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Il pagellone della Coppa del Mondo di sci alpino: Shiffrin e Hirscher dominanti, Paris storico
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Pubblicato 18/03/2019 alle 18:50 GMT+1
Massimo dei voti per Mikaela Shiffrin in una stagione ai limiti della perfezione. Hirscher continua il suo regno, Paris domina la velocità. Tra gli uomini delude Jansrud, tra le donne bocciate Gut e Weirather. Goggia e Brignone guidano le azzurre, male Bassino. Noel simbolo dei giovani alla riscossa, l'Italia spera con Vinatzer e Della Mea e continua a faticare nelle prove tecniche.
Mikaela Shiffrin of USA wins the globe in the overall standings during the Audi FIS Alpine Ski World Cup Men's Slalom and Women's Giant Slalom on March 17, 2019 in Soldeu Andorra
Credit Foto Getty Images
Da Soelden a Soldeu, da ottobre a marzo attraverso 16 Paesi e 73 gare tra uomini e donne. La Coppa del Mondo di sci alpino 2019 cala il sipario e come da tradizione lascia in eredità una lista di vincitori e vinti, sorprese e delusioni, campioni che salutano e astri nascenti. Diamo dunque i voti ai protagonisti della stagione appena conclusa, escludendo dall’analisi i Mondiali di Are su cui ci siamo già soffermati qui.
Mikaela Shiffrin 10, alla cannibale
Il soprannome che marchiava a fuoco il grande Eddy Merckx può essere riciclato per descrivere la stagione della ragazza di Vail. Un’annata al limite della perfezione, in cui ha lasciato le briciole alle avversarie e stabilito nuovi record. Alla Coppa generale ha aggiunto il “solito” trofeo di specialità in slalom e le prime coppette in Super G e gigante, per un poker inedito nella storia dello sci alpino femminile. Le 17 gare vinte nel 2018/19 sono un primato che difficilmente verrà battuto, se non da lei stessa. E poco importa se ha solo sfiorato i record di punti di Tina Maze. Le lacrime di gioia con cui ha chiuso l’ultimo gigante sono la prova di quanto ci tenga a superarsi giorno dopo giorno, alzando sempre di più un’asticella probabilmente mai toccata da nessuno in questo sport. Godiamocela più possibile, siamo tutti testimoni.
I numeri della stagione di Mikaela Shiffrin
| Gare | Vittorie | Podi |
| 26 | 17 | 21 |
Dominik Paris 9.5, alla consacrazione
Da fine dicembre testa e spalle sopra chiunque. Se Hirscher e Shiffrin sono stati i dominatori della Coppa del Mondo, Domme si è preso le copertine con un’annata da fuoriclasse assoluto, che lo pone già tra i più grandi velocisti di sempre. La terza perla sulla Streif di Kitzbuehel è il successo più simbolico, le doppiette a Bormio, Kvitfjell e Soldeu la prova che quando Paris è in giornata non si batte né in discesa né in Super G. Con una sciata di potenza, da vera rockstar, capace di domare come nessuno i pendii più esigenti. Nella memoria resterà anche la coppetta di Super G: è il secondo azzurro a riuscirci dopo a Runggaldier nel 1995. Per il massimo dei voti sarebbe servito anche il trofeo di discesa, solo sfiorato a causa di qualche passaggio a vuoto iniziale. Ma a 29 anni, il tempo per rimediare c’è.
Sofia Goggia 8, alla classe
Che dire della stagione di Sofia? L’infortunio di ottobre al malleolo ha privato l’Italia del suo talento più puro per più di metà stagione, ma il rientro è stato da fuoriclasse. Con due secondi posti nelle prove veloci di Garmisch, la Goggia ha dimostrato di essere più forte della sfortuna. E dopo l’argento mondiale, il regalo più bello si è materializzato a Crans Montana, in una discesa dominata come nei giorni più luminosi. Il rammarico è quello di non aver potuto competere per le coppe di disciplina in discesa e Super G, perché la sensazione è che la bergamasca avrebbe scritto pagine importanti.
Italia prove tecniche 4.5, alla crisi
Siamo alle solite note dolenti. Escludendo il gigante femminile, anche in questa stagione abbiamo fatto tanta fatica, restando sempre fuori dalle posizioni di vertice e ritagliandoci qualche top 10 come miglior risultato. Moelgg, Razzoli e Gross sono dei veterani dello speciale ma nonostante qualche lampo, la concorrenza dei giovani in questa specialità è diventata troppo dura per eccellere. Discorso di "anzianità” valido anche nello slalom femminile, dove Irene Curtoni e Chiara Costazza (all'ultima annata) hanno stentato a replicare il ritmo delle migliori. Nel gigante maschile, De Aliprandini, Tonetti e lo stesso Moelgg non sono mai riusciti a mettere insieme due manche per puntare alla top 5.
