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Sprazzi del vero Nadal, ma Djokovic è di un altro pianeta: trionfo serbo a Pechino

Eurosport
DaEurosport

Aggiornato 11/10/2015 alle 16:16 GMT+2

Il numero uno del mondo regola in finale il maiorchino con un doppio 6-2 e si aggiudica il suo sesto China Open, l’ottavo titolo di un 2015 di puro dominio: Rafa combatte e non sfigura, ma racimola solo quattro game

Nadal y Djokovic

Credit Foto Eurosport

L’imperatore in Cina è Novak Djokovic. Fino a qui nessuno si stupirà. D’altronde il numero 1 del mondo ha un bilancio di 29-0 a Pechino, uno score imbarazzante che immortala in un’istantanea i suoi sei titoli al China Open, torneo Atp 500 dotato di un montepremi di 2.700.510 dollari. A raccontare meglio il tennis dominante del serbo è, però, la prestazione di Rafael Nadal. Il maiorchino confeziona, infatti, la migliore prestazione del suo 2015 e a tratti regala al pubblico sussulti del Nadal che fu.
A beneficiarne è lo spettacolo e il morale di Rafa che chiuderà il match con il sorriso di chi, soddisfatto, sa di aver fatto il possibile. Peccato che dall’altra parte della rete ci fosse un robot, un mix di fisico e testa laureato in “Scienze del Tennis”. Semplicemente un giocatore in grado di praticare un altro sport. Sì, perché dopo il break d'apertura, Nole ha il suo bel da fare, sale 4-2, ma poi rischia di perdere il servizio sotto 0-40. Il serbo non fa una piega, si porta sul 5-2 e poi chiude il parziale con un game a zero in 42 minuti.
A chiunque verrebbe voglia di andare a farsi la doccia, ma il Nadal di oggi rimane attaccato alla partita, costringe Djokovic al faticoso gioco dell’1-1 salvo poi fermarsi per un problema fisico sullo 0-30 del terzo game. Terminato l’MTO, il numero del mondo risolve tutto, sul 15-30, con un punto di rovescio incrociato mortifero dopo uno scambio durissimo. È la pietra tombale sulle ambizioni di Nadal che subisce il break spartiacque. Il maiorchino s’inventa il punto più bello del match con un passante di dritto in allungo sul 2-6, 1-4, 15 pari, ma Nole non si scompone e con il servizio si porta sul 5-1. Morale: lo spagnolo non ha armi in suo potere per disinnescare una macchina perfetta, annulla due match-point, ma poi cede 6-2, 6-2 in un’ora e mezza.
Djokovic conquista così l’ottavo titolo di un 2015 da incorniciare, il 56esimo in carriera lasciando per strada la miseria di 18 game in 5 match. Briciole. Il tutto impreziosito dall’82% di prime di servizio nell’ultimo atto. A proposito: per lui era la 12esima finale di fila, la striscia più lunga dalle 17 di Federer tra Halle 2005 e Toronto 2006. Per Nadal, da lunedì numero 7 del mondo e avanti di una sola lunghezza nei confronti diretti con Nole (23 a 22), il Beijing Olympic Park deve rappresentare una sorta di nuovo inizio.
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