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Mirai Nagasu, dal dimenticatoio della sua federazione al bronzo col triplo axel

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 15/02/2018 alle 07:35 GMT+1

L'incredibile storia di Mirai Nagasu, che per Sochi 2014 fu scartata dalla sua federazione e che non si è persa d'animo: dopo un cambio di allenatore e tanta forza di volontà, si è ripresa il suo posto e ora è l'unica atleta senior in grado di eseguire un triplo axel pulito in gara.

Mirai Nagasu

Credit Foto Getty Images

La gara a squadre del pattinaggio di figura purtroppo è andata com’è andata. L’Italia accarezzava il sogno di una medaglia, ma alla fine si è ritrovata quarta davanti al Giappone. L’artefice dello spegnimento delle ambizioni del gruppo azzurro, ancora in corsa dopo il lungo maschile, è stata di fatto Mirai Nagasu, che con un superbo programma lungo e con la complicità di una Carolina Kostner non perfetta è andata a prendersi di prepotenza il bronzo per gli USA. Eppure la storia agonistica di questa ragazza è stata tortuosa e a tratti sfortunata e questa prova segna forse la sua definitiva rinascita dopo un periodo più che buio.

Un’atleta trascurata dalla sua federazione

La storia di Nagasu va molto indietro ed è in effetti poco frequente andare indietro negli anni e riuscire a trovare pattinatrici che, come lei e la nostra Carolina, erano già sulla cresta dell’onda nel 2010 e oggi ci sono ancora. Torniamo indietro proprio a quell’anno, quando Mirai, non ancora diciassettenne, fu quarta ai Giochi Olimpici di Vancouver 2010 e vinse addirittura il corto ai Mondiali disputati a Torino di lì a poco. Nel lungo, però, combinò un disastro e chiuse settima totale. Da lì il lento declino della ragazza di chiare origini giapponesi: una crescente difficoltà ad adattarsi al suo corpo da adolescente che diventava quello di una donna e così nel 2012 i risultati cominciarono a venire meno e così la sua federazione la accantona, di fatto non dandole più alcun finanziamento. Nagasu però non si arrende e nel nel 2014, nonostante la sfiducia, arriva terza ai campionati nazionali. Eppure, pur potendo gli USA portare a Sochi 2014 tre atlete, la federazione le preferisce Ashley Wagner, arrivata quarta.

La forza di rimboccarsi le maniche

A 21 anni e apparentemente senza più spazio, un’altra atleta avrebbe potuto pensare di abbandonare lo sport agonistico e di tentare altre strade, ma Mirai volle continuare a inseguire il suo sogno. Il cambio di allenatore, oltre alla forza di volontà, ha fatto il resto. Un sapiente lavoro sui salti di Nagasu l’ha portata a risalire lentamente la china fino a ritrovarla oggi, in un ambiente a cinque cerchi, tra le atlete competitive otto anni dopo il suo exploit e tante delusioni. Nagasu, nel team event, ha preso il posto della compagna Bradie Tennell, e lo ha fatto in maniera eccellente.

Il lavoro paga: unica a eseguire il triplo axel

E così adesso Mirai è tornata in forma e con un bonus in più: è l’unica atleta senior in grado di riuscire a eseguire il triplo axel, salto particolarmente complesso al femminile perché, in quanto partendo frontalmente, ha un mezzo giro in più rispetto agli altri salti. Questo in definitiva vuol dire che un triplo axel è costituito da tre giri e mezzo in aria. L’unica a riuscirci nel recente passato (e non senza difficoltà visto che spesso glielo giudicavano sottoruotato e la penalizzavano di conseguenza) era Mao Asada, giapponese che si è ritirata lo scorso anno. Adesso l’unica a riuscirci è lei e l’ha fatto anche in questa competizione (è la terza nella storia olimpica), dimostrando a tutti che meritava di stare lì dov’è.
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