Scherma, Elisa Di Francisca: "Sopravvissuta alle violenze di un uomo"
Aggiornato 09/03/2021 alle 09:15 GMT+1
SCHERMA - L'ex schermitrice si confessa a Repubblica: "Sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro"
Un esempio nello sport e nella vita. Elisa Di Francisca, 38 anni, due ori e un argento olimpici nel fioretto, ha raccontato la sua carriera nel libro “Giù la maschera. Confessioni di una campionessa imperfetta” (Solferino), confessando di essere stata vittima di violenza da parte di un uomo, a 18 anni, ma di essersi salvata. L'anticipazione in un'intervista a Repubblica:
"Credo di averla scampata. Sono sopravvissuta alla violenza maschile. Forse lui mi avrebbe sfigurata, forse sarei finita nel lungo elenco delle donne vittime di un rapporto sbagliato. Invece sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro. Avevo 18 anni e sono rimasta incinta dello stesso fidanzato geloso e manesco, che mi aveva allontanato anche dalla scherma. Ho interrotto la gravidanza, cercando di cancellare quel momento. Ne ho parlato con pochissime persone, ma il dolore lo provi comunque, mi ha fatto molto male, è un pensiero che torna".
La campionessa di Jesi ha proseguito così nel suo racconto:
"C'è stato un momento in cui ho avuto il rigetto degli uomini, almeno di quelli che capitavano a me, così è stato normale avere una relazione con Claudia, una mia compagna di squadra. Nel senso che eravamo molto intime, pensavamo allo stesso modo, avevamo una sensibilità comune e c’è stata una pulsione fisica. Le ho sempre detto: a me piacciono gli uomini, ma se proprio dovessi baciare una donna quella saresti tu. È iniziata così, è durata un anno, lei voleva discrezione, io la provocavo davanti a tutti: dai, amore, sali, che ti aspetto in camera. La seduzione mi piace. Per me era un’esperienza nuova, per lei no, tanto che voleva farmi cambiare idea sugli uomini. Intanto c’è chi mi faceva domande sceme: ma tu per strada chi guardi? Io guardo tutti, perché penso che tutto abbia qualcosa da darmi".
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