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Le 5 cose che ci ha lasciato Italia-Canada 48-7

Davide Bighiani

Pubblicato 27/09/2019 alle 07:49 GMT+2

Due vittorie in due partite, con 10 punti in classifica, 14 mete e 95 punti segnati. Facciamo il punto della situazione della spedizione azzurra alla Coppa del Mondo di Rugby dopo la vittoria dell'Italia sul Canada. Ricordandosi che "il meglio deve ancora venire"...

Inchino azzurro prima di Italia-Canada 2019

Credit Foto Getty Images

Un inchino, doveroso in Giappone, e si comincia...

1. L'Italia ha la coscienza a posto

Era l'obiettivo della vigilia - e non poteva essere diversamente - ed è stato rispettato. Dovevamo vincere le prime due partite, da tutti indicate come le più umane visto il girone in cui siamo capitati, e così è stato, e anche con punteggi di tutto rispetto. 47-22 contro la Namibia, 48-7 contro il Canada. E' vero, nella prima partita gli azzurri hanno concesso forse un po' troppo e sicuramente hanno sprecato tanto, ma nella seconda partita si è vista quella consistenza che tutti cercavano. E, ancora una volta, due partite su due (con tanto di bonus) i ragazzi di O'Shea le hanno vinte, e il Mondiale 2023 è di fatto assicurato. E ora giocare contro Sudafrica e Nuova Zelanda sarà più un piacere che una missione impossible: certo, se poi qualcuno avesse voglia di farci un piacere...

2. Polledri, Minozzi, Negri, Ruzza: largo ai giovani

Altra buona notizia che arriva dal match con il Canada è la conferma che l'Italia in alcuni ruoli ha il futuro assicurato: se Ruzza, 25 anni, era stato il man of the match contro i namibiani, questa volta è Polledri (24 anni a novembre) a rubare gli occhi con una prestazioone da vero leader, sempre all'assalto e mai sazio di guadagnare metri preziosi per i suoi. I guizzi di Minozzi (23 anni) sono una vera e propria boccata d'aria: quando l'ovale è nelle sue mani l'azione si accende e come per magia succede sembra qualcosa. Negri - 25 anni e Steyn - 27 - sono gli altri protagonisti di una terza linea da urlo che l'Italia del presente e del futuro si coccola anche in vista delle prossime uscite. Ah, a proposito, ci sarà spazio per capitan Parisse e vice-capitan Ghiraldini? Bella gatta da pelare...

3. I dubbi in difesa rimangono

Tutto molto bello, ma come già evidenziato contro la Namibia, la fase difensiva degli azzurri non è ancora esattamente a prova di bomba: i nostri avversari nordamericani, a differenza di quelli africani, non sono stati in abbastanza svegli da approfittarne tutte le volte, ma ancora una volta la nostra linea Maginot ha fato acqua già nella prima fase. Dopo il 17-0 iniziale, gli azzurri hanno provato a gestire la situazione, ma il gioco tattico non è stato all'altezza della situazione: l'Italia non ha subito punti fino all'ultimo quarto d'ora, ma in mezzo ci sono stati anche tanti errori dei canadesi. La seconda meglio della prima, soprattutto come atteggiamento, ma qualcosa da migliorare c'è ancora.

4. Il Canada non è un granché

Magari i più attenti di noi si ricordavano ancora molto bene del Canada di quattro anni fa: allora van der Merwe e compagni fecero vedere i sorci verdi agli azzurri in quel di Leeds. Avanti 15-13, furono piegati per 23-18 da Parisse e soci. Il Canada visto all'opera a Fukuoka è invece di pasta diversa: ormai da qualche anno il movimento della squadra nordamericana è in ribasso e, a parte qualche sfuriata sporadica di alcuni singoli elementi, anche contro gli azzurri si sono visti parecchi limiti. Insomma i canadesi potranno giocarsela alla pari con la Namibia, magari, ma contro Budd e la sua truppa non c'è mai stata storia.

5. A visto aperto contro Sudafrica e Nuova Zelanda

Italia a 10 punti nel girone, prima davanti ai due colossi; Italia con il miglior attacco del torneo, con 14 mete segnate e quasi 100 punti totali a referto. Tutto molto bello. Ma finora non è successo niente che non fosse già facilmente pronosticabile a tavolino. Battute Namibia e Canada, le due formazioni più deboli dell'intera Coppa del Mondo, ora restano Sudafrica e Nuova Zelanda, ovvero le due più forti. Due squadre che - lo abbiamo visto nella prima battaglia (finale anticipata?) - fanno un altro sport rispetto a tanti altri, Italia compresa. E allora come affrontare queste due partite che ci restano? Con le armi che avevamo e con quelle che abbiamo racimolato cammin facendo, cercando di tenerci il meglio delle nostre prime due uscite e provando a mettere tutto sul campo, con l'obiettivo di fare la miglior figura possibile e - se i nostri avversari commetteranno l'errore di sottovalutarci troppo e incappare in una brutta giornata (queste due cose insieme altrimenti il giochino non funziona) - cercare di approfittarne. Provando a compiere un'impresa che così era e tale rimane: impossibile.
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