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Zaytsev torna sulle Olimpiadi: "Quell'argento mi rode ancora, ma che onore giocare per la Nazionale"

Luca Stamerra

Pubblicato 19/09/2016 alle 22:13 GMT+2

Lo schiacciatore, nuovo acquisto di Perugia, torna a parlare della medaglia d'argento conquistata alle Olimpiadi di Rio, dopo la sconfitta contro il Brasile per l'oro: "Sicuramente abbiamo fatto una grande impresa, è stato un percorso intenso e bellissimo. Potevamo farcela, ma alla fine chi vince l’argento sul podio olimpico è sempre il più triste. Ora a Perugia, spero di vincere dei trofei qui".

Zaytsev - Olympics Games Rio 2016 - Italy - LaPresse

Credit Foto Eurosport

A quasi un mese di distanza dalla sconfitta in finale per l’oro contro il Brasile, torna a parlare Ivan Zaytsev, lo schiacciatore della Nazionale italiana, che racconta ad Urban Post la sua emozione per aver partecipato alle Olimpiadi di Rio e aver portato a casa la medaglia d’argento… Anche se si poteva conquistare qualcosa di più.
Cosa provo quando ascolto l’inno di Mameli? Onore. Difendere i colori del proprio Paese è qualcosa di unico, entrare in battaglia, sportivamente parlando, con la maglia della Nazionale e difendere i colori italiani è questo. Un onore
Secondi alle Olimpiadi? E’ comunque un grande risultato, parola di Zaytsev: “Un po’ mi rode ancora, la gioia per il risultato ancora non la sento del tutto mia. Sicuramente abbiamo fatto una grande impresa, ne siamo consapevoli, è stato un percorso intenso e bellissimo. Potevamo farcela, ma alla fine chi vince l’argento, sul podio olimpico è sempre il più triste. L’argento pesava molto al collo, qualche ora dopo si è sentita tutta la pressione del sudore, dei sacrifici e degli sforzi che abbiamo condiviso. Sul podio c’era un mix di emozioni, qualcuno era triste, alcuni erano molto felici. Difficile descrivere cosa si prova in quei momenti”.
Il 2° posto alle Olimpiadi è importantissimo anche per rilanciare il movimento e l’entusiasmo di una nazione per la pallavolo: “Siamo riusciti a portare tutti davanti alla tv. Siamo stati capaci di spostare l’attenzione sulle nostre partite, si sono appassionati a noi e a quello che eravamo capaci di fare in campo. Ora dobbiamo essere bravi a far incuriosire ancora di più quelle persone che ci hanno apprezzato a Rio 2016, convincerli a venirci a vedere in tutti i palazzetti d’Italia. Nel nostro sport c’è un clima molto familiare, ma ci sono anche agonismo e fair play. Cosa provo quando ascolto l’inno di Mameli? Onore. Difendere i colori del proprio Paese è qualcosa di unico, entrare in battaglia, sportivamente parlando, con la maglia della Nazionale e difendere i colori italiani è questo. Un onore”.
VIDEO - La maledizione olimpica dell'Italia del volley
Ora comincia una nuova pagina della carriera di Zaytsev che torna in Italia con la maglia della società Sir Safety Perugia dopo le esperienze alla Dinamo Mosca e all'Al-Arabi: “Non vedevo l’ora di tornare in Italia. A Mosca mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Mi mancava casa, il calore delle persone. Sono molto contento e carico per questa mia nuova avventura, a Perugia c’è una squadra molto ambiziosa. Sarà una bella sfida, dovrò cambiare ruolo. Spero di poter dare loro tanto e arrivare a vincere un trofeo”.
Ma com’è esattamente Zaytsev fuori dal campo? “Fuori dal campo sono diverso, sono abbastanza preciso e organizzato. Mi piace fare le cose con calma. Quando gioco però mi trasformo, non mi piace perdere. La sfida deve essere sempre sul piano dell’agonismo, non bisogna mai scadere nell’arroganza. Qualche volta magari esagero con qualche commento di troppo ma preferisco essere così. I tatuaggi? Tutti hanno un significato. Quello che ho sul petto l’ho fatto a 19 anni, in concomitanza con il primo contratto tra i grandi. E’ un simbolo di ribellione, che indicava come mi piacesse fare le cose senza regole, una cosa che ho pagato in alcune circostanze e che mi aiutato a crescere. Quello che ho sulla coscia l’ho fatto invece 4 anni fa, rappresenta un po’ il processo di crescita di questi anni e poi c’è l’ultimo, sul braccio sinistro, che è ancora in fase di completamento, è il più importante, rispecchia il mio momento psicologico attuale, una maturazione sia sportiva che mentale”.
VIDEO - Le 28 medaglie olimpiche dell'Italia a Rio 2016
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