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Paralimpiadi Pallacanestro in carrozzina Afghanistan Nilofar Bayat, l'atleta che odia i talebani

Paolo Pegoraro

Aggiornato 17/08/2021 alle 18:38 GMT+2

PARALIMPIADI - Nilofar Bayat è capitano della Nazionale femminile afghana di pallacanestro in carrozzina e avvocato attivista promotore dei diritti delle donne, Nell'Afghanistan di oggi teme seriamente per la propria incolumità. "I talebani mi ucciderebbero se mi trovassero, a loro non piacciono le donne come me", ha dichiarato ai media spagnoli.

Nilofar Bayat

Credit Foto Getty Images

La copertina di Marca di questa mattina - con la foto di una bambina afgana intenta a palleggiare e l’interrogativo espresso a caratteri cubitali “Che ne sarà di loro?” a simboleggiare le preoccupazioni per il futuro delle donne di quel Paese – ha rubato la scena, ma la storia presente all’interno del quotidiano sportivo è forse ancor più sintomatica del momento storico in cui viviamo.
Nilofar Bayat è il capitano della Nazionale femminile afghana di pallacanestro in carrozzina: ha provato senza fortuna a qualificare la sua squadra alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 ma a staccare il pass nel torneo Preolimpico della zona asiatica sono state Australia e Cina. Anche qualora fosse riuscita nell’impresa a Tokyo non ci sarebbe comunque potuta andare: complice la presa del potere dei talebani l’Afghanistan non parteciperà difatti alla rassegna a cinque cerchi. Nilofar Bayat è anche un apprezzato avvocato 28enne con una spiccata sensibilità verso i diritti delle donne. Segni particolari? Viscerale odio verso i talebani.
"I talebani hanno le loro leggi e non permettono alle donne di andare a scuola o all'università, di lavorare o anche solo di praticare sport" ha dichiarato al Mundo dal suo rifugio domestico a Kabul, dove risiede con i genitori e i fratelli. Ma c’è di più, sono stati i talebani a sconvolgerle la vita quando Nilofar aveva appena due anni: un razzo scagliato contro la sua casa uccise uno dei suoi fratelli, ferì il padre e la ridusse su una sedia a rotelle procurandole una lesione alla colonna vertebrale.
Nilofar è riuscita in ogni caso a eccellere nello sport e nello studio e durante l’interregno del presidente Hamid Karzai sotto l’egida degli Stati Uniti D’America ha completato gli studi di legge: uno scenario utopistico nell'Afghanistan di oggi. Ora che le truppe statunitensi sono volate via riconsegnando il Paese agli “uomini barbuti” tutti temono un ritorno al Medioevo di 20 anni fa, Nilofar in primis alla luce della sua particolare posizione:
“Nessuno in Afghanistan ha un futuro. Qui non sono al sicuro, i talebani mi uccideranno se mi trovano, perché ho parlato e lavorato a favore degli afgani e dei loro diritti. A ogni angolo di Kabul c'è un checkpoint talebano. Non posso nemmeno uscire per andare a lavorare.”
Ai talebani non piacciono le donne come me
Al momento Nilofar è stata costretta a riporre in soffitta il suo hijab per risfoderare il burqa, ma dal nascondiglio di casa sua prepara sottotraccia la fuga da un Paese dove nel giro di pochi giorni ha cominciato a sentirsi in grave pericolo temendo addirittura per la propria vita: “Ai talebani non piacciono le donne come me", afferma senza un filo di esitazione ai media spagnoli.
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