specialista dei 100 m: conquistò l’argento ad Atene 2004 (oltre a titoli mondiali ottenuti nella prova individuale e in staffetta insieme alla monumentale Allyson Felix). A Londra 2012 fu coinvolta nella 4x100 m che poi andò a vincere l’oro, ma la sua presenza non fu nel quartetto della finale: corse solo nelle batterie, contribuendo quindi all’ascesa del Team USA ma senza essere decisiva. Dal novembre del 2013 mise a frutto le sue doti di sprinter passando al bob e a Sochi 2014 fu un successo: nel bob a 2 diventò la frenatrice di Elana Meyers-Taylor e si aggiudicò l’argento.
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Lauryn Williams

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I vincitori di sport diversi, ma solo invernali o solo estivi

Sono più frequenti, invece, quelli che si sono messi in mostra in discipline diverse, ma “solo invernali” o “solo estive”. Abbiamo scelto di parlare dei casi più famosi, importanti o curiosi.
Edwin Flack – Australia. Facciamo un balzo di due secoli e torniamo al 1896, alla prima edizione assoluta dei Giochi Moderni, ad Atene. Flack lavorava come contabile e per partecipare ai Giochi si prese un mese di ferie: fece bene, perché si portò a casa ben tre medaglie. Dopo aver fatto un viaggio della speranza tra treno e nave, si mise al collo due ori nell’atletica leggera, negli 800 m e nel 1500 m. Era anche un ottimo tennista: nel doppio conquistò il bronxo ex-aequo in coppia con George Robertson.
Emile Sarrade – Francia. Questo è forse il più bizzarro dei personaggi. A Parigi 1900 c’erano discipline che oggi non si praticano più, almeno a livello olimpico. E così questo nerboruto parigino doc era una seconda linea della nazionale transalpina di rugby a 15, che quell’anno vinse l’oro. Grazie alla sua fisicità faceva però parte anche della squadra di tiro alla fune, con la quale conquistò l’argento. Il tiro alla fune uscì dal paniere olimpico dopo Anversa 1920.
Johnny Weissmüller –USA. Chi non conosce l’iconico urlo di Tarzan? Appartiene alla voce di questo attore, primo interprete famoso dell’epopea del personaggio creato da Edgar Rice Burroughs. Prima di essere attore, però, l’aitante Johann (nativo di Timisoara, romania, ma naturalizzato statunitense) fu uno dei più medagliati atleti della storia olimpica, nonché il primo nuotatore a scendere sotto il minuto nei 100 m stile libero. A Parigi 1924, nella prima edizione in cui si nuotava in una vasca da 50 m, fu oro nei 100 sl, nei 400 sl e nella staffetta 4x200 sl; ad Anversa 1928 ancora due ori, riconfermandosi nei 100 sl e nella staffetta 4x200 sl. Sempre a Parigi, però, faceva parte anche della squadra di pallanuoto, con cui conquistò il bronzo.
Karch Kiraly – USA. In Italia se lo ricordano bene soprattutto le donne... Pallavolista sopraffino, da giovanissimo fu subito integrato nel sestetto titolare della Nazionale che a Los Angeles 1984 vinse l’oro. Presto ne diventò il capitano e a Seul 1988 la sua squadra bissò il successo. Con il suo affascinante ciuffo biondo arrivò in Italia, dove giocò per due stagioni a Ravenna, al termine delle quali, nel 1992, chiuse con la carriera indoor e si dedicò completamente al beach volley, con cui già aveva avuto degli approcci. E così, nel 1996 ad Atlanta, quando la disciplina fu introdotta, facendo coppia con Kent Steffes si portò a casa un altro oro.
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Karch Kiraly

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Rebecca Romero – UK. Figlia di madre inglese e padre spagnolo, Rebecca iniziò la sua carriera da canottiera; questo la portò, ad Atene 2004, a conquistare l’argento con l’equipaggio del quattro di coppia. A causa di persistenti problemi alla schiena, decise però di smettere col canottaggio e di cambiare sport, iniziando a praticare il ciclismo su pista. A Pechino 2008 dominò la finale dell’inseguimento individuale, rifilando più di due secondi alla connazionale Wendy Houvenhagel.
Gerda Weissensteiner – Italia. E’ l’unica italiana che compare in questo elenco. Ultima di otto fratelli, iniziò con lo slittino su pista naturale e grazie al suo talento fu inserita nella squadra di slittino su pista artificiale. Fu una delle principali avversarie della corazzata tedesca e dopo la delusione del quarto posto di Albertville 1992 si consacrò regina due anni dopo, a Lillehammer 1994. Decise di ritirarsi dopo Nagano 1998 (in cui fu portabandiera), ma poi ebbe un ripensamento. Nel 2001 cambiò sport, spostandosi sul bob a 2 e inizialmente aveva come frenatrice Antonella Bellutti (oro nel ciclismo su pista ad Atlanta 1996 e a Sydney 2000). Fu però con Jennifer Isacco che ottenne la consacrazione definitiva: il duo fu bronzo nei Giochi di casa, a Torino 2006, sua ultima gara ufficiale.
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Gerda Weissensteiner Lillehammer 1994

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Ester Ledecka – Repubblica Ceca. E’ l’ultima in ordine di tempo e ha fatto il giro del mondo l’immagine della sua non-esultanza incredula. A Pyeongchang 2018 la ceca era iscritta sia nello sci alpino, sia nello snowboard parallelo. Il 17 febbraio, nel supergigante, sembrava ormai cosa fatta l’oro per Anna Veith; poi scese lei, col pettorale 26 e il tempo della vittoria. Nemmeno lei ci credeva, perché non gareggiava da favorita e infatti non esultò, credendo che fosse sbagliato il crono sul maxischermo. Ma era tutto vero. Qualche giorno dopo si confermò in quella che era la sua “vera” disciplina, ossia il gigante parallelo. Due ori in sette giorni.
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"Non ci crede neanche lei!": Ester Ledecka è l'oro più incredibile delle Olimpiadi

