Roma 2024 e un sogno da 5 miliardi di euro che dobbiamo sapere dove finiranno

Luca Stacul

Aggiornato 17/02/2016 alle 18:16 GMT+1

Malagò presenta la candidatura italiana nell'entusiasmo generale, ma l'opinione pubblica rimane scettica: per conquistarla c'è bisogno di trasparenza totale. Sarà possibile controllare veramente i conti o rimarrà solamente un'utopia? Viaggio tra scandali e speranze...

Giovanni Malagò

Credit Foto LaPresse

Viva le Olimpiadi. Viva Roma 2024. Viva la ristrutturazione dello Stadio Flaminio, il rilancio del PIL, la colonna sonora olimpica di Morricone e i 177mila posti di lavoro. La candidatura italiana è stata presentata oggi tra gli squilli di tromba del Presidente del CONI Giovanni Malagò, cuore e anima di un progetto che sportivamente non può non entusiasmare, a più di cinquant’anni dall’edizione di Roma ’60.
Tutto bello ma… C’è un “ma” grosso come una casa, un “ma” che si chiama “corruzione”. Basta specchiarsi nel recente passato del nostro Paese per capire come la gestione dei grandi eventi e delle grandi opere, senza alcuna eccezione, sia stata contraddistinta da scandali legati ad appalti, tangenti e favori di ogni tipo. Scandali che hanno avuto un effetto dirompente sull’opinione pubblica, che ora – molto semplicemente – non si fida più: in un sondaggio pubblicato sulla nostra homepage a inizio anno, il 54% degli utenti ha espresso parere negativo riguardo all’organizzazione delle Olimpiadi 2024 a Roma.
E d’altra parte, diciamolo pure, fidarsi di chi gestisce il denaro pubblico dei grandi eventi in Italia è diventato quasi impossibile. Il solo rovistare tra processi e sentenze degli ultimi 15 anni è una ricerca che porta alla depressione, perché attorno ai grandi eventi si annida un malaffare sempre più tentacolare, che ci ha portato fino ad estremi imbarazzanti come le indimenticabili (in senso negativo) risate al telefono intercettate dopo il terremoto dell’Aquila o quella casa pagata all’ex Ministro Scajola “a sua insaputa”.
Cosa c’entra tutto ciò con lo sport e con Roma 2024? C’entra perché la famosa “cricca” che ha rappresentato il filo conduttore di tutti questi scandali – per fare qualche nome familiare: Angelo Balducci e Diego Anemone – è legata non solo al G8 della Maddalena o alla scuola per marescialli costata 450 milioni di euro da cui nacque la prima inchiesta, ma anche agli appalti per i lavori sul Centrale del tennis del Foro Italico, a quelli per il nuovo Museo dello sport italiano a Tor Vergata e soprattutto ai Mondiali di nuoto di Roma 2009 che trascinarono nel fango per 4 anni il commissario Claudio Rinaldi e per un periodo più breve lo stesso Giovanni Malagò, a suo tempo Presidente del Comitato Organizzatore dell’evento e Presidente del Circolo Acquaniene.

Mondiali di nuoto 2009: tutti assolti ma...

Facciamo un passo indietro e rivediamo come andarono le cose. Nel maggio 2009 infatti, due mesi prima dell’inizio dei Mondiali, inizia già il processo: 33 gli imputati a seguito di concessioni edilizie fuori norma relative alle opere sportive da realizzare per la manifestazione; in buona sostanza: abuso edilizio. Per la prima udienza però bisogna aspettare 2 anni, con il processo che si trasforma quindi in una corsa contro il tempo (i termini di prescrizione per l’abuso edilizio sono di 4 anni). Malagò esce dal processo nel luglio 2012, assolto perché “il reato non sussiste” a seguito della presentazione di una memoria da parte del suo avvocato che dimostrava la regolarità delle opere di costruzione del Circolo Acquaniene. Per tutti gli altri imputati – Balducci e Rinaldi in testa – l’assoluzione arriva ugualmente un anno dopo (a un mese dalla prescrizione) in relazione a una sentenza del Consiglio di Stato che – citiamo dal Corriere della Sera – “riconosceva al presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, Angelo Balducci, la facoltà di autorizzare i lavori per gli impianti in deroga sia alle cubature indicate sui progetti, sia ai vincoli ambientali”. In sostanza gli abusi c’erano stati, ma andava comunque tutto bene perché tutto era stato fatto “in deroga” alla legge.
***
Sprechi a Roma 2009: il servizio del telegiornale di La7 datato febbraio 2012, a seguito di un'inchiesta de "L'Espresso". Al progetto di Calatrava a Tor Vergata verrà data una terza chance dopo i ritardi che portarono al mancato completamento per i Mondiali di nuoto e il flop della candidatura olimpica di Roma 2020

Roma 2024: l’unica strada è la totale trasparenza

Tutto ciò che avete letto fin qui è dannatamente complicato, come tutta la burocrazia italiana, ma era necessario per giungere alla nostra conclusione: all’opinione pubblica non gliene frega niente delle deroghe e dei cavilli legali, all’opinione pubblica importa solamente che i soldi del popolo italiano non vengano sprecati o affidati a persone di dubbia provenienza e che un evento simbolico come le Olimpiadi non si trasformi un in “magna-magna” fatto di tangenti e favori tra i potenti. Ecco perché rimaniamo estremamente favorevoli all’idea dell’organizzazione dei Giochi 2024 a Roma, a patto che tutto il denaro pubblico venga tracciato in totale trasparenza.
Le parole che non vogliamo più sentire:
  • Sub-appalto
  • Deroga
  • Tangente
  • Favore
  • Cementificazione
  • Abuso edilizio
Le parole a cui vogliamo aggrapparci:
  • Meritocrazia
  • Trasparenza
  • Sport
  • Onestà
  • Passione
  • Sostenibilità
Malagò ha dichiarato oggi che "il costo per gli impianti permanenti per i Giochi di Roma 2024 è di 2,1 miliardi” e che "a questi vanno aggiunti 3,2 miliardi per impianti temporanei e costi di gestione ed organizzazione”. Ebbene, l’Italia ha il diritto di sapere da dove arrivano quei soldi, nelle tasche di chi finiscono e per realizzare quali progetti; ha il diritto di saperlo dal primo all’ultimo centesimo (anche quelli della cerimonia di oggi, ad esempio). Perché 5,3 miliardi di euro, se spesi oculatamente, possono veramente rilanciare l’economia e rinnovare l’immagine dell’Italia agli occhi del mondo, ma in caso contrario potrebbero trasformarci in una "nuova Grecia". Allo stato attuale purtroppo questa seconda ipotesi sembra quella più credibile (è ciò che ci dice il 54% dei nostri utenti), al CONI il compito di smentirci: è molto semplice, basta aprire un sito e metterci dentro tutti i conti, dal primo all’ultimo centesimo, consultabili da tutti in tempo reale e non con anni di ritardo o tabelle incomprensibili. Attendiamo fiduciosi la realizzazione di una piacevole utopia.
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