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Rugby, Test match, Vincere deludendo: cosa ci dicono dell'Italia i test match di novembre

Davide Bighiani

Pubblicato 21/11/2021 alle 11:31 GMT+1

TEST MATCH – La serie di test match autunnali degli azzurri vanno in archivio con una vittoria, anche se molto risicata, contro l’Uruguay, dopo due nette (e chiamate) sconfitte contro All Blacks e Argentina. Ma gli azzurri hanno ben poco per cui poter sorridere: soprattutto con il prossimo Sei Nazioni ormai alle porte.

Italia-Uruguay

Credit Foto Getty Images

I test match autunnali vanno in archivio ma non lasciano un buon sapore in bocca alla nazionale italiana, che prova per l’ennesima volta a rinnovarsi ma si trova ancora impantanata nei soliti errori e nel solito refrain. Nella Autumn Nations Series sono arrivate due sconfitte scontate – contro All Blacks e Argentina - e una vittoria molto stiracchiata contro un Uruguay inferiore per valori tecnici ma mai domo.

Buona solo la vittoria

E’ paradossalmente proprio la vittoria di Parma a lasciare la sensazione meno piacevole agli addetti ai lavori azzurri: certo, la vittoria che mancava dal 2019 la prendiamo e la mettiamo in saccoccia molto volentieri. 16 sconfitte in fila non si augurano a nessuno, e non stiamo nemmeno a scomodare il filotto ancora aperto del Sei Nazioni (che ci attende al varco il prossimo febbraio). La vittoria contro i Teros era largamente annunciata: noi 14mi nel ranking, loro 17mi, ma con la consapevolezza di essere tecnicamente e strutturalmente più forti di loro, non siamo riusciti a far valere questo gap.
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Italia-Uruguay

Credit Foto Getty Images

Sfiorata la brutta figura

Se Nuova Zelanda e Argentina – così come le big europee quando ne hanno la possibilità – “approfittano” sempre molto volentieri del gap che negli anni sono riusciti a creare con le nazionali di un livello inferiore al loro, quella azzurra in primis, l’Italrugby non riesce a imporsi allo stesso modo sull’Uruguay: normalmente una partita di questo tipo va affrontata con la veemenza di chi sa di poter fare la voce grossa, magari imponendosi nelle prime battute, mettendo in chiaro chi comanda, per poi amministrare con il passare dei minuti. Ebbene i ragazzi di Crowley non sono riusci nemmeno lontanamente in questo intento, subendo molto spesso gli avversari in fase di breakdown, rischiando addirittura “la brutta figura” nel finale di partita, con l’uomo in meno e tutta la pressione addosso. “Bisogna fare i complimenti agli avversari”, è una frase che troppo spesso sentiamo pronunciare dai nostri ragazzi, e quasi mai dalla formazione rivale.
Abbiamo costruito tante occasioni, siamo entrati diverse volte nei 22 avversari ma non siamo riusciti a concretizzare le molte azioni create. Sono comunque contento per i ragazzi e per aver ottenuto una vittoria che mancava da tanto tempo" (Kieran Crowley post Italia-Uruguay)

Quel primo tempo con gli All Blacks "falso positivo"

Rimangono i problemi di sempre: tanti errori gestuali in attacco, mancanza di solidità in touche (anche se nell’ultima uscita è andata un po’ meglio) e soprattutto tanta, troppa sofferenza sui punti d’incontro, un tempo uno dei nostri capisaldi. Il primo tempo “tanto osannato” contro gli All Blacks è in realtà la risultante di un approccio decisamente negativo da parte degli ospiti, capaci di commettere ben 14 errori (un inedito) dei quali peraltro non siamo mai riusciti ad approfittare. Per questo quello con l’Argentina di sette giorni dopo ci è sembrato un deciso passo indietro rispetto alla precedente prestazione. A Parma poi ci sarebbe piaciuto vedere – come detto – un’Italia arrembante, trascinante, ma anche qui, sul piano della voglia pura, siamo stati carenti. Ed è forse questo il punto più dolente: in mancanza di punti di forza solidi, almeno la volontà di spaccare il mondo non può e non deve mancare.
Come pacchetto di mischia siamo stati dominanti in touche e nel drive, ma non siamo riusciti a controllare alcune situazioni di gioco. (Michele Lamaro post Italia-Uruguay)
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Italia-Uruguay

Credit Foto Getty Images

Hame Faiva, che storia!

Non tutto è negativo però, e allora una storia carina è giusto raccontarla: quella di Hame Faiva, una delle note liete dell'Italia contro l'Uruguay. Non sono in molti infatti a poter dire di aver bagnato con una meta il proprio esordio in maglia azzurra: lui, nato ad Auckland 27 anni fa, ci è riuscito dopo aver giocato al Benetton dal 2017.
Già schierato da Troncon nel corso di Spagna-Italia A nello scorso mese di ottobre, è riuscito a vestire l'azzurro nonostante dei trascorsi con la maglia della Nuova Zelanda Under 20, con cui ha preso parte a due Coppe del mondo di categoria. Per fortuna quella selezione non era la "next senior representative team": per questo l'Italia ha potuto appropriarsi di lui senza incorrere in sanzioni e guadagnare un tallonatore di tutto rispetto. Che in tempi come questi fa davvero comodo.
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