Principessa delle Asturie 2022: premiati i rifugiati con un toccante discorso del re Felipe VI

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Aggiornato 31/10/2022 alle 13:29 GMT+1

I candidati per il premio del 2022 erano molti e con nomi importanti, ma alla fine si è scelto di premiare la Fondazione e la Squadra Olimpica dei Rifugiati per l'impegno nel consentire ad atleti non sostenuti dalle proprie nazioni di continuare a coltivare il proprio sogno sportivo.

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Il Premio Principessa delle Asturie dello Sport 2022 va alla Fondazione Olimpica per i Rifugiati. A consegnare il premio un parterre d’eccezione: la famiglia reale.
La parola rifugiato è uno di quei termini che provoca in chi ascolta un profondo sconforto
È quanto ha affermato il Re di Spagna Felipe VI nel suo intervento al Teatro Campoamor di Oviedo, durante il quale ha sottolineato che la Fondazione e la Squadra Olimpica dei Rifugiati ricordano come anche lo sport, la competizione di alto livello e il movimento olimpico “servono per ricordare, riflettere e smorzare, per quanto possibile, la dura realtà che vivono tante persone nel mondo”.
Felipe VI ha affermato che i rifugiati “hanno perso tutto”, obbligati a lasciare le loro case, i loro Paesi, le loro vite, per motivi “alieni alla loro volonta e sempre in circostanze drammatiche, mettendo inoltre in pericolo la loro sopravvivenza”.
Il Re ha augurato “i migliori risultati” al pugile venezuelano Eldric Sella e alla ciclista afgana Masomah Ali Zada, i due atleti che ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 hanno partecipato col la Squadra Olimpica dei Rifugiati e hanno partecipato a questa cerimonia insieme al Presidente del CIO, Thomas Bach, al quale ha manifestato il suo apprezzamento per “supporto, leadership e incoraggiamento”.
Nel suo discorso, la Principessa Leanor ha rivelato che la preoccupa “molto” che uno sportivo non possa allenarsi e migliorare durante la sua carriera perché so è visto obbligato a fuggire dal suo Paese, perciò ha considerato una “grande iniziativa” che gli atleti abbiano l’opportunità di continuare la propria ttività per poter arrivare a competere nei Giochi Olimpici.
Il giurato incaricato di assegnare il premio ha apprezzato nella Fondazione e nella Squadra Olimpica dei Rifugiat la possibilità che offre di far portare avanti l’attività sportiva e personale agli sportivi in zona di conflitto e nei luoghi in cui i diritti umani vengono violati, così come il suo lavoro a beneficio di integrazione, educazione, solidarietà e umanità, che rappresentano un messaggio di speranza per il mondo.
Anche se nacque con l’intento di sparire, la squadra aveva dieci sportivi a Rio 2016, per il suo primo appuntamento olimpico, però le vicissitudini della politica internazionale prolungarono la sua esistenza fino a Tokyo 2020 con 29 atleti e il CIO ha annunciato che ci sarà una squadra di rifugiati anche a Parigi 2024 e a Dakar 2026 (Youth Olympic Games).
I 29 atleti dela Squadra Olimpica dei Rifugiati che hanno gareggiato a Tokyo 2020, rappresentati sotto la bandiera olimpica, appartenevano a 13 comitati nazionali e lo fecero in 12 discipline.
La Squadra Olimpica dei Rifugiati fu creata dal CIO nel 2015, quando chiese ai diversi comitati nazionali che identificassero gli atleti rifugiati il cui livello sportivo avesse un potenziale per qualificarsi per i Giochi, con il fine di farlo attraverso il finanziamento tramite borse di studio della Solidarietà Olimpica. Due anni dopo, nel 2017, costituì la Fondazione Olimpica dei Rifugiati con l’intento di appoggiare la protezione e la crescita sportiva e personale di atleti in condizioni di disagio, al di là degli appuntamenti olimpici.
Proposta dal vicepresidente del CIO, Juan Antonio Samaranch, la candidatura della Fondazione e della Squadra Olimpica dei Rifugiati trova un riscontro nel Premio Principessa degli Sport alla nuotatrice Teresa Perales, la paralimpica più medagliata della storia, vincitrice di 27 medaglie in cinque Giochi.
Nell’edizione del 2022, per il premio sono arrivate 24 candidature da dieci nazioni, tra cui quelle della velocsta Allyson Felix, della ginnasta Simone Biles, dei motociclisti Valentino Rossi e Marc Marquez, e della giocatrice di badminton Carolina Marin.
Nelle edizioni precedenti, il premio era stato conferito, tra gli altri, all’ex sciatrice Lindsey Vonn, agli All Blacks, al triatleta Javier Gomez Noya, ai fratelli cestisti Pau e Marc Gasol, alla Maratona di New York, alla Nazionale di calcio spagnola, al tennista Rafael Nadal e ai piloti di Formula 1 Michael Schumacher e Fernando Alonso.
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Nessun ostacolo per Tokyo 2020 e una borsa di studio per i rifugiati, ci pensa Niccolò Campriani

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