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Olimpiadi Tokyo 2020 Scherma, mai così male da Mosca 1980: anatomia della crisi azzurra

Matteo Zorzoli

Aggiornato 01/08/2021 alle 09:50 GMT+2

TOKYO 2020 - Lotte intestine, rimonte inspiegabili e, soprattutto, l'assenza di un oro gettano ombre sulla spedizione della scherma italiana in Giappone. Mai così fallimentare da Mosca 1980. Una vita fa

Rossella Fiamingo

Credit Foto Getty Images

Se non è fallimento poco ci manca. A Tokyo 2020 il programma della scherma, storicamente fortino azzurro alle Olimpiadi, si chiude con zero ori all'attivo. Non accadeva da Mosca 1980: 41 anni in cui almeno un'atleta/squadra è salito sul gradino più alto del podio. In Russia l’Italia raccolse un solo argento (sciabola a squadre), ma era un format completamente diverso: solo 8 armi in pedana, niente spada e sciabola femminile.
A vedere il bicchiere mezzo pieno ci sono gli argenti di Daniele Garozzo (fioretto), di Gigi Samele (sciabola) e della sciabola a squadre maschile con l’emozione per la medaglia conquistata da Aldo Montano, oltre ai bronzi di fioretto e spada femminile. Ma non basta per ribaltare il giudizio negativo della spedizione. A ribadirlo sono due figure apicali della disciplina e dello sport italiano, il presidente della Federscherma, Paolo Azzi, e quello del Coni, Giovanni Malagò.
“Bilancio non positivo, tornati a Roma faremo le valutazioni necessarie. Ma è chiaro che ci saranno dei cambiamenti. Sia tecnici e sia tra gli schermidori” (Azzi)
"Oggi era l’ultimo giorno per avere una speranza di fare qualcosa di importante e invece ci amareggia tanto non essere neanche in zona medaglia. Questo sicuramente comporterà delle riflessioni" (Malagò)
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MONTANO: "TOKYO 2020 MIA ULTIMA OLIMPIADE? LASCIAMO IN SOSPESO..."

Il paragone con i recenti Giochi è inevitabile: a Rio de Janeiro furono quattro le medaglie (1 oro di Garozzo e 3 argenti), ma non erano presenti in programma i tornei a squadre di sciabola maschile e fioretto femminile. A Londra 2012 addirittura sette, tre garantite solamente dal podio del fioretto individuale femminile: oro per Elisa Di Francisca, argento per Arianna Errigo e bronzo per l'eterna Valentina Vezzali. Quest'ultime poi vinsero anche il torneo a squadre.
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2013, Errigo, Di Francisca, Vezzali, Scherma, AP/LaPresse

Credit Foto LaPresse

Ecco allora che la lente dell'inquisizione si sposta inevitabilmente sull'arma che ci ha regalato più emozioni in pedana: il fioretto. Nei giorni scorsi nel mirino era finito il c.t. Andrea Cipressa per la gestione a luci e ombre dell'ormai ex Dream Team femminile e di big come Foconi e Garozzo. Le rimonte degli avversari (Francia e Giappone in primis) si sono moltiplicate così come le polemiche e le guerre intestine (vedasi quella tra Arianna Errigo ed Elisa Di Francisca, ex amiche ora nemiche. Cipressa ha definito le critiche dell'ex fiorettista un "voltafaccia disgustoso"). Da vetrina dello sport olimpico italiano, il fioretto si è presto trasformato in una polveriera con nessun vincitore. E il medagliere della scherma ne soffre: l'Italia ha chiuso al 10° posto, primo Paese della classifica senza ori, con Estonia e Hong Kong, tradizionalmente meno avvezzi al combattimento con armi, davanti. Con un solo oro in più saremmo passati secondi alle spalle della Russia. Proprio quello che ci avrebbe reso la quinta nazione a salire sul gradino più alto per 50 volte in un singolo sport olimpico. Il countdown per Parigi 2024 è già iniziato. Parafrasando Cipressa, ci sarà da soffrire.
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