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PyeongChang Diary - ...Eppure sono state delle belle Olimpiadi!

Simone Eterno

Pubblicato 25/02/2018 alle 19:20 GMT+1

Episodio 17, Season Finale: per una volta torno serio e provo a spiegarvi perché queste Olimpiadi hanno fuzionato. Eccome se hanno funzionato. Certo, non siamo sulle Dolomiti, ma Corea del Sud - soprattutto dal punto di vista di organizzazione e impianti - promossa alla grande.

Closing ceremony

Credit Foto Getty Images

dall’inviato a PYEONGCHANG – Adesso è davvero finita. Sul serio. Bus TM27 direzione Media Village, IBC alla spalle chiuso con l’ennesima festa, la quinta nelle ultime cinque sere. Una roba che Gazza Gascoigne levati proprio e lascia spazio a chi ne sa sul serio... Chi vi scrive tra 3 ore ha un bus dritto per l'areoporto in direzione Milano via Monaco. Si scriveva è davvero finita. E tutto ciò - chiaramente feste incluse, era dai tempi dell'università che non si teneva questo ritmo - mancherà. Mancherà parecchio, già da venerdì quando davanti al monitor dell’ufficio dopo 4 giorni di – me lo auto-dico – meritatissima pausa, si tornerà alla vita normale. Niente giornate a oltranza, niente spostamenti assurdi, ma soprattutto niente gare, niente atleti e niente colleghi da tutto il mondo.
Che poi il lato bello delle Olimpiadi – e di chi ha avuto la fortuna di poterlo viverlo dal vivo per la prima volta – a parte ovviamente il picco di aver appoggiato un braccio a Silje Norendal, è proprio quello: stare a contatto con tutti e scoprire che qui funziona una sorta di formula magica che se così fosse anche nel mondo reale ci permetterebbe di vivere in una specie di paradiso. Qui tutti sorridono, tutti lavorano sodo e lo fanno insieme nonostante le colossali differenze culturali. Pensavo – nei racconti degli altri – ci fosse un pizzico della solita retorica che si utilizza in queste occasioni, ma non è davvero così. Sarà lo sport, sarà lo spirito olimpico, sarà che in fondo in fondo piace a tutti stare lontano dall’ufficio per qualche settimana, ma funziona. E i volontari coreani – insieme alla gente più comune del posto – è stata fondamentale da questo punto di vista.
Già, perché se qualcuno vi ha raccontato che sono state le peggiori olimpiadi di sempre, noi – qui sul posto! – possiamo confermarvi che non è assolutamente stato così. Ci sono stati lati positivi e negativi, come in tutte le cose. Ma se dei negativi avete già letto ovunque, è con enorme piacere che vi elenco cosa in questa olimpiade ha funzionato alla grande.

1. La qualità degli impianti

Tutti compresi. La nostra Karen Putzer ce l’ha raccontato in diretta nel nostro ultimo Facebook Live, Armin Zöggeler l’ha fatto una sera a cena a casa Italia, così come Carolina Koster a microfoni spenti. Dall’alpino al ghiaccio passando per lo slittino, PyeongChang ha raccontato di impianti e superfici allo stato dell’arte. Non una cosa così comune, specie per chi è stato a Rio e ci ha raccontato ad esempio di ben altre situazioni.

2. La logistica

Anche qui, sono i colleghi più ‘esperti’ a raccontarlo: mai vissute olimpiadi così logisticamente ben strutturate. Dall’IBC e dal MPC (ovvero la base delle televisioni e la base dei giornalisti) tutto – ma proprio tutto – nell’arco di 40 minuti massimo di autobus. Con la particolarità che fondo, biathlon, salto e la pista di bob e slittino erano raggiungibili praticamente a piedi. Era questo l’obiettivo dell’organizzazione: connettere al meglio tutti gli impianti. Sarà che l’hanno praticamente tirata fuori a tavolino questa location, ma ha funzionato. I temerari che sono arrivati fin qui si sono goduti le gare senza alcun tipo di stress.

3. I controlli

Veloci, efficaci, non ossessivi. E qui può garantire direttamente il sottoscritto, che tra tennis e calcio qualche evento in carriera l’aveva già coperto. Arrivare – anche in questo caso – nella landa desolata ha aiutato: un sistema di controllo pass automatico in ogni venue ma soprattutto screening rapidi e non, appunto, ossessivi, hanno permesso di evitare lunghe ed estenuanti file che ormai si vedono a qualsiasi evento importante tra Europa e Stati Uniti.

4. Le performance degli atleti

E’ stata un’Olimpiade di altissimo livello, con alcuni dei più straordinari atleti protagonisti assoluti delle loro competizioni. Martin Fourcarde, Marit Bjorgen, Johannes Klaebo, Shaun White, Sofia Goggia giusto per citare alcuni dei grandi favoriti che non hanno tradito, ma hanno anzi vinto alla grande. E in gare contraddistinte dall’altissima qualità non solo delle loro performance, ma anche di quelle degli avversari. Poi, certo, ci sono anche gli altri lati della medaglia, che per noi – in questo caso per voi – vanno dai complicati orari notturni alla scarsa presenza di pubblico (affermazione per giunta vera solo in parte, essendo le venue del ghiaccio – ovvero dove ai coreani interessava – state piene praticamente sempre).
Eh già, poi c’è stato il freddo. Qualcuno si è lamentato anche di quello. Le temperature polari sono durate solo i primi giorni, poi siamo stati costantemente poco sotto lo zero. E meno male. Perché queste si chiamano Olimpiadi Invernali e che faccia freddo pare la più naturale delle cose. Semmai, a stonare, furono i 15/20°C di Sochi. Insomma, noi ci prendiamo – con grande gioia – il lato buono della medaglia. Speriamo anche voi. Ma se non altro, ora, avete l’intero quadro della situazione. Ci risentiamo - si spera - da Tokyo: con due anni in più sulla carta d'identità ma con spirito - ve lo prometto - assolutamente intatto.
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