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Nel firmamento della Streif brilla una nuova stella: Peter Fill, idolo silenzioso dello sci alpino

Ilaria Bottura

Aggiornato 25/01/2016 alle 14:35 GMT+1

Quando si parla delle discipline veloci dello sci, in Italia si pensa sempre a Dominik Paris e Christof Innerhofer, dimenticandosi di chi è sulla cresta dell'onda ormai da anni e che in questa stagione ha già dimostrato una forma strepitosa prima di vincere la gara delle gare: la discesa di Kitzbühel, sulla pericolosissima Streif

Peter Fill sul gradino più alto del podio della discesa di Kitzbühel con Beat Feuz e Carlo Janka

Credit Foto LaPresse

Quando in Italia si pensa ai campioni delle discipline veloci, si parla sempre di Dominik Paris o di Christof Innerhofer per il presente, oppure di Kristian Ghedina per il recente passato. Ebbene, si fa un torto a qualcuno che, con costanza, negli anni è sempre rimasto lì e che ora ha finalmente trovato l'acuto, l'apice della carriera, con la vittoria sulla Streif di Kitzbühel: Peter Fill.

Peter, l'idolo poco appariscente dello sci italiano

La verità è che, con i risultati ottenuti, i primi due erano un po' più appariscenti; Peter, invece, da ragazzo umile e riservato, è rimasto forse un po' più oscurato dall'aura luminosa dei compagni di squadra. Eppure è uno che di sé ha già fatto parlare: il carabiniere di Bressanone, infatti, in 33 anni di vita ha collezionato un argento e un bronzo mondiali (in superG nel 2009 e in supercombinata nel 2011), oltre a una vittoria in discesa in Coppa del Mondo nel 2008 (a Lake Louise) per un totale di 13 podi, prima di questo weekend.

Le cadute spettacolari - e dolorose - di Fill

Niente male, soprattutto per uno che si butta giù dalle piste a tutta velocità e in ogni gara rischia la vita. E infatti Peter è caduto più volte, come nel 2013 proprio a Kitzbühel, dove fu bravissimo a sfruttare tutti gli insegnamenti di acrobatica ricevuti durante il raduno prestagionale e riuscì a girarsi in volo per non cadere di testa sulla neve a oltre 100 km/h; meno fortunato fu lo scorso anno a Wengen, dove fu protagonista di un altro volo spettacolare, che però gli costò una frattura alla testa dell'omero con lesioni capsulo-legamentose alla spalla, che lo costrinsero a chiudere in anticipo la stagione, operarsi e quindi a saltare i Mondiali.

Una stagione partita alla grande

Eppure Peter si è sempre rialzato e, archiviato l'infortunio alla spalla, in questa stagione è ripartito col piglio del ragazzino, in forma più che mai. Con poche stecche sul suo percorso (non conclusi la discesa di Santa Caterina e lo slalom di combinata di Kitzbühel, un 26° posto nel superG di Beaver Creek e un 23° in quello di Val Gardena), Peter quest'anno, fino a sabato, aveva ottenuto due podi e solo piazzamenti nei primi 10 di ogni gara. Per un 33enne appena rientrato da uno stop per problemi fisici è decisamente un bel traguardo.
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Peter Fill - Kitzbühel 2016

Credit Foto AFP

Streif, odi et amo...

L'apoteosi è culminata con la prova di sabato, considerata unanimemente la gara delle gare: la sfida con la Streif (che già l'aveva punito in passato). Peter era arrivato secondo in superG nel 2006, esattamente dieci anni fa, ma in discesa non era mai andato oltre il quinto posto, e se vogliamo dirla tutta con prestazioni più negative che positive nel corso degli anni; l'anno scorso, per esempio, era arrivato 37°...

Una gara micidiale, difficile anche per i più forti

E così quest'anno è arrivata finalmente l'illuminazione: su una pista difficile come tutti gli anni, ma con in più le variabili in negativo della visibilità non ottimale e di una neve durissima, Peter è stato il più bravo di tutti, bravo anche là nei punti più difficili in cui altri sono usciti (e ci hanno lasciato le ginocchia...). L'impresa di Fill è stratosferica, perché la Streif fa paura a tutti e buttarsi giù da lì è un affare solo per i più coraggiosi. La gara è poi stata chiusa in anticipo per ragioni di sicurezza: se persino i superbig della velocità non riuscivano a tenere gli sci sull'Hausbergkante, allora era chiaro che qualcosa nella gara non andava più. Peter però non solo è rimasto in piedi dove altri hanno fallito, ma ha anche ottenuto il miglior tempo. E tanto basta per entrare nella storia.

La storia ora ha un nome in più scritto nel suo libro: Peter Fill

Tutti sanno, quindi, quant'è importante vincere su questa pista, una pista che ogni anno purtroppo chiede il suo tributo di infortuni. Il più forte della storia della discesa a Kitzbühel, con 5 vittorie, è Didier Cuche, ma il suo è un risultato più unico che raro. Bisogna tornare agli anni '80 per trovare qualcuno che ne abbia vinte 4, ed è Franz Klammer. Per il resto, è difficilissimo confermarsi e infatti l'onorificenza a chi vince qui è altisonante e decisamente singolare: una cabina (o gondola, come la chiamano loro) della cabinovia con nome, foto e data della vittoria.
A questo punto quelle con la bandierina italiana saranno tre, perché dopo quelle di Kristian Gherina e Dominik Paris, si aggiunge anche quella di Fill. Benvenuto nell'olimpo dei grandi, Peter!

Un weekend mozzafiato anche per gli altri sport sulla neve

La vittoria di Peter Fill è stata l'emozione più grande del weekend di sport invernali, ma non certo l'unica. L'Italia ha infatti raccolto un bottino ricco con l'ennesimo podio di Dorothea Wierer nel biathlon, del terzo posto dopo cinque anni nella staffetta maschile di sci di fondo e con i buoni risultati di Michela Moioli nello snowboard. Sono soddisfazioni... Grazie a tutti, ragazzi!
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