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Italia, l'arbitraggio conta ma non è tutto: intanto cerchiamo di non sbagliare

Davide Bighiani

Aggiornato 18/11/2018 alle 12:37 GMT+1

Secondo Cattolica Test match e a Padova arriva una sconfitta contro l'Australia (26-7) per gli azzurri, che possono recriminare per un arbitraggio a dir poco discutibile, ma che ancora tanti errori da limare prima di poter competere con i top team. E settimana prossima a Roma ci sono gli All Blacks...

Opinion rugby

Credit Foto Eurosport

Fa strano parlare di arbitri quando di tratta di rugby, ma a volte va fatto e questa è una di quelle volte. Premettiamo che quella del fischietto non è una scusa e nemmeno l'unico motivo per il quale l'Italia ha perso il match giocato contro l'Australia a Padova, ma quando succedono alcune cose particolari è giusto sottolinearlo, così come hanno fatto i protagonisti del match.

Tebaldi, e le meta dello "scandalo"

L'episodio principe lo abbiamo già raccontato ma ci torniamo in un attimo: al 13', sul risultato ancora sullo 0-0, Tito Tebaldi intuisce che la touche australiana sta traballando e si infila sul passaggio diretto al mediano dei Wallabies, intercettendandolo e volando solitario in meta. L'arbitro - il francese Pascal Gauzere, anni 41 - blocca tutto con un fischio che sembra da subito stonato: rivedendo le immagini infatti si capisce che Tebaldi è in posizione assolutamente regolare nel momento in cui la palla lascia le mani del saltatore australiano (è quello il momento da valutare e non il passaggio successivo). Meta regolare quindi, ma l'arbitro non accoglie la richiesta di capitan Ghiraldini di rivolgersi al TMO. Meta annullata dunque e si era sullo 0-0.
Quando gli ho chiesto di consultare il TMO mi ha risposto che era sicuro della propria decisione. Leonardo Ghiraldini.
Mi ha detto che ero fuori dalla linea dei 15 metri, ma l'ha visto solo lui. Tito Tebaldi.
Sono arrabbiato perché nel primo tempo abbiamo avuto 3-4 chance fondamentali, quella di Tebaldi in particolare era indubbiamente meta e questo avrebbe cambiato gli equilibri del match perché l’Australia aveva in quel momento molto pressione addosso. Conor O'Shea.

Altri episodi e precedenti

Non è finita qui, perché nella ripresa ci sono almeno altri due episodi contestabili (ma giustamente non ne facciamo una questione arbitrale): meta tecnica negata agli azzurri (avanti volontario dei Wallabies) e placcaggio di spalla su Steyn oltre il limite del consentito. Ma anche qui l'arbitro ha chiuso un occhio, anzi tutti e due.
Ne volete sapere una bella? Come ricordato dallo stesso O'Shea, il signor Gauzere è anche colui il quale ha arbitrato l'ultima partita del Sei Nazioni che l'Italia ha perso contro la Scozia all'ultimo secondo in seguito a un calcio di Laidlaw...

L'arbitro non è tutto

Ora però stop alle polemiche, perché non è il caso. Come detto, questa volta ci è andata male dal punto di vista arbitrale ma il fischietto non è tutto e non lo è stato nemmeno a Padova. Rivedendo a freddo il film della partita ci accorgiamo infatti che l'abbiamo persa, ma soprattutto per errori nostri: diciamocelo fuori dai denti, l'Australia che si è presentata all'Euganeo non era niente di particolarmente bello da vedere e nemmeno un ostacolo così insormontabile. Anzi. I nostri hanno infatti tenuto in mano il pallino del gioco per la maggior parte del tempo nella prima frazione - i primi 30 minuti tutti - e anche in larga parte nella ripresa - il 62% di tempo è stato trascorso nella metà campo avversaria - ma ciò non è bastato per mettere le mani sull'incontro. Sono bastate infatti un paio di accelerazioni, una nel finale di prima frazione una a inizio secondo tempo, per mandare fuori giri i nostri, che qualcosa da imputarsi lo hanno e lo sanno bene.

Errori da non ripetere

Troppi errori in touche (5 contro uno solo degli australiani), molte scelte sbagliate - sia gestuali che tattiche - oltre a un approccio a volte troppo timido ai punti d'incontro: gli australiani erano sì grossi ma non così determinati, sotto pressione per la mancanza dei risultati e consci che il prossimo incontro con l'Inghilterra può dire molto del futuro di giocatori e staff. Allora sì, sembra strano visto i precedenti (17 partite e 17 sconfitte), ma si può certamente parlare di occasione persa: perché con un paio di mete in più concesse dall'arbitro (concedetecelo) e una gestione migliore dei momenti chiave del match - sia davanti che dietro - allora avremmo potuto parlare di qualcosa di più di una semplice sconfitta onorevole. Come dicono in coro O'Shea e Ghiraldini, gli azzurri si devono concentrare con lucidità su tutto quello che rientra nella loro possibilità di controllo: scelte, disciplina ed esecuzione devono essere impeccabili se si vuole competere ad altissimi livelli con chiunque. Soprattutto se sabato prossimo a Roma si affrontano gli All Blacks, peggio ancora se hanno rimediato una cocente sconfitta in terra irlandese.
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