I famosi che non hanno vinto

Lolo Jones – USA. Famosa prima di tutto per essere bellissima e per il suo voto di castità fino al matrimonio, la statunitense era attesa come favorita ai 100 m ostacoli di Pechino 2008, ma inciampò sull’ultimo ostacolo e arrivò settima. Dopo diversi infortuni, si spostò anche lei al bob a 2 sperando con la propria velocità nella corsa di poter vincere qualcosa, ma a Sochi 2014 fu soltanto 11esima. Oggi, a 37 anni, è tornata all’atletica leggera e si sta preparando per poter disputare le qualificazioni a Tokyo 2020.
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Lolo Jones

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Pita Taufatofua – Tonga. Non ha vinto niente, ma chi se lo può dimenticare? L’unto e sexy atleta di taekwondo, portabandiera della sua Nazione, si rese ampiamente riconoscibile anche senza brillare nel suo sport, perché alla cerimonia d’apertura di Rio 2016 brillava comunque. Nel torneo fu eliminato al primo turno, ma non si perse d’animo e annunciò di voler partecipare a PyenogChang 2018. Così comincio ad allenarsi nello sci di fondo e ottenne il minimo per la qualificazione. Nuova cerimonia d’apertura, di nuovo portabandiera (essendo unico partecipante tongano) e di nuovo seminudo e tutto unto: e nella 15 km non fu nemmeno ultimo (114° su 119).
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Hero of the day: Pita Taufatofua, il portabandiera di Tonga

Bonus: atleti celebri che hanno provato più sport

Ci sono altri sportivi famosi che hanno provato più carriere e ne vogliamo nominare solo qualcuno. Uno dei più grandi in assoluto è stato Michael Jordan, da tutti riconosciuto come il giocatore di basket più forte della storia – ancora oggi, ma che per il baseball non era altrettanto portato. Se ne rese conto anche lui e, dopo un’esperienza raccontata ironicamente anche nel film “Space Jam”, il titano del Dream Team (con cui vinse l’oro a Barcellona 1992 dopo aver già conquistato un oro nel 1984 quando ancora gli USA non schieravano i professionisti e lui era molto giovane) tornò ai Chicago Bulls. MJ però dovette indossare un altro numero, perché il suo storico 23 era già stato ritirato.
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Hall Of Fame le leggende olimpiche di Barcellona 1992: la nascita del Dream Team

Nel calcio, per esempio, abbiamo Vitali Kutuzov attaccante, tra le altre, di Milan, Sampdoria e Parma e colonna portante della Nazionale bieloriussa dalla fine degli anni ’90 fino a poco dopo il 2010. Una volta lasciato il calcio, si è cimentato con l’hockey su ghiaccio, diventando portiere in squadre dell’hinterland milanese.
Applausi, invece, per Ole Einar Bjorndalen, l’unico in grado di smentire il preambolo di questo articolo sui biathleti. Il norvegese infatti si contende con il fresco di ritiro Martin Fourcade la palma di più forte del biathlon della storia: riepilogare il suo palmares sarebbe lunghissimo, ma possiamo sicuramente menzionare la sua vittoria in una gara di Coppa del Mondo di sci di fondo (la 15 km TL di Gallivare del 18 novembre 2006).
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Hall Of Fame, Nagano 1998: tra i dominatori dell'edizione giapponese nasce la stella di Bjorndalen

Guardando ai tempi contemporanei, c’è un ciclista che un tempo praticava il salto con gli sci. Sublime sui pedali, Primoz Roglic ha vinto tra le altre corse la Vuelta lo scorso anno, ma fu campione mondiale juniores nel salto con gli sci nel 2007. Non ottenendo più risultati di rilievo e complice anche una brutta caduta, nel 2013 si è votato al ciclismo per diventare il campione che oggi trutti conosciamo.
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La brutta caduta che allontanò Roglic dal mondo del salto con gli sci

Menzione d’onore, infine, per altri due atleti. Uno è il nostro Giuseppe Gibilisco, campione del mondo nel salto con l’asta a Parigi 2003 e bronzo olimpico ad Atene 2004. Lasciata l’atletica, voleva presenziare a PyeongChang, come tanti altri, nel team del bob e dal 2016 prese a partecipare alle gare di coppa del mondo con Baumgartner. In seguito a dei dissapori con la Federazione, rinunciò al suo progetto.
L’altro è Shaun White. Il Pomodoro Volante dello snowboard, oro a torino 2006, Vancouver 2010 e PyeongChang 2018, avrebbe voluto partecipare a Tokyo 2020 nel neonato skateboard. Resosi conto di non poter portare avanti bene gli allenamenti in entrambe le discipline e non volendo rinunciare alla neve per uno sport in cui dovrebbe misurarsi con atleti più giovani di lui di quasi 20 anni e altamente specializzati, ha recentemente annunciato che a Tokyo non ci sarà.
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Shaun White nella leggenda: terzo oro olimpico per il pomodoro volante!

E poi c’è Gillis Grafström, che vinse sia ai Giochi Invernali, sia a quelli Estivi, ma nel nostro discorso non dovrebbe rientrare. Questo perché conquistò tre ori nel pattinaggio di figura, che nel 1920 ad Aversa faceva parte del programma estivo. Poi vince al Chamonix nel 1924 e a St. Moritz nel 1928. E fu argento a Lake Placid 1932. Ma, come dicevamo, non vale.
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