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Manfred Moelgg
Credit Foto Getty Images
Federica Brignone 7.5, al coraggio
Partiva con grandi ambizioni la valdostana, strizzando l’occhio al sogno proibito della generale. L’inizio strepitoso in gigante (nonostante l’infortunio estivo) non è stato bissato in Super G, tradizionale fucina di punti per Federica. Ma dopo qualche difficoltà nel segmento centrale di stagione, l’azzurra non ha mollato, ritrovando lo smalto perduto nelle gare seguenti ai Mondiali di Are. Prima nella "sua” combinata di Crans Montana, dove ha vinto per il terzo anno di fila. Poi col terzo posto proprio nel Super G conclusivo. Ha chiuso al sesto posto della generale, dimostrando ancora una volta di essere il punto di riferimento del movimento italiano.
La classifica di Coppa del Mondo femminile
| 1. Mikaela SHIFFRIN (USA) | 2204 punti |
| 2. Petra VLHOVA (SVK) | 1355 |
| 3. Wendy HOLDENER (SUI) | 1079 |
| 4. Viktoria REBENSBURG (GER) | 814 |
| 5. Nicole SCHMIDHOFER (AUT) | 771 |
| 6. Federica BRIGNONE (ITA) | 764 |
Marcel Hirscher 9, alla dinastia
E sono otto. Il Re ha firmato il prolungamento del suo regno con un’altra cavalcata impressionante, scrivendo un nuovo capitolo di una storia iniziata nel 2011. Con 10 successi stagionali si è portato a -19 dal record di Stenmark, mettendo in bacheca la sesta coppetta sia di slalom che di gigante. Un dominio netto, come da anni a questa parte e che nessuno dei rivali ha saputo minimamente scalfire. Una serie di impeccabili lezioni da professore, tra cui le doppiette nei tempi sacri di Adelboden e Alta Badia. Un trionfo certificato con largo anticipo. Restano delle perplessità solo per il finale, dove Hirscher è sembrato stanco, demotivato, scarico. Le voci sul ritiro si susseguono, lui ha detto che ci deve pensare.
Petra Vlhova 8.5, all’esplosione
Con una potenza senza eguali e sotto l’egida dell’allenatore che fu di Tina Maze (Livio Magoni), la 23enne slovacca si è abbattuta come un uragano sulla Coppa del Mondo. L’unica in grado di rivaleggiare con credibilità e continuità con Mikaela Shiffrin in entrambe le discipline tecniche, è uscita dalla stagione della consacrazione con 5 vittorie, 14 podi complessivi e la consapevolezza di poter impensierire il fenomeno americano nei prossimi anni. Magari anche nella corsa alla generale. E scusate se è poco.
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Tutta la potenza di Petra Vlhova nel gigante di Špindlerův Mlýn
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Alexis Pinturault 7.5, al diesel
Stagione in crescendo quella del francese. Dopo le delusioni nelle gare americane di inizio dicembre, l’Alta Badia ha portato in dote i primi podi. Me è nel 2019 che Alexis ha finalmente cambiato marcia, conquistando punti pesanti a ripetizione in gigante, slalom e Super G. Alla prima combinata, è tornato alla vittoria dopo più di un anno (a Bansko), mentre alle finali di Soldeu si è ripetuto dominando il gigante. Quasi un peccato che la stagione sia finita ora, solo Paris era più in forma di lui.
Weirather e Gut 4, alle stelle cadenti
In campo femminile, Tina Weirather e Lara Gut vincono ex aequo e a mani basse il poco ambito premio di delusione della stagione. Un paio di podi a testa sono davvero troppo poco per due atlete abituate a lottare per coppe di specialità e generali ogni anno. In un inverno proseguito sinistramente di pari passo, hanno raggiunto la sufficienza in Super G e sono state pesantemente deficitarie in discesa e gigante. Annata no, ci attendiamo un riscatto già da Soelden 2019.
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Lara Gut Behrami in azione a Crans-Montana. Poche gioie per lei nella stagione 2018/19
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Innerhofer 6.5, alla voglia
L’inizio della stagione di Inner era stato magnifico, con un secondo posto in quel di Lake Louise che aveva il sapore della conferma dopo lo stesso risultato ottenuto alle finali di Are nel marzo precedente. Da lì l’azzurro ha rincorso quella vittoria che gli manca da 6 anni, sbattendo contro l’ultimo lampo di Svindal in Gardena e la brutalità di Paris a Bormio. Nel 2019 anche il podio è rimasto una chimera e i risultati si sono fatti più altalenanti, a volte deludenti. Quel che resta è la voglia di continuare a mettersi in gioco da parte di un 34enne che non sembra avere nessuna intenzione di mollare.
