Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

L’argento mondiale più bello: un applauso alle ragazze terribili orgoglio d'Italia

Ilaria Bottura

Pubblicato 21/10/2018 alle 09:35 GMT+2

Chi vede questo podio come una finale persa e non una medaglia vinta, forse non ha provato a considerare tutte le variabili in campo e i risvolti di questo torneo.

Le ragazze dell'Italvolley posano con l'argento vinto ai Mondiali di Pallavolo femminile vinti in Giappone, Foto Fivb.org

Credit Foto Eurosport

E’ tipico della cultura disfattista italiana: quando non si vince, c’è sempre solo la delusione e non si è capaci di leggere gli aspetti positivi anche quando, di fatto, si sta analizzando un successo. Ed è quello che in parte è accaduto per l’argento mondiale conquistato dalle ragazze di Davide Mazzanti, sconfitte per 3-2 da una Serbia tenace e cinica.
Per molti è una finale persa e un oro mancato; a voler essere obiettivi, però, questo è un argento vinto, e conquistato meritatamente.
Certamente ci sono stati dei problemi in finale. Ma questa finale è arrivata inaspettatamente.

La sorpresa del torneo

In questo torneo mondiale hanno stupito soprattutto due squadre: il Giappone, che da Paese ospitante è arrivato molto più avanti del previsto, e proprio l’Italia, considerata bella outsider della kermesse iridata e possibile mina vagante del tabellone. E così è stato, perché nessuno si aspettava una striscia positiva di 10 vittorie consecutive e, una volta centrate prima le Final Six e poi le Final Four, che potesse arrivare in finale in una sfida così combattuta contro le campionesse olimpiche in carica della Cina.

Tanti lati positivi in mezzo agli aspetti rivedibili

Chiaramente, qualcosa è andato storto in finale, altrimenti sul gradino più alto del podio ci sarebbero state le azzurre e non le serbe, ma intanto la piazza d’onore è delle “ragazze terribili” e nessuno può portargliela via. Queste giocatrici hanno un’età media molto bassa, e quindi margini di miglioramento marcati per quanto riguarda tecnica, esperienza, freddezza e lucidità. Questo non può che essere un punto di partenza, soprattutto visto che solo gli addetti ai lavori più vicini alla squadra potevano sperare in una medaglia prima che iniziasse il torneo, mentre per tutti gli altri c’erano solo curiosità e qualche dubbio. Invece le azzurre sono una certezza, soprattutto perché questa squadra è già coesa a livello di gruppo quando siamo a metà del cammino olimpico verso Tokyo 2020. Del resto, se le nostre ragazze fossero così "scarse" come le hanno apostrofate certi esperti da divano del Bel Paese, difficilmente avrebbero vinto tutti i premi individuali di cui sono state insignite...

Ora focalizzarsi di più sugli obiettivi urgenti

Il focus, ora, sarà principalmente quello di imparare a gestire meglio i “palloni che scottano” e soprattutto sbagliare meno. In questa finale, complice ovviamente anche la bravura delle avversarie, che detta in maniera nazional-popolare non sono certo lì a pettinare le bambole, gli errori sono stati tanti, soprattutto nel quarto set e nella seconda metà del quinto. Nel momento in cui è venuta a mancare la lucidità, tutto il gruppo è calato, perdendo ordine in difesa con incomprensibili sovrapposizioni, tocchi imprecisi e di conseguenza palle sporche a Malinov (o Cambi). Per quanto riguarda la regia, nei giorni scorsi si è vista un’insistenza forse esagerata nel servire Paola Egonu, che fa sì tanti punti, ma non ha una percentuale realizzativa altissima. Detto ciò non bisogna mai dimenticare che la talentuosa ragazza di Cittadella ha 19 anni e che il suo futuro, date tali premesse non può che essere radioso. Con la Serbia, invece, la distribuzione a livello tattico è stata migliore, riducendo la prevedibilità degli attacchi e quindi la facilità di lettura del muro, ma a scapito della precisione del secondo tocco, che spesso offriva alle attaccanti palloni difficilmente giocabili in maniera efficace. E’ una catena che va spezzata per poter fare quel passettino in più che manca per essere le più grandi. Altra nota negativa: le battute sbagliate. Troppe, e soprattutto troppe quelle nei momenti importanti (come quella buttata fuori da Chirichella sul vantaggio per 8-7 nel tiebreak).

Onore e rispetto per queste ragazze

In definitiva, in un Paese in cui sono tutti tanto bravi a salire sul carro del vincitore di uno sport che normalmente non seguono mai quanto capaci di criticare se non si vince e si conquista “solo” l’argento, il risultato di queste ragazze andrebbe applaudito a scena aperta, senza critiche negative, ma solo costruttive. Chi parla di partita buttata via probabilmente conosce il mondo della pallavolo e le sue dinamiche solo per sentito dire e questo argento italiano, in realtà, è un grande orgoglio da sfoggiare al mondo spettatore, perché le azzurre di Mazzanti hanno fatto qualcosa di grandioso, al netto di tutte le altre considerazioni, e meritano solo elogi.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità