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Pinturault polemizza sul parallelo, Zoran Filicic: "Si lavori per migliorarlo, senza moralismi"

Ilaria Bottura

Aggiornato 10/02/2020 alle 16:12 GMT+1

Alexis Pinturault è stato molto duro nei confronti del format di gara e molti atleti gli hanno dato ragione, ma gli aspetti da considerare prima di lanciarsi in invettive e giudizi gli aspetti da considerare sono molti. ce li chiarisce il nostro Zoran Filicic.

Alexis Pinturault

Credit Foto Getty Images

La Coppa del Mondo maschile di sci alpino, quest’anno, è più avvincente che mai. Mancando un dominatore come Marcel Hirscher, c’è una lotta serrata ogni gara e in gererale per la Sfera di Cristallo, senza un vero leader, ma con tanti pretendenti al titolo finale. Eppure, nonostante il pubblico si stia divertendo, all’interno della FIS ci sono numerose polemiche a proposito del format che, più di tutti, incolla le persone al televisore: il gigante parallelo.
Nel weekend appena concluso molti sciatori, infatti, si sono scagliati contro questa formula di gara, ritenuta uno show, una roulette, una prova pericolosa invece che una competizione vera e propria. Il primo a reagire è stato Alexis Pinturault, in lizza per la classifica generale e giunto 13°.

Gli sfoghi degli atleti

Questo il suo sfogo su Twitter e Instagram:
Oggi mi sento preso in giro... Noi (atleti) siamo presi per pedine di uno spettacolo e non per protagonisti di uno sport! Da quando nello sport la fortuna è più importante delle prestazioni? E quanto è pericoloso il format? Ma soprattutto FIS quando verrà presa in considerazione la parola degli atleti?
Tra i “like” a questo post ci sono quelli dei nostri Manfred Moelgg e Stefano Gross, mentre Luca De Aliprandini è stato durissimo già nel post gara, come riporta raceskimagazine.it:
Rimango scettico quando dicono che questo è il futuro dello sci. Oggi sono critico nei confronti della FIS perché io e tanti altri miei colleghi siamo favorevoli a togliere i salti. Noi siamo qui per sciare e deve vincere chi è più bravo a sciare, e non a fare salti: devono esserci in discesa, sono lunghi e hai tempo di prepararli, qui invece sono pericolosi. Questa è una critica e devono reagire. Qui è tutto stretto, ci sono 20 metri tra una porta e l’altra e se va tutto liscio riesci a lavorare, ma in gara sei sempre al 100%; se insegui provi a metterci quel qualcosa in più e il rischio di sbagliare è troppo alto, questi errori portano a infortuni, non sono quelli che fanno parte del gioco, sono infortuni gratuiti
Finferlo ha poi rincarato la dose tramite un post su Instagram.
Molti sono stati gli atleti che si sono schierati contro questa formula, compreso il vincitore Loic Meillard, che scrive:
La fortuna era dalla mia parte oggi nella gara-casinò. Fortunato a finire tutto intero e con una vittoria da condividere con il mio compagno di squadra Thomas Tumler.
Qualcuno, però, è rimasto più neutro, come un altro che lotta per la Coppa del Mondo come Aleksander Aamodt Kilde che parla di “gara dura, ma non mi posso lamentare del settimo posto”, a Zan Kranjec, che commenta “condizioni dure, ma felice del quinto posto”.

Un format controverso, ma che alla gente piace

Molti, non solo gli atleti, hanno risposto agli sfoghi dei protagonisti. Qualcuno ha dato ragione a Pinturault & co., qualcuno invece ha fatto notare agli sciatori che questo format, a livello televisivo, è particolarmente coinvolgente e che proprio grazie agli introiti dei diritti televisivi che chi gareggia percepisce un montepremi. Effettivamente le gare sono avvincenti, anche perché in uno sci alpino in cui siamo abituati a vedere i concorrenti che gareggiano con sé stessi e col cronometro, in questo caso c'è il confronto a due e quindi un riscontro immediato. Il tracciato più breve, poi, rende il tutto più dinamico e questo contribuisce a mantenere alti ritmo e attenzione. Si tratta tuttavia di una modalità di gara giovane e chiaramente qualcosa va perfezionato, soprattutto se gli atleti si lamentano del pericolo nell'effettuare salti in spazi così ristretti. Bisogna quindi analizzare attentamente tutti gli aspetti di questa tipologia di gara, senza lanciarsi a testa bassa in polemiche che diano ragione a un punto di vista o a un altro.
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Festa svizzera a Chamonix: Meillard vince il parallelo battendo Tumler, ottavo Maurberger