Wendy Holdener 6.5, all’eterna piazzata
Ci risiamo. La svizzera ha disputato un’altra grande stagione per continuità ad alto livello, ma le è mancato di nuovo quel quid per fare l’ultimo salto di qualità. Il terzo posto nella generale e gli otto podi sono traguardi importanti ma siamo sicuri che Wendy avrebbe barattato tutto per una vittoria pesante, la grande assente nella sua annata. Vero, gareggiare nelle discipline preferite di Shiffrin e Vlhova è un’handicap per chiunque abbia mire di grandezza, ma una con il suo talento avrebbe le carte in regola per riuscirci.
Marta Bassino 5, alla delusione azzurra
Tifosi e addetti ai lavori si attendevano grandi cose da parte della 22enne piemontese, chiamata alla maturazione e, perchè no, a guidare il movimento insieme alla Brignone in assenza di Sofia Goggia. Ma la realtà è stata diversa. L’unico podio (terza nel gigante di Plan de Corones) non può essere sufficiente e rappresenta un lampo estemporaneo in una stagione ombrosa, discontinua, anonima.
Henrik Kristoffersen 6, al salvataggio finale
I podi, certo, non sono mai mancati. Ma quella annosa insofferenza verso lo scatenato Hirscher era sembrata farsi insopportabile per il norvegese, non solo incapace di mettersi davanti all’austriaco ma per un paio di mesi in difficoltà anche a ergersi come suo principale rivale. L’oro mondiale e il calo del Re nell’ultima parte di stagione sono stati linfa vitale per Henrik, che si è sbloccato in Coppa del Mondo nel gigante di Bansko e si è ripetuto a Kranjska Gora, ritrovando in parte se stesso.
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L'espressione accigliata di Henrik Kristoffersen, battuto per l'ennesima volta da Marcel Hirscher nello slalom di Levi
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Kjetil Jansrud 4.5, al tempo che scorre
Gli anni passano anche per lui e questa è stata la prima stagione in cui ha fatto davvero fatica. Una sola vittoria (nel Super G di Lake Louise) e tante prestazioni anonime. Soprattutto in discesa, dove ha raccolto solo due top 10. Poco, pochissimo per gli standard a cui ci ha abituato, al netto di qualche problemino fisico. Alle finali di Soldeu ha dato segnali di vita: speranze di rivederlo al top nel 2019/2020?
Noel e gli altri 7, al nuovo che avanza
È stata anche la stagione dei volti nuovi, soprattutto nelle prove tecniche. Oltre a Clement Noel, francese classe ’97 e vincitore di tre slalom, hanno trovato la prima vittoria in Coppa del Mondo anche lo svizzero Daniel Yule, l’austriaco Marco Schwarz e lo sloveno Zan Kranjec. E poi i podi di Odermatt e Meillard e la crescita di Zenhaeusern. Tra le donne si sono sbloccate le austriache Stephanie Venier e Mirjam Puchner, ma il ricordo più forte e più fresco resterà quello di Alice Robinson. La 17enne neozelandese, già campionessa del mondo juniores, ha impressionato nel gigante finale di Soldeu dove ha chiuso al secondo posto. Ne risentiremo parlare.
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Alex Vinatzer 2019
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Giovani azzurri 6.5, alla speranza
Il 2018/19 ha messo tanta carne al fuoco sulla griglia del futuro azzurro dello sci, lanciando segnali incoraggianti. Il risultato più eclatante resta il secondo posto di Nicol Delago nella sua Val Gardena, anche se la 23enne ha dimostrato di avere un talento importante anche in altre tappe di Coppa del Mondo. Alex Vinatzer e Lara Della Mea, classe ’99 entrambi, hanno raccolto i primi punti in slalom e scalato qualche posizione nelle gerarchie di merito. Così come Simon Maurberger, che dopo aver esordito tra i grandi nel 2014, sembra aver trovato finalmente un po’ di continuità.
Vonn, Svindal e co. 10 e lode, ai campioni che lasciano
Lindsey Vonn, Aksel Lund Svindal, Felix Neureuther, Frida Hansdotter, Matthias Hargin. Giusto per citarne alcuni. Nel 2018/19 è andato in scena l’ultimo ballo di sciatori unici, amati, vincenti. Il Circo Bianco ha concesso loro onori e celebrazioni, come era giusto che fosse. Mancheranno.
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