Il punto di vista di Zoran Filicic: "Occhio ai moralismi, cerchiamo di lavorare insieme per migliorarlo"

Per chiarire quindi il quadro dei pro e dei contro di queste gare in parallelo, abbiamo chiesto l'esperta e autorevole opinione del nostro commentatore dello sci alpino maschile, Zoran Filicic, che già durante la telecronaca aveva provato a rispondere in diretta ai quesiti sulle controversie della gara che gli ponevano i telespettatori tramite l'hashtag #EurosportSCI.
Il PGS è una spettacolarizzazione dello sci, creata attingendo dall’esperienza dello snowboard per mettere insieme prestazione agonistica e spettacolo, per avere gare su pendii corti davanti a una grande presenza di pubblico e con dei testa a testa. È una disciplina giovane che ha bisogno di esperienza e tradizione. In Alta Badia infatti hanno questa esperienza e tradizione. A Chamonix invece è stato un disastro, ma attenzione ad attribuire le colpe. La FIS dà un canone, ma è la location che organizza operativamente la gara. Il pendio, in questo caso, non era pari, si trattava di un pendio naturale e non livellato; il format, però, prevede la single run dagli ottavi e quindi c’è disparità tra i due percorsi della pista. L’unica maniera per rendere equa la gara è fare le due manche anziché una, con ogni atleta che gareggi sia sul tracciato rosso, sia sul tracciato blu. Il tie-break poi lo decidi tu. Invece se fai la manche singola non puoi fare il sorteggio, ma devi far scegliere al migliore della qualificazioni su che pista scendere per premiare il miglior impegno nella fase preliminare.
Riguardo al pendio, spiegatemi perché negli snowpark riescono a riprodurre sculture di ghiaccio enormi e perfettamente in bolla, e qui invece no. Ci vogliono chiaramente più soldi e più neve e non si deve effettuare un’altra gara sulla stessa pista il giorno prima. Ci vuole una pista apposta, con larghezze minime. Raffaella Brutto, snowboarder professionista, quando ha visto la pista di Chamonix ha commentato ‘Mamma mia che stretta!’. Questo per la parte tecnica.
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La conca perfetta dell'halfpipe

Credit Foto Imago

Per la parte che riguarda il circo, lo spettacolo o uno spettacolo indegno, come ho letto... Attenzione! Lo sci è stato per molti anni in flessione e pian piano sta tornando popolare. Se vogliamo continuare a vederlo, bisogna affidarsi a investimenti e sponsor per permettere agli atleti di fare i professionisti, perché alle federazioni che ti fanno allenare servono introiti che provengono da pubblicità e televisioni - che ti piaccia o no - come qualsiasi in altro sport professionistico, altrimenti resta uno sport dilettantistico. Chi si è disgustato per la gara può boicottare, ed è lecito. Se Pinturault o Kristoffersen boicottano questo tipo di gara, la loro decisione avrà sicuramente un grosso impatto mediatico, ma non puoi raccogliere punti per la Coppa del Mondo e poi lamentarti. La critica è giusta, ma solo se è propositiva; il problema sui punti di Coppa è che ognuno, com’è umano, tira acqua al proprio mulino: i discesisti, per esempio, vogliono più discese, per la combinata invece la gente guarda i primi quattro e poi non guarda più la gara, chi va forte nel parallelo spinge per avere più paralleli per avere visibilità, sponsor e montepremi. Bisogna ascoltare gli atleti, certo, ma negli ultimi 5 anni non sono mai stati ascoltati tanto come ora: prima non contavano nulla.La FIS è un’organizzazione che si muove come un elefante, deve essere tutto ben testato prima di cambiare e i cambiamenti implicano tempo e abitudine.
Per quanto riguarda la pista di Chamonix, non avrei fatto dispuìtare la gara o l’avrei fatta fermare, ma chi si prende poi la responsabilità di restituire i milioni di euro spesi e bloccare lo spettacolo, come in qualsiasi altro sport professionistico? Queste non vogliono essere critiche, accuse o risposte, ma spunti di riflessione.
Capitolo infortuni: guardiamo chi si è fatto male e quanti infortuni derivano dai paralleli e quanti invece sono arrivati nelle altre discipline... È stato uno spettacolo indegno? Ricordiamo allora Kitzbühel quando si infortunò Svindal: non si doveva correre, ma quella era la Streif... Visto che lo snowboard ha lavorato per decenni per ideare format, usiamo la loro esperienza. L’estrazione del tracciato, come dicevo, è incomprensibile. Bisogna in definitiva settare bene il format e controllare le estrazioni/assegnazioni del tracciato. Occhio ai moralismi, cerchiamo di lavorare insieme per migliorare questo gigante parallelo.
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